Ieri si è conclusa la quarta edizione di Pillole Tutto in 12 minuti, la rituale rassegna del Teatro Studio Uno che vede protagonisti le compagnie e gli artisti che vorrebbero vedersi sul cartellone del prossimo anno del Teatro. Se non ne sapete nulla e volete approfondire potete andare qui. Se già sapete di cosa parliamo qui sotto ci sono i progetti selezionati e che si sono esibiti, ieri, al Teatro Biblioteca Quarticciolo. Noi di MMI abbiamo seguito tutta la rassegna come Media Partner, e di seguito troverete le nostre mini recensioni.
LEI
Lei è un progetto del gruppo Sette Fondatori. Agnieszka Jania porta in scena, in forma di teatro danza, un pezzo molto evocativo che rimanda a “Non io” di Samuel Beckett. La ricerca della propria femminilità, la ricerca di un linguaggio (e di una lingua anche), la ricerca delle parole stesse (che quando sono sbagliate sono ancora più forti) pone questo estratto in una dimensione fortemente irrisolta, che ne caratterizza lo stile e la potenza emotiva.
SI TAGLIA CON UN GRISSINO
Sophia Andreozzi e Daniele Flamini interpretano due facce dello stesso male di vivere. L’incapacità di accettare il benessere, le inutili elucubrazioni su temi futili, lo stare tra gli altri, lo stare da soli, tutto quello che ci capita ogni giorno nel panico quotidiano di chi deve, semplicemente, prendere una confezione di tonno dallo scaffale del supermercato. Forse la recitazione si spinge verso toni innaturali, il testo invece è dritto e ironico.
NINFAmania
Una vecchia ti guarda correre in bagno perché stai inseguendo un cliente col quale vorresti avere un rapporto sessuale. La vita dei ninfomani è sconosciuta e buffa. Michele Pagliai interpreta Luisa, la ninfomane, e riempie di ormoni selvaggi tutta la sala. L’effetto è divertentissimo, grazie anche a un testo che gioca con la storia della protagonista, e che ne svela sia “i nodi irrisolti” che le gag. Emanuela Parisi ne è l’autrice e la regista.
RISONANZA 448HZ
In scena ci sono Elena Lunghi con tre microfoni e una pedaliera da una parte, Daniele Casolino dall’altra con alcune drum machine, sullo sfondo scorrono immagini di corpi che si avvinghiano e si lasciano. Il testo è Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane. Sul programma di sala si legge che 448HZ è la frequenza del chakra, o qualcosa del genere. Nulla però di questa interessante idea trapela nell’estratto che abbiamo visto, e si ha l’impressione di aver mancato l’occasione di fondere i due linguaggi: la musica elettronica e la drammaturgia.
RENATO MORTO
Un bambino trasportato da una cicogna non arriva alla sua destinazione finale: nasce morto. Va a lamentarsi dal Corvo, un efficiente gestore delle nascite. Si aggira in scena un terzo personaggio: una ragazza legata a una gabbietta per uccelli che subisce le angherie del Corvo, e poi, infine, si libera. La situazione è infantile e macabra, non chiara nelle intenzioni. Il testo è di Alessia Giovanna Matrisciano, e in scena ci sono Leonardo Santini, Daniele Di Forti, Chiara Cappelli della Compagnia RAT.
SUCK MY IPERURANIO
La Compagnia Bölla con Giovanni Onorato porta in scena il percorso comico di un essere umano dentro e fuori la quotidianità di un essere umano per approdare alla verità delle cose. Spassoso, morettiano.
CERVUS
Cervus è il lavoro di Lumik Teatro con Ludovica Apollonj Ghetti e Michele Demaria. Un’auto, una coppia, un weekend da trascorrere in tranquillità e tutti gli squilibri mentali che vengono a galla prima ancora di investire un cervo che attraversa la strada. Atmosfere americane, grandi strade di montagna e nessuno che passa a tenderti la mano. Un lavoro ben fatto, e un’interpretazione saggia.
VUOI TU
Il Collettivo Nonnaloca presenta un lavoro sull’infanticidio. Cosa è vero e cosa no, cosa potrebbe esserlo o viene semplicemente estorto. Il gossip, i pop corn, due donne contro una. Le attrici (Marta Bulgherini, Irene Ciani, Camilla Tagliaferri) sono ben collaudate in un sali scendi di tensioni, ma il testo è debole e scontato.
Questi sono i progetti che vedremo il prossimo anno al Teatro Studio in forma di spettacolo completo. Li terremo d’occhio, dunque.
Infine ringraziamo per le foto Luisa Fabriziani, che ce le ha gentilmente concesse.