La 21° edizione del Campionato del Mondo di calcio è andata in archivio da meno di una settimana con la vittoria della Francia, che ha alzato la seconda coppa delle sua storia dopo quella vinta 20 anni fa in casa. E’ stato un Mondiale particolare: l’inusuale assenza dell’Italia, i flop di tante big, l’esito di alcune partite. Spesso è stata premiata la grande organizzazione e solidità, in grado di mettere in difficoltà anche selezioni dotate tecnicamente (vedi Germania o Argentina). Andiamo a dare una sguardo ai migliori e i peggiori del torneo da poco concluso.
TOP
THIBAUT COURTOIS: quanto mai meritata la palma guadagnata di miglior estremo difensore del Mondiale. Il numero 1 del Belgio e del Chelsea, inseguito dal Real Madrid per blindare la propria porta, è stato spesso determinante. Non sempre inappuntabile da un punto di vista prettamente estetico, il gigante belga si è rivelato maledettamente efficace, salvando il risultato in innumerevoli circostanze. Probabilmente l’esito della finalissima gli ha permesso di avere la meglio sul portiere della Croazia Subasic, fino a quel momento grandissimo protagonista ed eroe con ben 4 rigori parati ma autore di diversi errori nella gara contro la Francia. Bene anche il messicano Ochoa, il colombiano Ospina e lo svedese Olsen, tutti in grado di tenere su la baracca nei momenti difficili. Il francese Lloris ha alzato la coppa da capitano, risultato determinante nelle ultime 2 partite ma nelle precedenti non sempre aveva dato sensazione di impenetrabilità.
RAPHAEL VARANE: di lui si narra che Zinedine Zidane, quando era dirigente del Real, lo andò a strappare al Lens descrivendolo come il futuro miglior difensore del mondo, a dispetto dello scetticismo generale. Che sia in assoluto il migliore è difficile da stabilire, vista la soggettività nei giudizi, ma sicuramente è uno degli interpreti più efficaci, continui e importanti del ruolo. Ha giocato un Mondiale di livello assoluto, alzando una sorta di muro di fronte al proprio portiere. Eccezionale nelle letture difensive, elegante in impostazione, ha formato una coppia affiatatissima, giovanissima e di grande prospettiva futura con Umtiti, un altro tra i migliori. Bene anche il compagno di reparto Pavard, da molti considerato il punto debole della Franca ad inizio competizione ma da annoverare tra le rivelazioni. Una menzione anche per l’ex genoano Granqvist, insolito goleador della sorprendente Svezia, per il bomber della Colombia Jerry Mina e per il centrale della Croazia Vida, rognoso al punto giusto anche se, suo malgrado, protagonista di una spiacevole diatriba politica nel corso della sfida contro la Russia, quando ha avuto la poco brillante idea di inneggiare all’Ucraina, rischiando anche una squalifica in vista delle semifinali.
N’GOLO KANTE: da uno che si recava agli allenamenti del Leicester facendo 4 chilometri di corsa e tornava a casa facendone altrettanti ci si potrebbe aspettare solo e soltanto corsa e quantità. Ma la straordinarietà di questo ragazzo sta nel saper fare tutto con estrema facilità e disinvoltura. L’assoluto ago della bilancia del centrocampo francese, ha macinato chilometri su chilometri ma si è fatto apprezzare anche in fase di possesso. Non ha le doti di un naturale regista ma, vista la carenza dei suoi nel ruolo, si è saputo disimpegnare bene anche da play. Il Mondiale vinto è la giusta ricompensa per una carriera di sacrifici. Palma di miglior centrocampista da dividere sicuramente con LUKA MODRIC. Il fenomenale e talentuoso regista del Real è stato l’uomo a tutto campo della Croazia, capace di sdoppiarsi in più posizioni nello scacchiere tattico di Dalic. Ha sbagliato un rigore nei supplementari contro la Danimarca agli ottavi che poteva costare l’eliminazione ma come tutti i grandi campioni ha saputo reagire e ha trascinato la Croazia fino alla finalissima, assieme al compagno di reparto Rakitic, anche lui eccezionale. Universale tuttocampista è stato De Bruyne, un pò sacrificato nelle prime gare da mediano nel 3-4-3 da Martinez ma poi avanzato dietro le punte col suo rendimento che è si è improvvisamente impennato.
EDEN HAZARD: in assoluto il giocatore più continuo e determinante di questo Mondiale. Ha giocato con una maturità disarmante, autentico trascinatore del Belgio. Esemplare la sua partita contro il Brasile, da fare vedere in tutte le scuole calcio. Ormai nel pieno della sua maturità, ha toccato il punto più alto della carriera. Forse l’ultimo ad arrendersi nella semifinale contro la Francia, ha saputo assorbire la delusione e la rabbia per una sconfitta dura da digerire e si è riproposto come uno dei migliori anche nella finale terzo e quarto posto. Tra gli altri trequartisti degni di menzione anche Jaimes Rodriguez, pur tormentato dagli infortuni ma vero leader della sua Colombia, il brasiliano Coutinho (migliore dei suoi) o il gioiello del Manchester United Lingaard.
KYLIAN MBAPPE: la consacrazione dei grandi fenomeni, vincere un Mondiale a 19 anni con la palma di migliore giovane del torneo. Le sue accelerazioni sono state, a tratti, irresistibili e hanno spaccato in due le partite. Contro l’Argentina il punto più alto del suo Mondiale con la determinante doppietta e alcune giocate di alta scuola. A tratti un pò lezioso, ha formato una coppia meravigliosa con ANTOINE GRIEZMANN, fenomenale attaccante dell’Atletico Madrid. Da segnalare sicuramente il capocannoniere del torneo Harry Kane, il fulcro offensivo del Belgio Lukaku e lo sgraziato ma efficacissimo centravanti della Russia Dzyuba.
GARETH SOUTHGATE: l’Inghilterra ha saputo discostarsi dalla tradizione che la voleva incapace di adattarsi alla modernità tattica del calcio. Un 3-5-2 di stampo Conte, con un’idea chiara di pressing alta e movimenti coordinati tra attaccanti e mezzali. Forse la condizione fisica non era tale da poter supportare un gioco tanto dispendioso e infatti gli inglesi sono spesso calati alla distanza, come in occasione della semifinale persa con la Croazia nonostante il primo tempo nettamente superiore. La filosofia trasmessa sembra quella giusta, i giovani ci sono e le componenti per costruire un importante ciclo futuro appaiono chiare.
FLOP
WILLY CABALLERO: trovarsi titolare dell’Argentina, con le ovvie pressioni del caso, dopo una carriera vissuta nella più totale mediocrità non è certamente semplice per nessuno. Colpa delle assurde scelte di Sampaoli, che lo ha preferito al più concreto Armani del River per sopperire all’infortunio di Romero. Il secondo portiere del Chelsea ne ha combinate di tutti i colori, sancendo con le sue papere il cammino in salita dei suoi. Quando è stato fatto fuori, a favore di Armani stesso, forse era troppo tardi. Tra gli altri, assolutamente inadeguato per certi livelli il portiere dell’Arabia Saudita Al Owais mentre il rientrate Neuer verrà ricordato, in questo Mondiale, soprattutto per il gol subito contro la Corea, molto simile a quello che rese celebre (in negativo) il grande Renè Higuita a Italia 90
EDUARDO SALVIO: ancora un argentino e ancora una vittima della follia più assoluta di Sampaoli. Il tecnico ex Siviglia ha pensato bene di trasformare un ragazzo che aveva sempre giocato da attaccante o da ala in terzino di spinta. I risultati sono stati a dir poco imbarazzanti con Salvio incapace di risultare efficace in fase di spinta mentre in difesa ha palesato tutti gli ovvi limiti. Tutt’altro che brillante anche Jerome Boateng, la cui espulsione contro la Svezia si è poi riflessa anche sulla successiva e decisiva partita contro la Corea.
CARLOS SANCHEZ: un Mondiale assolutamente da dimenticare e in fretta per il mediano ex Fiorentina. Pronti e via, 3 minuti di gioco e prende un cartellino rosso con calcio di rigore annesso a favore del Giappone. Agli ottavi è ancora un suo fallo a causare il rigore per l’Inghilterra. Irruento oltre ragione, è costato davvero caro a Pekerman.
MEZUT OZIL: se perfino il suo più grande ammiratore, Joachim Low, si è deciso a metterlo in panchina vuol dire che il suo rendimento è stato davvero disastroso. Lontano parente del giocatore che ha incantato in Brasile 4 anni fa e per il quale stravedeva Mourinho, è sembrato un abulico trequartista completamente fuori dagli schemi e il cui passo era più consono ad una partita tra vecchie glorie.
LEO MESSI: fa male inserirlo tra i flop del Mondiale ma purtroppo ha fallito, per l’ennesima volta, la grande occasione per risultare decisivo anche con la maglia dell’Albiceleste. Forse il paragone con Maradona, forse l’abitudine ad un sistema di gioco collaudato, fatto sta che Messi, fatta eccezione per la gara con la Nigeria, è sembrato davvero irriconoscibile. Fuori dal gioco, svogliato, infastidito, poche squadre al mondo si sarebbero potute permettere un giocatore che passeggiava per il campo senza mai riuscirsi ad accendere, totalmente estraneo alla fase difensiva e spesso poco presente anche in quella offensiva. Le voci che lo volevano come vero allenatore della squadra, capace di influenzare le scelte del CT, non hanno certo migliorato la situazione. Ha dato l’addio alla Nazionale nel peggiore dei modi.
JORGE SAMPAOLI: per distacco il peggiore di tutto il Mondiale tra allenatori, giocatori e arbitri. Un percorso, quello alla guida dell’Argentina, completamente folle e privo di senso logico. Esperimenti a non finire, scellerate scelte tattiche, assurde convocazioni, giocatori messi fuori ruolo, scarso polso nei confronti dei veterani. Ogni partita una formazione diversa e non solo durante il torneo in Russia. La sua Argentina, pur riuscendo a fatica ad arrivare agli Ottavi, è stato la peggior squadra dal punto di vista dell’organizzazione e della produzione di gioco offensivo. Dopo una lunga trattativa e ottenendo una lauta buonuscita, si è finalmente fatto da parte.