Dopo l’Abruzzo, i pentastellati hanno subito un’altra pesante sconfitta in una votazione regionale. E i problemi interni ed esterni non fanno supporre una rinascita con quelle di maggio in Piemonte.

Luigi Di Maio (Il Manifesto).
Luigi Di Maio (Il Manifesto).

Una sconfitta totale. Non c’è altro modo per definire i risultati ottenuti dal Movimento 5 Stelle nelle regionali sarde: una forza politica che solo un anno fa aveva dominato con il 42% dei voti alle elezioni nazionali è riuscita a malapena a superare il 10%. Il crollo dei voti in due regionali consecutive ha quindi indotto Di Maio a proporre una riorganizzazione: “Per essere forti alle amministrative, che non hanno niente a che fare con le politiche, dobbiamo darci un’organizzazione. Serve un’organizzazione che ci consenta di filtrare tutte le richieste del territorio.” Tra i punti nominati ci sono il vincolo dei due mandati per i consiglieri regionali e il rinvio della discussione su un eventuale cambio di leadership.

Scontri interni

La sconfitta in terra sarda ha inevitabilmente alimentato il fuoco dei dissidenti interni, le cui proposte sono venute sempre più a galla: un gruppo di supporto per il lavoro sui temi insieme a parlamentari, membri delle commissioni e territorio; nomine territoriali scelte collegialmente e una condivisione di un percorso, sia per quanto riguarda le leggi in Parlamento sia sulla strada che deve percorrere il Movimento. Le voci dissonanti si fanno sentire anche in Parlamento: Paola Nugnes ed Elena Fattori hanno, in modo diverso, criticato l’eccessivo accentramento di ruoli di Di Maio, ed entrambe non escludono di votare a favore dell’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti.

…ed esterni

Non mancano inoltre tensioni con l’alleato nazionale: in oltre sei mesi di governo, i 5 Stelle hanno sempre dovuto rincorrere la Lega nei temi più scottanti quali immigrazione, TAV e rapporto con l’Europa, e quasi sempre la loro comunicazione si è rivelata meno efficace. Non aiuta in questo senso la storia doppia anima del Movimento, che partendo da una base elettorale di sinistra ha assorbito negli anni passati molti delusi della parte opposta, che ora ha potuto riassorbirne la maggior parte grazie allo straordinario lavoro comunicativo di Salvini.

Il Movimento non trova pace, e alle porte ci sono le regionali del Piemonte: saranno il terzo indizio per la prova o il segnale di un risveglio?