Il brano forse più country e più romantico a cui associamo la leggendaria figura canora di Janis Joplin è sicuramente “Me and Bobby Mc Gee“, canzone che narra dei ricordi di un viaggio in auto tra la voce narrante e il fantomatico Bobby, personalità dai caratteri hippie e gioviali ben descritta nei versi della canzone.
La cosa che molti fan della Joplin e del country blues anni sessanta non sanno, tuttavia, è che Bobby Mc Gee, in realtà, in origine, era una donna. Esatto: una donna, il cui nome autentico non era Bobby, ma Bobbie, personaggio a cui Kris Kristofferson dedicò la composizione della canzone.
Kristofferson, celebre cantante blues fidanzato di Janis Joplin dal 1969, aveva infatti inventato questa storia musicale, a proposito di un uomo (la voce narrante) e di una ragazza che, insieme, dopo essersi ritrovati a piedi in seguito alla rottura della loro auto, fecero l’autostop e vennero accompagnati da un autista alla guida di un diesel fino a New Orleans.
Una gita, la loro, totalmente improvvisata, che si rivelò il momento più bello e inaspettato per il passeggero, a cui fu concesso di scoprire il lato più puro e sincero di Bobbie: una donna gioviale, che cantava brani blues insieme all’autista mentre lui li accompagnava alla sua armonica e che tirò fuori dall’uomo in sua compagnia una voglia di vivere e uno spirito di libertà mai provati prima. Quella stessa libertà che l’uomo, negli ultimi versi, rimpiange, dichiarando che baratterebbe tutti i suoi domani per un singolo ieri, pur di godere di nuovo della compagnia di Bobbie.
Che non si trattasse del rimpianto di amore di una donna che l’uomo in questione aveva abbandonato? In realtà, è più facile che fosse stata lei a seguire una rotta diversa e che il suo compagno di viaggi, semplicemente, come racconta nei versi, l’avesse lasciata scivolare via, nei pressi di Salinas, dove lei cercava una casa.
Kris Kristofferson, parlando della genesi del brano, dichiarò di essersi ispirato al film di Federico Fellini “La strada“, in cui il girovago e irrequieto artista straccione Zampanò, interpretato da Anthony Queen, intraprende un viaggio con Gelsomina, ragazza mentalmente fragile, la quale lo accompagna nel lavoro e negli spostamenti, in una vita di eterno accattonaggio. Durante il viaggio, Gelsomina incontra un acrobata, da tutti definito “Il Matto“, che le svela una nuova visione della vita, suggerendole di ritornare da Zampanò con un nuovo mood, cercando di redimerlo dal suo carattere insolente e scontroso. Zampanò, da sempre in astio con l’acrobata, uccide quest’ultimo durante una colluttazione, procurando in Gelsomina, che ha assistito alla scena dell’occultamento del corpo, una nevrosi. Per un breve periodo dopo l’accaduto, Zampanò continua a prendersi cura della donna malata, per poi abbandonarla lungo una strada e proseguire il suo giro dell’Italia da solo.
Una morale, dunque, quella felliniana, completamente ribaltata nel brano “Me and Bobbie Mc Gee“, in cui è la donna a far da collante tra i due uomini in viaggio con lei e a condividere i segreti delle loro anime, in un’ottica pacifista in cui la gelosia e la contesa tra due uomini per la stessa donna lascia spazio alla fratellanza e al potere sinergico del numero tre durante i viaggi on the road.
Pochi giorni prima della sua morte, la Joplin aveva fatto suo questo brano, trascrivendolo e incidendolo come se a raccontare la storia, stavolta, fosse lei e Bobby, in realtà, fosse un uomo. Un desiderio inconscio, il suo, di poter incontrare, prima o poi, un Bobby capace di farla felice con la stessa grinta e il coraggio che avrebbe avuto una donna di quei tempi? Oppure un semplice tributo musicale a Kris che, come gli altri, l’aveva lasciata, in seguito ad una burrascosa relazione?
Nessuna risposta sarà mai definitiva.
Tirando le somme, nel 1971, il brano ricantato dalla Joplin scalò le classifiche. E dopo il suo successo e la scomparsa di Janis per un’overdose di eroina, a Kristofferson non rimase che riascoltare “Me and Bobby Mc Gee” pensando a lei, la vera Bobbie di questa storia. Bobbie Joplin: colei che, prima di andarsene da questo mondo a soli 27 anni, si assicurò di aver lasciato alla sua diva Bessie Smith (ai tempi della morte ignorata da tutti perché di colore), una lapide nuova e dignitosa, con un gesto che valse più di ogni rosa da parte di qualunque altro milord.
GIORGIA MARIA PAGLIARO