Saranno Croazia e Francia, domani alle 15 a Mosca, a contendersi la 21°edizione della Coppa del Mondo di calcio. Una finale che in pochi pronosticavano ad inizio competizione ma che ha sicuramente molti motivi di interesse. Innanzitutto sarà una rivincita, perché nel 1998, durante l’edizione in Francia, furono proprio i transalpini a interrompere il sogno croato in semifinale, con l’inedita doppietta di Liliam Thuram a ribaltare l’iniziale vantaggio del bomber Davor Suker. Poi sarà anche una parata di campioni puri che si sfideranno per regalare il trofeo al proprio popolo e, perché no, candidarsi anche per la vittoria del prossimo Pallone d’Oro, con Modric, Mbappè e Griezmann in fila alle spalle di Ronaldo e Messi. Ma che tipo di partita sarà e come arrivano le due Nazionali?

La semifinale del 1998 fu decisiva dall’inusuale doppietta di Liliam Thuram

LA FRANCIA
Non sono simpatici, non giocano un grande calcio e in tanti hanno sperato in una loro prematura eliminazione. Eppure sono maledettamente efficaci e, allo stesso tempo, dotati di singoli di caratura eccezionale, capaci di risolvere le partite con una giocata. Si spiega soprattutto così l’escalation dei transalpini, che difficilmente hanno convinto sul piano dello spettacolo ma, di contro, non hanno quasi mai dato l’impressione di essere in difficoltà. Il girone non era proibitivo con Australia, Perù e Danimarca come avversarie. Il primo posto, con 7 punti a pari merito con i danesi, è stato ottenuto col minimo sforzo e senza incantare. Vittorie di misura contro Australia e Perù e pari a reti inviolate contro gli scandinavi. Poi un ottavo di finale spettacolo contro l’Argentina, terminato 4-3 a favore dei francesi. Gli uomini di Didier Deschamps si sono adeguati allo spirito sbarazzino e anarchico degli argentini, mostrando nel corso dei 90 minuti molti dei difetti solitamente attribuiti alla squadra di Sampaoli. Tuttavia, l’impressione è stata quella che i francesi, quando decidevano di forzare la mano, sapevano quasi sempre come fare male ai sudamericani. Ancora una sfida tra i due Continenti è andata in scena ai quarti, quando i francesi si sono trovati di fronte l’ostico Uruguay di Tabarez. Una sfida che, dati i precedenti (ben quattro 0-0 negli ultimi 5 incontri), poteva regalare spiacevoli sorprese alla Francia. L’assenza di Edison Cavani e la papera di Muslera hanno invece aperto l’autostrada delle semifinali a Griezmann e compagni. Qui hanno incontrato e battuto per 1-0 il Belgio di Hazard in una gara difficile e lottata fino alla fine, terminata tra l’altro con le polemiche neanche troppo velate dei belgi, che hanno accusato la Francia di giocare male e speculare sul risultato e sui momenti del match.

Antoine Griezmann può davvero ambire al Pallone d’Oro 2018?

Per quanto riguarda l’aspetto tattico, Deschamps ha avuto un’evoluzione similare a quella vista nell’Europeo del 2016 (con la finale persa col Portogallo): anche in quell’occasione l’ex juventino partì con l’idea di giocare con un 4-3-3 puro ma, viste le difficoltà nella manovra, virò su un 4-2-3-1. Anche stavolta nelle prime esibizioni si è vista una squadra con il tridente davanti, con Mbappè a giocare da falso 9 supportato da Griezmann e Dembelè. Proprio le opache prestazioni dell’esterno del Barcellona, che invece aveva incantato in amichevole, hanno fatto propendere Deschamps per alcuni importanti cambiamenti. Il ruolo di centravanti è finito sulle spalle di Olivier Giroud, maledettamente utile alla squadra con i suoi movimenti e con la mole di lavoro fatta, magari a discapito della qualità. Allo stesso modo, Griezmann è stato spostato più centralmente alle spalle della punta, in modo da lasciarlo libero di svariare e trovarsi la posizione più idonea per poter far male. Il “sacrificato” da un punto di vista della posizione è stato lo juventino Matuidi, spesso impiegato in un’ibrida posizione di esterno sinistro di contenimento, abile ad allargarsi in fase di possesso ma intelligente a stringere quasi sulla linea dei due mediani in quella difensiva, in modo da ripristinare un centrocampo a 3 e tamponare alle naturali e conosciute pause di Paul Pogba. Proprio il talento del Manchester è andato in netto crescendo, beneficiando forse più di tutti gli altri del cambio di modulo e del sovrannaturale lavoro del compagno Kante, un mostruoso recuperatore di palloni a cui occorre sparare per poterlo fermare. Anche la retroguardia ha via via trovato i propri equilibri, con Pavard che, da incognita iniziale (e per alcuni punto debole) è stato un pò la rivelazione nel ruolo di terzino destro e col portiere e capitano Lloris che, dopo alcune incertezza nelle prime partite, si è rivelato fondamentale con le sue parate. Una certezza la giovane e talentuosissima coppia centrale formata da Varane e Umtiti.

LA CROAZIA
Il peso del confronto con gli eroi storici del 1998 poteva essere schiacciante per gli uomini di Dalic. Tutti riconoscevano il talento enorme a questa rosa ma era inevitabile finire, col ricordo, alle imprese di Boban, Suker, Prosinecki e tutti gli altri campioni che sfiorarono l’impresa in Francia nel 98. Eppure l’attuale Croazia è riuscita a fare addirittura meglio, raggiungendo l’atto conclusivo del Mondiale che solo i più accaniti scommettitori avevano pronosticato all’inizio. Il girone iniziale era di quelli davvero duri, con l’Argentina, la Nigeria e la rognosa Islanda sul cammino. Ma la squadra di Dalic non ha concesso sconti e ha chiuso addirittura a punteggio pieno, annichilendo l’11 di Sampaoli e mostrando, per lunghi tratti, il miglior calcio del torneo. Però, una volta iniziata la fase a eliminazione diretta, i croati hanno messo da parte il fiorino a favore di una sciabola ben affilata, mettendo in mostra principalmente l’efficacia piuttosto che lo spettacolo. Stakanovisti assoluti del torneo, hanno disputato ben 3 tempi supplementari di fila. Nei primi due, contro Danimarca e Russia, si è dovuti arrivare ai calci di rigore per decidere l’esito della sfida. In entrambi i casi il protagonista è stato il portiere Subasic, ora il maggior indiziato al titolo di miglior estremo difensore del Mondiale dopo i 4 tiri dal dischetto respinti. La semifinale contro l’Inghilterra si è, invece, decisa nell’extra time grazie al gol della juventino Mandzukic. I croati hanno messo in mostra una condizione fisica invidiabile e una predisposizione naturale al sacrificio e allo spirito battagliero. Nemmeno l’iniziale vantaggio inglese con Trippier e una netta superiorità nel corso del primo tempo degli uomini di Southgate ha fatto crollare il castello costruito sapientemente da Dalic. Il palo di Kane è stata probabilmente la svolta mentale per la Croazia: l’eventuale raddoppio avrebbe tagliato sicuramente le gambe a Modric e compagni, che invece si sono sentiti nuovamente aggrappati al match e in grado di sparare le proprie cartucce nel corso della ripresa. Qui è arrivato il pareggio dell’interista Perisic, con la Croazia che ha dato da subito l’impressione di aver maggiore benzina rispetto all’Inghilterra. La componente è diventata ancora più netta e visibile nel corso dei supplementari, tanto che alla fine la vittoria può considerarsi giusta.

La grinta e la cattiveria agonistica di Mandzukic incarnano alla perfezione lo spirito battagliero di questa Croazia

Dalic ha finora variato abbastanza il piano tattico della sua Croazia. Nelle sfide in cui il piano iniziale presupponeva una squadra più votata all’attacco, magari contro avversari arroccati in difesa, il CT croato ha abbassato la posizione di Modric in linea con quella di Rakitic, rinunciando ad un mediano (Brozovic o Badelj) in luogo di un giocatore offensivo, che è stato quasi sempre Kramaric. In questo modo i croati, favoriti dalla presenza di due cervelli ricchi di fosforo e dai piedi educatissimi davanti alla difesa, hanno avuto maggiore facilità a costruire il gioco da dietro ma, allo stesso tempo, hanno sofferto di più quando il pallone finiva all’avversario. Per questo, quando Dalic si è trovato davanti squadra di pari livello o sulla carta superiori, ha reinserito il mediano davanti alla difesa. In questo caso si è giocato spesso col 4-3-3 ma a volte perfino col 4-2-3-1, avanzando la posizione del leader Modric, giocatore di maggior classe della squadra. Il centravanti Mandzukic, decisivo col suo gol contro l’Inghilterra, ha mostrato sempre tutte le doti da guerriero che hanno fatto innamorare i tifosi della Juventus e, soprattutto, il suo allenatore Max Allegri. La differenza, però, l’hanno fatta quasi sempre i due esterni offensivi: se Perisic è considerato uno dei migliori al mondo nel suo ruolo e sta giocando con una continuità difficilmente proposta in passato, la vera sorpresa è Ante Rebic. Inspiegabile come la Fiorentina se ne sia liberata con tanta facilità, con Montella e Paulo Sousa che lo consideravano l’ultima ruota del carro. A Francoforte Rebic è esploso e al Mondiale si è rivelato un esterno capace di abbinare le due fasi con egual efficacia: abile nel lavoro di ripiegamento, tremendamente pericoloso quando riparte e quando ha modo di puntare l’avversario. Non sempre, invece, ha convinto la difesa: se Vida, diventato suo malgrado spiacevole protagonista di un evitabilissimo intervento politico a favore dell’Ucraina, sembra quello più roccioso, Lovren conferma i limiti già visti nel Liverpool e non sempre il suo posizionamento e soprattutto la sua concentrazione riescono a rassicurare chi ha intorno.

La sfida ravvicinata tra la classe di Modric e l’infinita corsa di Kante potrà risultare decisiva a centrocampo

PRONOSTICO
Favorita, dai bookmakers e da gran parte dei tifosi, è certamente la Francia. Già prima del torneo la squadra di Deschamps era annoverata tra le possibili vincitrici e la ritrovata solidità difensiva delle ultime due sfide, dopo gli sbandamenti contro l’Argentina, fanno propendere ulteriormente l’esito della sfida verso i transalpini. Dall’altra parte, però, la Croazia ha ben poco da perdere. E’ riuscita a migliorare lo storico terzo posto del 98 ed è la Nazione più piccola ad essere mai arrivata ad una finale di un Mondiale. Gli uomini di Dalic hanno già dimostrato di crederci a prescindere dal risultato e dall’avversaria, di avere una forza mentale e fisica straripante e per questo venderanno cara la pelle. Insomma, gli elementi per vedere una finale davvero spettacolare e tirata sembrano esserci tutti!