Dumbo torna al cinema dopo ben 78 anni, in una nuova, realistica ed attuale versione, impeccabilmente plasmata dalla geniale mente di Tim Burton.
Dumbo si sa, è stato tra le cause di profondi traumi infantili per più di una generazione.
Quando casa Disney non si faceva problemi ad uccidere la mamma del povero Bambi, o a mostrarci un Pinocchio riverso a faccia in giù nell’acqua ed evidentemente morto, il tenero elefantino dalle grandi orecchie faceva da padrone nelle nostre angosce più profonde.
Tra Rosaelefanti così inquietanti da infestare gli incubi di Freddy Krueger e scene talmente strazianti da risucchiarti via tutta la felicità che avevi accumulato nei tuoi pochi anni di vita, è inevitabile che solo a sentire il nome di Dumbo, un incontenibile sconforto si impossessa della nostra anima.
Proprio per questo motivo l’idea di andare a rivederlo al cinema è inevitabilmente accompagnata da un senso d’angoscia che non possiamo ignorare.
Una combo tra l’elefantino dagli espressivi occhi blu e quel genio inquietante di Tim Burton fa paura a chiunque.
Ma da impavida guerriera, sprezzante del pericolo, mi sono comunque diretta all’anteprima con sguardo fiero, per confermare che alla fine il caro vecchio Tim non delude mai.
Dumbo – una nuova storia
Partendo dal presupposto che l’originale lungometraggio animato durasse poco più di un’ora, era evidente che approdando nel mondo reale, la storia del piccolo Dumbo sarebbe dovuta variare.
Un passaggio è sempre pericoloso: i live action ci hanno insegnato che non sempre porta ad un risultato soddisfacente, ma non è questo il caso in questione.
Mantenendo quel delicato equilibrio tra logorante angoscia e profonda tenerezza, Dumbo viene trasportato in un mondo più grande, in una storia più articolata, che non fatica ad emozionare gli spettatori di tutte le età.
Messi da parte gli animali parlanti e qualche aspetto un po’ troppo forte per i giorni nostri, le avventure dell’elefantino volante si colorano di realismo, ed intrecciate con le vicende degli esseri umani ci portano ad interiorizzare tutti quei temi che è inevitabile incontrare nella sua storia.
L’importanza e la forza dei legami, la crudeltà sugli animali, l’amicizia e tutto ciò che può scaturire dal racconto di un cucciolo un po’ diverso dal solito, strappato alla madre e trasformato in un fenomeno da circo, si amalgamano con le vite dei personaggi inediti, dando vita ad una trama semplice, ma piacevole ed interessante.
Il tutto retto ovviamente da un cast d’eccezione: Colin Farrel, Danny De Vito, Michael Keaton e l’immancabile Eva Green, da tempo ormai musa ispiratrice del regista, riescono a dare quella scintilla in grado di completare la magia del film.
Dumbo – a metà tra angoscia e tenerezza
Per tutti coloro i quali sono dubbiosi sul mettere piede nel cinema perché troppo deboli di cuore, lasciate che vi tranquillizzi: se siete sopravvissuti al lungometraggio originale, sopravviverete anche a questo.
Per quanto infatti il tocco inconfondibile di Tim Burton si noti dall’inizio alla fine, in tutta la sua grottesca follia, non è comunque riuscito a surclassare l’impronta inquietante e straziante del primo film Disney.
Non fraintendetemi, anche in questa rinnovata versione i più duri troveranno pane per i loro denti.
Il realismo negli occhi di Dumbo rende dilanianti le scene drammatiche, regalandoci una storia a dir poco commovente nel bene e nel male, ma raccontata con più delicatezza e sensibilità.
Sarà perché casa Disney in quasi ottant’anni ha capito che non può sconvolgere le povere menti fragili dei bambini come faceva con noi, ma ha sicuramente posto un freno al povero Tim che già pregustava il momento in cui avrebbe infestato i nostri incubi con schiere di Rosaelefanti.
Questi ultimi tra l’altro, se pur presenti, non si avvicinano nemmeno lontanamente al livello di follia di quelli originali. Dopo tutto questo tempo sono ancora in dubbio se elogiare chi partorì un’idea del genere, o proporli per un ritardatario TSO.
In poche parole quindi, tanta tenerezza e una buona dose di drammaticità fanno da padrone nel nuovo Dumbo, ma in una maniera evidentemente più moderata rispetto alla storia dell’elefantino che abbiamo sempre amato (ma nemmeno troppo, perché la bambina accanto a me ha comunque pianto per metà del film).
Dumbo – l’inconfondibile tocco di Tim
E’ quasi superfluo dire che qualsiasi cosa tocchi Tim Burton, come per magia assume quel suo inconfondibile stile che ti lascia ogni volta a bocca aperta.
Il nostro Dumbo non fa eccezione.
Con una gestione impeccabile della fotografia, Burton ci porta alla scoperta della sua personalissima visione, come sempre piena di colore e dalle linee grottesche, capaci di creare un mondo fantastico, e tramutare ogni singolo fotogramma in un incredibile dipinto.
Costumi esplosivi e scenografie sfavillanti, aiutate da giochi di luce unici, danno vita ad un immaginario creativo ed originale, che ti lascia incollato allo schermo, incapace di staccare gli occhi da quella composizione mastodontica ed affascinante.
Per riassumere il tutto, al di là di ogni altra cosa Dumbo è sicuramente una meraviglia visiva, che chi ama la geniale sensibilità di Tim Burton nel creare mondi, curati fino al più insignificante dei dettagli, non può assolutamente perdere.
L’unica grande domanda che accompagna il nuovo Dumbo è la stessa che ci si pone davanti ad ognuno di questi live action e reboot che ormai stanno invadendo il mondo del cinema: ne avevamo veramente bisogno?
La risposta, come per tutti gli altri, è comunque un secco no, ma visto che sarà il destino che in tanti dovranno inevitabilmente subire negli anni a venire, in questo caso possiamo dire che la Disney e il buon Tim se la sono cavata nel migliore dei modi.
Dal 28 marzo quindi, pronti a spiccare il volo insieme all’elefantino che ha insegnato a tutti noi che essere diversi non è una colpa, ma può trasformarsi nella tua forza più grande, e preparatevi a tornare bambini ancora una volta insieme a lui.
Antea Ruggero
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