Mancano nove giorni all’arrivo, nelle sale italiane, del film Mary Poppins Returns, diretto da Rob Marshall. La storia, che ripropone il personaggio della tata più magica della letteratura, è ambientato vent’anni dopo, rispetto al film orginale, durante il periodo della Grande Depressione inglese.

Mary Poppins, che non è affatto invecchiata, da allora, ritorna a Londra e ritrova la famiglia di Micheal e Jane Banks, i due bambini, ora adulti, di cui in passato lei si era presa cura, affranta per la recente perdita della moglie di Micheal e la presenza di una domestica incapace di gestire la situazione e prendersi cura dei piccoli figli dell’uomo.

La serie di avventure che vedranno protagonisti Mary e i tre figli di Micheal ricalcherà abilmente alcuni tratti del colossal Disney. Questa volta, però, ad affiancare la tata non vi sarà più lo spazzacamini Bert, probabilmente ormai troppo anziano, ma il lampionaio Jack, suo nuovo amico e compagno di avventure. 

Julie Andrews, storica protagonista del colossal Mary Poppins, pur avendo rifiutato l’offerta di un cameo all’interno del film, si è detta molto soddisfatta della pellicola e dell’interpretazione che l’attrice inglese Emily Blunt ripropone del suo personaggio, affiancato, peraltro, da altri attori di spicco, quali Meryl Streep, l’intramontabile Angela Lansbury e Dick Van Dicke, che nel colossal del 1964 interpretava lo spazzacamini e che ora incarna Mr Dawes Junior, figlio del vecchio banchiere del primo film. 

Julie Andrews nei panni di Mary Poppins, foto dal web

I parallelismi con la precedente trama, difatti, costituiscono un continuum ideologico a quelli che erano i valori della famiglia Banks: Micheal (Ben Whishaw), così come suo padre, lavora in banca e si trova ad affrontare la crisi economica di quegli anni; Jane (Emily Mortimer), così come sua madre, che era una suffragetta, lotta strenuamente per i diritti delle donne ed è politicamente impegnata nella vita quotidiana.

Un’idea non troppo geniale, forse, quella di riproporre una fiaba super nota sin dagli anni sessanta, ma che sicuramente rende il dovuto omaggio alla scrittrice Pamela Lyndon Travers che, oltre al romanzo di Mary Poppins, aveva scritto anche i successivi episodi, tra cui proprio quello dal titolo Mary Poppins Returns. La Travers, donna dall’adolescenza travagliata, aveva deciso di dedicare le sue opere letterarie alle sue sorelle, profondamente provate dalle crisi di depressione da cui soffriva la loro madre e proprio alla sua figura fu dedicato, nel 2013, il film Saving Mr Banks, in cui si narra del rapporto della scrittrice con Walt Disney e della iniziale reticenza della prima a concedere l’uso dei suoi libri al grande regista. 

Locandina di Saving Mr Banks, foto dal web

In aggiunta alla bellezza dell Blunt e al fascino dei colori e degli effetti che il cinema contemporaneo permettono di creare, la più grande innovazione di questo film dal cast stellare consiste nella colonna sonora, creata di sana pianta, rispetto all’originale, dal duo artistico di Marc Shaiman e Scott Whitman, già autori delle musiche di noti film quali Sister ActLa Famiglia Addams  e di musical come Charlie e la Fabbrica di Cioccolato, nonché co-autori del musical Bombshell . Un sound, quello proposto stavolta per Mary Poppins Returns, che non ha alcuna pretesa di scimmiottare quello della colonna sonora del 1964, vincitrice di un Premio Oscar, di un Golden Globe e di un Grammy Award, ma che suggerisce nuovi temi sinfonici ed ouverture, che ben rievocano l’atmosfera della Londra degli anni ’20 e della fioritura artistica delle prime musiche da intrattenimento per i locali per mezzo del jazz. Un genere, quest’ultimo, che mai come adesso, nell’era di esasperato abuso del digitale nella musica, meriterebbe un suo proprio posto nel nostro panorama musicale, come uno dei primi brani della sountrack suggerisce: “The place where lost things go“.

Mary Poppins Returns, foto dal web

Il cinema contemporaneo riuscirà forse a distaccarsi dall’esigenza di rispolverare le antiche fiabe, da cui produrre costantemente solo  “numeri due”  ( si pensi ai numerosi remake di  Peter Pan, Lo Schiaccianoci, Biancaneve Cenerentola)? Potrà forse la Disney giustificarsi per sempre con sceneggiature che, da sequel che erano, sembrano sempre di più diventare un riciclaggio?

Ad oggi, è molto probabile che il soffio del Vento dell’Est e il ritorno di Mary Poppins nelle sale possa riuscire, nella fantasia collettiva di nuovi scrittori e nuovi registi, a smuovere un genio creativo che l’industria dei film ha ormai messo da parte.

GIORGIA MARIA PAGLIARO