La censura è uno strumento controverso. Negli anni del fascismo era strumento di repressione, durante la prima Repubblica divenne il braccio armato per la difesa dei valori di un’Italia bigotta e retrograda. In occasione della distribuzione in versione “mutilata” de La casa di Jack, ultimo film di Lars Von Trier, ecco 7 grandi film su cui si è abbattuta la scure della censura italiana!

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Totò e i re di Roma – Steno e Mario Monicelli (1953) Poco conosciuto rispetto agli altri titoli in lista, si tratta pur sempre di un classico della commedia all’italiana. Dai notabili democristiani venne considerata inappropriata la sequenza finale del film in cui Totò, da poco morto, appare in sogno alla moglie suggerendole dei numeri da giocare al Lotto e consentendole di vincere una grossa somma di denaro.
 In sede di censura si risolse la questione, introducendo una didascalia negli ultimi secondi del film, in cui si spiega che l’episodio è frutto soltanto di un sogno del protagonista.

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I Drughi
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Arancia meccanica – Stanley Kubrick (1971) Il capolavoro di Kubrick non ha bisogno di presentazioni. La storia di Alex vuole farci riflettere su come (forse) un mondo nel quale la violenza è “scelta consapevole” sia migliore di un mondo programmato per essere innocuo. Presenta alcune scene di violenza, tra le quali spicca lo stupro di una donna accompagnato dalla canzone Singing in the rain che contribuisce ad acuire l’atmosfera surreale che pervade tutto il film. Classificato come “R” Rated, costrinse Kubrick a tagliare diverse sequenze, venne poi distribuito con il divieto per i minori di 18 anni.

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Marlon Brando e Maria Schneider
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Ultimo tango a Parigi – Bernardo Bertolucci (1972)
Film di culto, racconta la relazione tra un uomo (Marlon Brando) e una giovane donna (Maria Schneider) nella quale i rapporti sessuali rappresentano l’unico punto di contatto tra i due, l’unica forma di comunicazione. Accusato di oscenità, il film venne sequestrato per “esasperato pansessualismo fine a se stesso“. Iniziò un complesso iter giudiziario che si concluse solo nel 1976 con la sentenza della corte di Cassazione che ne ordinò la distruzione. Bertolucci, i produttori e lo stesso Brando, furono condannati a scontare due mesi di reclusione (pena poi sospesa con la condizionale). Fortunatamente alcune copie della pellicola si salvarono, così nel 1987 la censura lo riabilitò e permise la distribuzione nelle sale.

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Leatherface
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Non aprite quella porta – Tobe Hooper (1974) Uno dei generi su cui si è più impietosamente accanita la censura è sicuramente l’horror. Il capolavoro di Hooper, forte di un’estetica sporca e viscerale, racconta gli atroci omicidi perpetrati da Leatherface e dalla sua famiglia di cannibali in una isolata fattoria del Texas. Nonostante l’ostilità che gli si parò dinanzi in tutto il mondo, il film ebbe un successo commerciale clamoroso. In Italia fu vietato ai minori di 18 anni.

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Salò o le 120 giornate di Sodoma – Pier Paolo Pasolini (1975)
L’ultimo film di Pasolini vede dei potentati della Repubblica Sociale Italiana, rapire e segregare in una villa dei ragazzi e delle ragazze di famiglia antifascista. Iniziano 120 giornate di dittatura sessuale con torture, stupri, orge, uccisioni e perfino sesso necrofilo.
In Italia si aprirono ben 31 processi nei confronti della produzione cinematografica: il film fu osteggiato, vietato, sequestrato e infine distribuito con vistosi tagli.

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Cannibal Holocaust
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Cannibal Holocaust – Ruggero Diodato (1980) Parliamo di una delle pellicole più discusse di sempre: Cannibal Holocaust è il primo film nel quale venne sperimentata la tecnica del “falso documentario“. Una troupe che sta realizzando un documentario su di una tribù cannibale si perde nella foresta amazzonica. Tristemente celebre per le scene di stupro, di violenza e per le uccisioni di alcuni animali (uccisioni vere e non simulate), il film fu inizialmente distribuito a Roma e Milano con il divieto per i minorenni. A seguito di alcune denunce Cannibal Holocaust fu sequestrato su tutto il territorio nazionale perchè contrario al buon costume e alla morale. Deodato, lo sceneggiatore, i produttori e il distributore della pellicola furono condannati a quattro mesi di reclusione, 400.000 lire di multa e un mese di arresto con la condizionale.

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Totò che visse due volte (FOTO DAL WEB)

Totò che visse due volte – Ciprì e Maresco (1998) Film sconosciuto al grande pubblico ma pellicola di culto nel circuito underground, merita una menzione in questa lista. Ambientato in una Palermo corrosa dal peccato, abitata da personaggi ambigui e blasfemi, Totò che visse due volte è un film a episodi, legati da un solo filo conduttore: la morte di Dio. Alla vigilia della sua distribuzione venne vietato dalla censura perchè degradante per la dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell’umanità, offensivo del buon costume, con esplicito disprezzo verso il sentimento religioso e contenente scene blasfeme e sacrileghe, intrise di degrado morale. Successivamente sbloccato in appello, ebbe una limitata distribuzione cinematografica.