Torna #ThrowbackAnime!, la rubrica più figa del sabato pomeriggio, che oggi si occuperà ti traumi infantili. L’argomento è infatti l’anime che che ha confuso la sessualità in via di sviluppo di un’intera generazione: Ranma 1/2.

Per gentile concessione di quella burlona di Rumiko Takahashi, prima con il manga nel b e poi con l’anime nel 1992, il mondo poté assistere alla comparsa della bizzarra figura di Ranma Saotome e della sua esilarante storia.

ranma throwbackanime anime

In Italia, la serie animata arrivò solo nel 1996, grazie alla Dinamyc Italia, portando anche da noi l’ormai iconico capolavoro della Takahashi. Da quel giorno, ogni bambino degli anni ’90 non ha potuto sottrarsi al leggero trauma sessuale fornito dal codino più famoso del mondo degli anime.

Tutti conoscono la storia di Ranma: il giovane Saotome è un esperto di arti marziali, allenatosi fin da piccolo con il padre. Durante un viaggio di addestramento in Cina, i due si ritrovano alle Sorgenti Maledette, e per uno sfortunato incidente, cadono entrambi nelle loro acque stregate.

Il risultato è che le Sorgenti trasformano Ranma in una lei (e il suo babbo in un panda). 

Da quel giorno (iniziò per noi, una vita di avventure… non ce la posso fare, cantate con me!), ogni volta che Ranma si bagna con dell’acqua fredda, assume le sembianze di una bella ragazza dai capelli rossi, e solo l’acqua calda ha il potere di farlo tornare normale.

Una volta tornati in Giappone poi, Ranma e Genma si ritrovano a vivere a casa dei Tendo e il ragazzo finisce per diventare il promesso sposo di Akane, la più piccola delle figlie Tendo, a causa di un accordo stretto in precedenza dai loro padri.

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Da qui iniziano le esilaranti avventure che abbiamo tutti amato, e che senza vergogna conosciamo ormai a memoria.

L’anime, così come il manga, appartiene al genere shonen, e il suo punto forte è ovviamente l’umorismo. Divertente come pochi altri, anche dopo la milionesima volta riesce a farti ridere come la prima e, contrariamente agli altri, non stanca mai.

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Con l’espediente della trasformazione attraverso l’acqua, e la vasta scelta di personaggi introdotti nel corso della serie, il divertimento è assicurato.

Shampoo, Ryoga e P-Chan, quell’esaltato di Kuno Tatewaki, Ukyo e tutti gli altri formano una ricetta perfettamente bilanciata, che aggiunge ad ogni puntata qualcosa di originale ed interessante.

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Essendo una storia incentrata sulle arti marziali non manca nemmeno l’azione: ogni scontro è unico ed inimitabile, spesso anche più assurdo del resto della storia. Basti pensare a Picolet e alla sua temibile tecnica della lotta a tavola francese.

Se avevate un amico che mangiava tanto e non lo avete mai chiamato Picolet, avete sbagliato qualcosa nella vostra infanzia.

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Ranma porta ovviamente anche il marchio di fabbrica della Takahashi per quanto riguarda le relazioni sentimentali. Il suddetto marchio consiste infatti nel far passare 2174 puntate, senza che la coppia principale si stringa nemmeno la mano.

Ma d’altra parte abbiamo adorato anche questo.

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Quelle appena elencate sono tutte grandi caratteristiche di una delle pietre miliari della nostra infanzia, ma sappiamo tutti qual è il punto fondamentale di tutto questo: la confusione sessuale.

Mentre sugli altri canali, l’amorevole mamma Mediaset si preoccupava che anche uno schiaffo potesse sconvolgere le nostre menti delicate, dando vita quindi a capolavori di censura senza tempo, Ranma si destreggiava indisturbato tra i cambi di sesso.

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Che alla fine tu, innocente bambino, manco capivi tanto perché al giovane Saotome piacesse tanto toccarsi il seno, o quanto fossero assurdi gli equivoci causati dal suo peregrinare tra i generi sessuali (di cui il migliore di tutti e sicuramente Kuno e la sua ragazza col codino), ma nel subconscio qualcosa c’è rimasto.

Tutta questa confusione sessuale ha lasciato ferite profonde nella nostra fertile mente di bambini? Probabilmente.

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Siamo cresciuti disturbati e confusi? Anche, ma non smetteremo comunque di ringraziare Rumiko Takahashi per le ore e ore passate ad emozionarci e farci ridere a crepapelle.

Se un piccolo trauma infantile è il prezzo da pagare per avere la giovinezza costellata di queste perle animate, io sono disposta a pagarlo volentieri.

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Alla fine, se non siamo diventati tutti dei vecchi maniaci come Happosai, direi che la possiamo considerare una vittoria.

Anche oggi #ThrowbackAnime! termina qui. appuntamento alla prossima per un nuovo, nostalgico viaggio negli anime della nostra giovinezza.

Antea Ruggero

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