Romics è ormai un appuntamento fisso, che anno dopo anno colora la prima settimana di ottobre. Anche questa volta, i vostri unicorni preferiti si sono gettati nella mischia per raccontarvi con coraggio l’immancabile appuntamento della Capitale.
Ogni volta è la stessa storia: arriva la settimana di Romics e noi tremiamo, consapevoli della devastante giornata che ci attende.
Fiumi di persone, stand, eventi, mostre si stagliano davanti a noi come montagne insormontabili, e ci sfidano a fronteggiarli con aria insolente.
Ma noi, da valorose guerriere quali siamo, di certo non ci tiriamo indietro per così poco. Anche perché, di solito, alla fine ne vale la pena.
E quindi, impavide, ci lanciamo nella nostra consueta avventura. Il fatto che sia andata un po’ alla deriva è un altro discorso.
Nemmeno il tempo di fare qualche passo, che la solita marea di cosplayer ci sommerge inesorabilmente. Non c’è niente da fare, ogni volta l’impatto con questa realtà è incredibile, e sembra veramente trasportarti in un altro mondo.
Certo, devi fare una corsa ad ostacoli tra fotografi e pezzi di cosplay lasciati in mezzo alla strada, ma alla fine il bello è anche quello.
Tuttavia, noi teoricamente (molto teoricamente) siamo giornaliste, e almeno per finta, dobbiamo cercare di rendere la giornata produttiva.
Perciò ci dirigiamo all’info point, l’unico luogo dove sappiamo per certo che riusciremo a trovare l’oggetto che ci guiderà nell’impresa: il programma dell’evento.
Immaginate il nostro sconforto nello scoprire che non sono stati stampati programmi fisici completi, ma che si può solamente scaricare da internet attraverso un codice a barre.
Morale della favola, in tre totali incapaci, nemiche giurate della tecnologia al servizio dell’umanità, non riusciamo a scaricare il leggendario programma, e ci ritroviamo quindi a vagare senza meta.
Ora, caro amico Romics, anche noi siamo amici dell’ambiente, ma che ti costa fornire un supporto o una guida anche a coloro che hanno dichiarato guerra a tutto ciò che c’è di elettronico nel mondo?
Non per principio, ma perché sappiamo per certo che la tecnologia ci odia e non vogliamo dargliela vinta.
Comunque anche i segnali di fumo andrebbero bene.
Alla fine proviamo a districarci da sole in quel labirinto di meraviglie che è Romics, guidate solo dal nostro senso dell’avventura, ma in un evento così grande, diventa una missione suicida.
Perciò diciamo addio a quelle conferenze che avremmo voluto vedere e che non sapremmo mai a che ora sono state fatte e iniziamo la nostra coraggiosa esplorazione.
A catturare la nostra inebetita attenzione, manco fossimo nel paese dei balocchi, le scenografie dei The Props Maker che, distribuite negli spazi verdi della fiera, ci hanno catapultato magicamente in alcuni dei più celebri spazi tratti dalla saga di Harry Potter. E fu subito Hogwarts, arrivo. E fu subito: bambino levati, devo fare la foto col carrello!
Consumato un lauto pranzo al sacco, ci riversiamo nei padiglioni straripanti orde di famelici visitatori. Tra un lezzo di cipolla soffritta e un tamponamento inevitabile, scoviamo LaBadessa con il quale abbiamo avuto l’onore di fare 4 chiacchiere qualche tempo fa (Qui, l’intervista completa!) e l’irriverente illustratrice della pagina facebook Il principene azzurro e la principassera.
A ripristinare il nostro potere della forza sopito, a seguire, è stata l’esibizione dei nostri amici della Jedi Generation Arena di Roma. Splendidi duelli coreografici hanno scandito i minuti impiegati ad osservare incantate il vorticare delle spade laser colorate.
E’ stato poi alle 17 che, stremate dal girovagare senza meta alcuna, abbiamo finalmente adagiato le nostre nobili terga sulle poltroncine che popolavano la Sala Grandi Eventi del padiglione 8. Il movente di questa sosta, esule da qualsivoglia stanchezza senile insinuata, era uno: il Romics Cosplay Award.
Per ogni ambizioso cosplayer che si rispetti, è risaputo, il contest che da anni si tiene al Romics è il potenziale coronamento di un sogno. Il Sacro Graal della categoria, il riconoscimento più ambito, la legittimazione di un cumulo di ore impiegate a lavorare come schiavi in una fabbrica di cotone: la selezione nazionale per il World Cosplay Summit (WCS) di Nagoya, in Giappone.
L’ardente desiderio di prendere parte, come rappresentanti dell’Italia, alla gara internazionale più famosa del Sol Levante è il sentimento che muove l’operosità di questi abili artisti. A succedersi sul palco, anche quest’anno, imperversano sia cosplayer navigati e recidivi che alcune nuove proposte positivamente promettenti.
Ad aprire le danze, la bravissima Princess ValeChan (che a breve sarà la protagonista di una sorpresa targata InfoNerd) con la sua Evanora da Il grande e potente Oz. Seguono altre personalità note agli appassionati del settore tra cui spiccano, per abilità e simpatia, la coppia Elettra di Curzio e Massimiliano Catalano nei panni di Mare e Thunder Josey Eze da Brave Frontier. Nota di merito, da umile drogata di World of Warcraft (Alessia, ndr), alla neofita Silvia Giannetti nel ruolo di Jaina Marefiero.
A presentare la gara è il volto conosciuto di Jun Ichikawa, già avvezza al palco del Romics. Una conduzione che abbiamo percepito forzata nel tentativo un po’ sterile di essere divertente per forza, per il mantra “E’ così divertente che ho scordato di ridere”. Sarà che l’umorismo è notoriamente soggettivo, noi infatti ci scompisciamo con Sensualità a Corte, ma i picchi trash nel corso della durata del contest non sono mancati.
L’apoteosi, in questo senso, è stata raggiunta nel momento della proclamazione dei vincitori assoluti. A subire le sorti di questa figuraccia, due volti noti: Francesca Aliberti e Guglielmo Zamparelli che, per poco, non si sono ritrovati a salire sul palcoscenico entusiasti di ritirare un premio che non era il loro.
A vincere, davvero però, sono stati due super emozionati Fabiano Valentino e Samuele Campobassi, giudicati i migliori nella loro interpretazione Skull Kid e Fierce Deity Link dal noto The Legend of Zelda: Majora’s Mask. Ad accaparrarsi il miglior singolo, come rappresentante alla Yamato Cosplay Cup International 2019 di San Paolo – Brasile, è stata Desiré Tirolo in una convincente performance nelle fattezze di Aloy dal videogioco Horizon Zero Dawn.
E così, con la proclamazione finale, è calato il sipario su questa ultima edizione del Romics. Il resoconto, nella sincerità innocua che ci contraddistingue, è determinato da un timido “ni”. Il suggerimento è immediato e diretto: se la domenica del Romics, nella sua edizione storica d’ottobre, fai il cosplay sconosciuto di un giornalista tipo, è poco quello che potrai vedere per poterne poi scrivere. Complice lo spirito ambientalista e la vita risparmiata a svariati arbusti per concepirne carta, come anticipavamo in principio, su cui enumerare gli eventi previsti.
Ad una, speranzosa, prossima volta!
Alessia Lio
Antea Ruggero
Photo credits cosplayer: Roberto Fioravanti
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