Chi ha detto che i cristiani non abbiano tradizioni pittoresche? Strano a dirsi visto che accostiamo sempre a questo credo un rigore morale e una sacralità dei costumi.
Eppure il carnevale risulta essere la festa che, sebbene tutti noi sappiamo abbia radici più antiche, rappresenta per ogni cristiano un nuovo ciclo; dal latino “Carnem levare” l’usanza dava il via ad una vera e propria abbuffata prima della Quaresima, da qui i martedì e giovedì “grassi”.
Anche se ognuno di noi ha sviluppato e integrato il carnevale con le usanze della propria cultura, è manifesta la compresenza della sacralità e della profanità del rito, ma l’ago di questa bilancia dipende dalle singole culture.
Tutti partecipavano ad una festa del genere per un motivo che è importante specificare, mascherarsi non serviva a nascondere la propria identità come molti possono pensare, bensì le maschere si usavano per rimandare ad identità altrui, per rievocarle e celebrarle.
Per storia e religione il carnevale era un periodo festivo sinonimo di rinnovamento, che avrebbe portato un nuovo ciclo destinato ad esaurirsi con il carnevale successivo.
I carnevali più “sacri” e quindi più vicini alle istituzioni sono quelli europei, da dove tra l’altro è nata l’usanza, anche se nel tempo non sono mancate le critiche da parte delle istituzioni stesse.
Questi carnevali tendevano a riprendere personaggi famosi per imitarli con caricature, a volte si rappresentavano personaggi che erano solo esempi di stereotipi della società civile. Il soggetto da rappresentare in maniera parodistica era la figura dello schiavo, il servitore, lo “Zanni” come veniva chiamato in dialetto.
Figure del genere erano apprezzate in Italia, ma anche in Francia, Spagna, Germania e in quasi tutta Europa perché rappresentavano a pieno aspetti come la pigrizia, l’astuzia, coraggio, avidità, volgarità.
Il primo esempio di Carnevale non propriamente sacro è quello di Notting Hill, un mix di musica, birra e un fiume di gente popola le vie di una Londra non troppo abituata a queste manifestazioni, ma che sa distinguersi quando è il suo turno. Molto particolare il Carnevale di Londra perché a differenza dal resto del mondo si festeggia in Agosto e non tra Gennaio e Febbraio.
Se per molti popoli l’addio alla carne è inteso in senso letterale, per i paesi del sud America e nello specifico in Brasile questo assume un senso etico, si tratta di un “addio ai piaceri della carne”, quindi anche corporei.
Di origine europea e quindi esportato dalla moda francese di indire feste in maschera, lo sfarzoso carnevale di Rio de Janeiro si sviluppa prima con le “cordoes”, gruppi di gente che ballavano e suonavano, poi nei “blocos”, persone affezionate ad un quartiere di cui si facevano rappresentanti.
Oggi il Carnevale di Rio è uno degli esempi più evidenti di come questa festa possa avere elementi profani, lo si vede dai balli sensuali delle scuole di Samba che durante la festa si cimentano in una vera e propria sfida che decreterà poi una vincitrice.
Il carnevale quindi è una festa che rappresenta la gioia ma anche l’arte di sapersi liberare di quella pesantezza che caratterizza la quotidianità, che sia in modo sacro..o profano!
Di Francesco Castagna