I nostri voti sugli altri dodici partecipanti. Chi sarà stato promosso e chi invece avremo bocciato? Ecco le nostre pagelle della prima serata!
(seconda parte)

Francesco Renga, “Aspetto che torni”
Cinque anni dalla sua ultima partecipazione, un testo scritto in una notte, istantanea di un preciso momento di vita. Renga una vita fa era il carismatico rocker ribelle, leader scapigliato dei Timoria. Oggi è un performer pop elegante, navigato, perfettamente a suo agio con lo “Stile Sanremo”. Abito grigio per un’ archetipica, avvolgente ballata pop che è una coperta calda per l’inverno.
Voto: 5,5

Nek, “Mi farò trovare pronto”
Lo Sting di Sassuolo ci riprova a quattro anni dal secondo posto di “Fatti avanti amore”. Il pezzo di quest’anno vale meno e si percepisce subito, al di là del mestiere di un veterano che ne ha viste/cantate tante. Chiodo da centauro e un pop rock dal cuore tenero, una sorta di “Umberto Tozzi 3.0”. Testo irrilevante, ma cantato con grinta e sicurezza dei propri mezzi vocali.
Voto: 4,5

The Zen Circus, “L’amore è una dittatura”
Band simbolo della scena indipendente, partecipazione nel solco ormai ventennale tracciato da altri gruppi iconici del rock italiano, giunti al Festival di Sanremo in uno snodo particolare di carriera. Ed è la loro prima volta con la parola ‘amore’ nel titolo. Ma tale sentimento ha riferimenti più ampi in questo caso: la condivisione con il prossimo. Fotografia ‘politica’ per un brano salmodiato nello stile ‘Giovanni Lindo Ferretti/Vasco Brondi”, respiro epico, tamburi marziali e crescendo con coro. In scena sbandierate da regime totalitario. Tanto fumo e poco arrosto.
Voto: 4,5

Daniele Silvestri & Rancore, “Argento vivo”
Cantautore d’esperienza e di lungo corso, in abbinata a rapper romano. Coppia azzeccata che sul palco dell’Ariston porta un pezzo a firma (tra gli altri) anche di Manuel Agnelli, con Fabio Rondanini degli Afterhours alla batteria. Il testo è un pugno nello stomaco: adolescenza difficile, cambiamenti repentini, vite strozzate. Riuscito il confronto generazionale messo in scena dai due, che si compenetrano in tempi calibrati e molto teatrali. Intro di archi, funk soul da colonna sonora di 007, o da film di/con Eminem. Ma troppo scuro, livido e pessimista per la ribalta sanremese.
Voto: 5,5

Ultimo, “I tuoi particolari”
Eccolo il vincitore forse già annunciato di questa edizione del Festival. 23 anni appena compiuti, torna sul palco dell’Ariston dopo il trionfo tra le ‘Nuove proposte’ con “Il ballo delle incertezze”
e questa volta si confronta con i Big dei quali fa già parte per diritto acquisito. Il titolo della canzone fa riferimento ai particolari della persona che non è più al suo fianco, abitudini che segnano e presenze difficili da salutare. Classica ballad sanremese, tra pop melodico arioso e canzone d’autore con maggiori velleità. Tra Tiziano Ferro e Marco Masini. Impazzerà in radio perché è costruita per lasciare il segno e lasciarsi cantare già al secondo ascolto.
Voto: 7

Paola Turci, “L’ultimo ostacolo”
Fa sempre piacere rivedere/riascoltare una vecchia amica che forse non ha ancora raccolto quanto meritava in carriera. Un brano che “mi ha ricordato la me bambina con la voglia di avere al fianco, come guida, quel supereroe che era mio padre. […] qualcuno che creda in te in quel diluvio universale che è la quotidianità”. La canzone ha un afflato à la Baustelle, piace anche se non risulta tra le sue migliori. Tempo medio, pop orchestrale, bella interpretazione graffiata.
Voto: 5,5

Arisa, “Mi sento bene”
Bentornata Arisa, “guerriera portatrice di luce”, come lei stessa ha avuto a definirsi. I tormenti sono alle spalle per l’artista, ora è il tempo del vino e delle rose, del brio e della leggerezza. Per una vita che va morsa e un amore da vivere in ogni momento, nell’oggi più che nel domani.
E tanta novità e freschezza primaverile non possiamo non ascoltarla nel brano presentato: gran voce, melodia scintillante/glamour come una sigla Disney in stile Matia Bazar. Cercasi paroliere.
Voto: 5,5

Motta, “Dov’è l’Italia”
Insieme a Zen Circus ed Ex-Otago, rappresenta la quota “Indie” presente al Festival ormai da tradizione a corrente alternata da oltre vent’anni. Un brano che farà discutere, che affronta il tema delle migrazioni dal punto di vista dei sentimenti e delle relazioni, tra riferimenti chiari e altri più velati. Dunque canzone d’amore e politica, come d’abitudine per il cantautore toscano. L’atmosfera risulta molto evocativa, la sua nenia avvolgente e sinuosa. Cantata con il solito piglio acido, spigoloso, da anti-divo che lo caratterizza da sempre (prototipo del ‘tenebroso principe del disagio’ che fa molto ‘conformismo dell’anticonformismo’). Peccato però che il pezzo sia dimenticabile.
Voto: 5

Negrita:
I “nonni dei Maneskin” festeggiano i loro primi venticinque anni di carriera sul palco dell’Ariston. L’idea alla base del brano era quella di “evidenziare certe storture della società contemporanea, soprattutto italiana, che ci danno un po’ fastidio. È un brano di resistenza umana e di speranza”.
La citazione degli Who nel titolo anticipa un brano a tempo medio, tra sonorità elettriche ed acustiche, caratterizzato da sapienti “pieni” e “vuoti” in cui fa gioco il dialogo tra band e orchestra.
Voto: 5

Einar, “Parole nuove”
Il ragazzo è uno dei due trionfatori di “Sanremo Giovani”, oggi sul palco a confrontarsi con soli “Big”. Del resto, il suo riscontro di pubblico (specie tra le adolescenti che fanno selfie su Instagram e seguono ‘Amici’) è ormai pari a quello di molti interpreti consolidati. Il brano è una ballata pop soul con echi di Coldplay e spezie alla Tiziano Ferro, ritornello ‘aperto’ stroboscopico e zampillante colori. Piacerà alle teenager, col suo ritmo incalzante e la sua interpretazione. A Sanremo: mah.
Voto: 4,5

Ex-Otago, “Solo una canzone”
Laband genovese ci fa ascoltare un pezzo che racconta del vivere una fase specifica della storia d’amore, forse la più difficile da affrontare: non l’inizio né la fine, piuttosto l’intermedio in cui occorre impegnarsi per trovare (o ritrovare) impulsi e motivazioni. Piace poco l’attitudine stropicciata e il cantato “a buttar via” del vocalist, con quei riccioli sulle vocali finali di ogni parola. Il brano pare uno scarto del Brit Pop all’italiana servito da Daniele Groff intorno al 1998.
Voto: 4,5

Irama, “La ragazza con il cuore di latta”

Ci sbilanciamo: questa potrebbe essere (dopo la deludente eliminazione del 2016) la grande rivincita del cantante, fresco di vittoria ad “Amici”. La storia è quella di un’adolescente vittima di abusi e violenze domestiche, vibrante cambio di rotta (almeno dal punto di vista tematico) rispetto al repertorio più leggero caratteristico del ragazzo. Cantato pop/rap, coro gospel soul per una ballata pop malinconica e orchestrale dal ritornello orecchiabile. Arriverà tra i primi tre.
Voto: 6

Classifica demoscopica

Area Blu – Zona Alta: Ultimo, Loredana Bertè, Daniele Silvestri, Irama, Simone Cristicchi, Francesco Renga, Il Volo, Nek.

Area Gialla – Zona Intermedia: Enrico Nigiotti, Federica Carta & Shade , Boomdabash, Negrita, Paola Turci, Anna Tatangelo, Patty Pravo & Briga, Arisa.

Area Rossa – Zona Bassa: Mahmood, Achille Lauro, Nino D’Angelo & Livio Cori, Einar, Ghemon, Motta, Ex-Otago, The Zen Circus.