A Forlì due casi in una settimana con feriti lievi. La consulta ammette che si tratta sicuramente di razzismo: “Si guarda alla pelle, è evidente”.
A Forlì ci sono stati due casi simili, in meno di una settimana: colpi ad aria compressa sparati contro persone africane, ferite in modo non grave. Il movente e i responsabili sono ancora ignoti e le forze dell’ordine stanno lavorando per capire, ma c’è già chi parla di razzismo.
Due notti fa, il primo episodio ha riguardato un ivoriano di 33 anni, residente in città, in Italia da diversi anni e regolare con le norme sul soggiorno. Il giovane era in sella alla propria bici in viale Bolognesi quando si è accorto di un’automobile che lo affiancava. Dalla vettura è stato sparato un colpo, poi chi la guidava è fuggito. L’ivoriano è stato centrato all’addome da una pallottola presumibilmente partita da un’arma simile a quelle utilizzate per il soft air e ha riportato una prognosi di dieci giorni.
Il secondo episodio è stato riportato da un membro della consulta degli stranieri Gbeu Serge Diomande, anche lui ivoriano e presidente di Anolf, associazione legata alla Cisl, che ha raccontato che nella notte tra lunedì e martedì, in corso Garibaldi, una donna nigeriana sarebbe stata avvicinata da un motorino e una delle due persone a bordo l’avrebbe ferita al piede sempre con una pistola da softair. La vittima non ha denunciato per paura.
Lo stesso componente della Consulta lancia l’allarme: “Sì, si può chiamare razzismo. Perché si spara ai neri, si guarda alla pelle, è evidente”, ha detto al Resto del Carlino.
L’assessore alle Politiche sociali Raoul Mosconi ha rilasciato una dichiarazione, affermando:
“Noi a Forlì siamo molto presenti, anche sui piccoli episodi che si possono verificare e riteniamo che serva sempre l’intervento delle istituzioni. Le cose vanno spente e non bisogna dire parole a sproposito, ma fare emergere la verità”.
Claudia Colabono