Sono trascorsi trent’anni dalla morte del celebre Samuel Beckett, artista di origine irlandese a cui si deve la composizione di opere teatrali della portata di “Aspettando Godot” , “L’ultimo nastro di Krapp” e “Giorni felici“, che valsero all’autore il merito di aver messo in scena il cosiddetto “Teatro dell’Assurdo“.
Beckett, che con le sue opere ha voluto offrire al mondo una prospettiva di surreale immobilismo e di illusoria evoluzione, è entrato nell’immaginario collettivo proprio grazie all’espressione “Aspettando Godot” , ormai un cliché a cui genericamente ci si rivolge rispetto a contesti di vita in cui l’illusione scavalca il realismo.
Tuttavia, non abbastanza si conosce davvero quello che fu il contributo letterario delle sue numerosissime opere, che spesso divennero spunto anche per programmi tv e radio, come nel caso di “Tutti quelli che cadono” o il “Trio degli spiriti“. Proprio per questo, l’attore calabrese Max Mazzotta, celebre per la sua interpretazione del personaggio immaginario di Fiabeschi nel film “Paz“, dedicato al fumettista Andrea Pazienza, nonché per la sua partecipazione a serie tv come “I liceali” e “L’ispettore Coliandro“, ha deciso di riportare alla luce tre delle opere di Samuel Beckett, questa volta cimentandosi nei panni di regista.
Lo spettacolo, che si terrà presso il Piccolo Teatro dell’Unical, all’Università della Calabria di Rende (Cosenza), si svolgerà nei giorni 19, 20 e 21 marzo 2019 e vedrà protagonista la compagnia Libero Teatro, nell’interpretazione delle tre opere: “Apettando Godot“, “Finale di partita” e “Giorni felici“.
Il Libero Teatro, che già l’anno scorso è stata reso celebre dal tributo teatrale in onore all’attrice Anna Marchesini, è composto attualmente da quattordici ragazzi e ragazze per un range di età compreso tra i venti e i trent’anni e riproporrà, in chiave moderna e attualizzata, le produzioni di Beckett in un contesto, quale quello dell’Unical, in cui gli iscritti alle facoltà di Lettere, Lingue e Filosofia costituiscono una vasta parte della percentuale studentesca.
Una evoluzione artistica di tutto rispetto, quella di Max Mazzotta, che noi tutti ricorderemo nei panni dell’ironico, esilarante Enrico Fiabeschi, durante la scena di “Paz” che più di tutte lo rese famoso: alle prese con un esame del Dams a proposito del film “Apocalypse Now“, di cui il giovane non aveva studiato nulla, se non due stereotipate frasi a memoria, arrivando così ad un’accesissima lite con la professoressa.
In un contesto studentesco tumultuoso quale quello di fine anni settanta ritratto da Andrea Pazienza, il genio artistico di Max Mazzotta è valso a dare al film uno stile indimenticabile, che ha fatto di “Paz” una pietra miliare tra le pellicole italiane considerate di controtendenza, alla stregua de “I cento passi“, “Romanzo criminale” o il recentissimo “Sulla mia pelle“.
Nell’augurare alla compagnia del Libero Teatro una buona riuscita del proprio lavoro su Beckett, riconosciamo alla città di Cosenza di essere sempre fucina del sud Italia di iniziative di alto valore culturale, vantando attori di spicco come Mazzotta che, nonostante la popolarità di cui gode da sempre, si è dimostrato un uomo e docente alla portata degli studenti, specialmente all’Unical, dove talvolta si ha la fortuna di intravederlo a consumare la cena tra i banchi della mensa universitaria, brindando alla vita insieme ai più giovani.
Perché soltanto un attore dotato di tanta “Pazienza” potrebbe insegnarci ad aspettare Godot.
GIORGIA MARIA PAGLIARO