Nanni Moretti e il dietro le quinte social di Tre piani
Sono finite le riprese del nuovo attesissimo lungometraggio di Nanni Moretti, Tre piani, liberamente tratto dall’ omonimo romanzo di Eshkol Nevo. Ultimo ciak del film previsto nel 2020, lo ha annunciato lo stesso regista nella trasmissione Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi e Massimo Cervelli.
Tuttavia continua il diario digitale dietro le quinte del set sul profilo instagram dell’autore:
Nelle prime immagini del set compaiono i volti di Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio e Margherita Buy, oltre che lo stesso Nanni Moretti. Non passa inosservato uno dei frame dei primi ciak postati sul social network, dove il regista è avvolto da una toga forense. Moretti coprotagonista, dunque, nel ruolo di un magistrato.
Gli occhi di giudice: lo sguardo di Moretti
“Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male” cantava De André e non potrebbero esserci parole e indumenti più azzeccati per un regista che non ha mai nascosto, nelle sue realizzazioni cinematografiche, la presenza di un personale giudizio critico nei confronti della società contemporanea. Un giudizio tagliente e sibillino se pensiamo al profetico Habemus papam del 2011: l’autore mette in scena l’abdicazione di un papa neoeletto, a causa della perdita di fede. Per motivazioni differenti, forse, ma non risulta difficile la sovrapposizione del personaggio di finzione con papa Benedetto XVI, che nel 2013 ha rinunciato al “ministero pretino”.
Incuriosisce la scelta di Moretti di interpretare un personaggio che unisce in sé un valore talmente enigmatico quanto simbolico; che ha avuto i suoi precedenti ideologici in film quali Caro diario (1993), lungometraggio diviso in tre episodi, dove Nanni Moretti interpreta sé stesso, riflettendo sul ruolo del cinema, sociologia e politica; e Aprile (1998) dove ragiona sulla vittoria delle sinistre e, in generale, sulla crisi delle ideologie.
Il Moretti/magistrato di Tre piani, però, potrebbe essere un giudice ancora più severo. Il romanzo di Nevo racconta la storia di tre famiglie che vivono in una palazzina a Tel Aviv (nella trasposizione cinematografica diventerà un condominio romano). Un viaggio negli anfratti della mente umana: i “tre piani” del titolo riferiscono alle istanze freudiane della personalità – Es, Io e Super-io -. Un’autentica allegoria delle fobie e pulsioni umane. Quale, dunque, la riflessione di Moretti? Bisognerà aspettare il 2020 per scoprirlo (o forse sbirciare il suo profilo Instagram?).