A pochi giorni dall’apertura della crisi, il PD si spacca nuovamente in due. Il botta e risposta dei leader delle due correnti, Zingaretti e Renzi. L’ex premier invoca un governo di transizione, ma il segretario Dem respinge l’ipotesi.

L’elettore del PD che auspicava l’unità all’interno del partito in vista dell’elezioni rimarrà deluso. Dopo solo pochi giorni dall’apertura della crisi, in casa PD è ricominciata la bagarre tra le due anime del partito.

A lanciare il sasso è Matteo Renzi che, in un’intervista rilasciata a Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera, ha manifestato la sua contrarietà alle elezioni di ottobre/novembre ed ha chiesto il sostegno di tutti i partiti in Parlamento per appoggiare un governo di transizione che permetta di gestire la fase preelettorale:

“Faccio un appello a tutti. Dalla Lega ai 5 Stelle, da Forza Italia alla sinistra radicale, dalle Autonomie ai sovranisti fino ai gruppi parlamentari del Pd, della cui tenuta non dubito. A tutti. Ci vuole un governo istituzionale che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari, che eviti l’aumento dell’Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni. Penso che quando Mattarella inizierà le consultazioni, una parte dei parlamentari dovrà aver già espresso la propria adesione a questo disegno. Così il presidente potrà valutare l’eventuale incarico a un premier autorevole. A lui toccheranno le scelte: noi dobbiamo consegnargli una ipotesi concreta”.

L’affondo alla segreteria del partito

Nel tentativo di recuperare la rilevanza che aveva nel partito, Renzi non risparmia un duro attacco ai vertici del partito:

“Nell’ultima settimana sono stato attaccato più volte dai membri della segreteria. Leggo che il gruppo dirigente vorrebbe votare subito perché almeno si cambiano i parlamentari renziani: sono pronti a dare cinque anni di governo a Salvini pur di prendersi i gruppi parlamentari d’opposizione. Nobile motivazione, per carità, ma riduttiva. Stanno ancora una volta attaccando il Matteo sbagliato. Zingaretti dice: “Renzi ci dia una mano”. Accolgo volentieri l’appello, ma per me la mano va data al Paese più che alla ditta”.

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Matteo Renzi – Photo Credit: ANSA/Angelo Carconi

La risposta di Zingaretti

Il segretario PD, Nicola Zingaretti, ha prontamente rigettato qualunque ipotesi di governo di transizione:

“Tutto il Partito Democratico in questi lunghi mesi ha escluso con toni diversi qualsiasi ipotesi di accordo con il Movimento 5 stelle.  Io sono stato accusato ingiustamente, per mesi, di essere il fautore di questo progetto nascosto. Ricordo, non per polemica ma per ricostruzione storica, il rifiuto assoluto anche solo di voler discutere di questo tema. In molti casi si è arrivati a teorizzare che in realtà con Lega e 5 stelle ci si trovasse di fronte a due destre, due facce della stessa medaglia entrambe pericolose e illiberali da sconfiggere.  Ho combattuto con tutte le mie forze questa analisi che però ha sicuramente contribuito a ridurre i margini di manovra della nostra iniziativa politica.

Zingaretti ha poi aggiunto:

“Ho ben chiara la minaccia rappresentata dall’iniziativa di Salvini, addirittura per la tenuta della democrazia liberale, ma il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane. Di fronte a una leadership della Lega, che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata, è credibile imbarcarsi in un’esperienza di governo PD/5 stelle (perché di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Nel nome della salvaguardia della democrazia? Io con franchezza credo di no. È forte dire nel nome della democrazia non facciamo votare? Ho anzi il timore che questo darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini. Griderebbe lui allo scandalo. Daremmo a lui la rappresentanza del diritto dei cittadini di votare e decidere. Davvero allora i rischi plebiscitari sarebbero molto seri”.

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Il segretario PD, Nicola Zingaretti – Photo Credit: Notizie Oggi 24

Le dichiarazioni di Calenda

Anche l’ex Ministro dello sviluppo economico è entrato nella discussione, bollando come “folle” l’ipotesi di Renzi di un governo di transizione sostenuto da varie forze politiche.

Così Carlo Calenda:

“Va costruito un fronte largo e andare al voto senza paura, perché altrimenti oltre al rischio di perdere le elezioni c’è la certezza di perdere l’onore. Sarebbe oltretutto un favore a Matteo Salvini, il quale non aspetta altro che fare sei mesi di campagna elettorale dando addosso a un governo tecnico sostenuto da Pd e M5S”.

Canone Rai Renzi e Calenda a confronto
Matteo Renzi e Carlo Calenda Photo Credit: tiscali.it

Il caos PD

Le parole del segretario rappresentano la miccia che ha fatto esplodere nuovamente le divisioni interne al partito.

Mentre i renziani, che rappresentano la maggioranza dei gruppi parlamentari del PD, si compattano intorno al loro leader, con Marattin che sostiene la necessità di un governo “anti-iva”, i membri del partito fedeli a Zingaretti rifiutano esplicitamente un’ipotesi di questo tipo.

Tuttavia, all’interno dello stesso partito si sta facendo largo una terza corrente, equamente divisa tra le due principali, che non sarebbe contraria a prescindere ad un governo di transizione, pur non approvandolo esplicitamente e senza aderire al progetto di Matteo Renzi.

Indiscrezioni politiche, ad oggi negate dai protagonisti, vedrebbero l’ex Ministro dei beni e della attività culturali, Dario Franceschini, tessere una ragnatela di dialoghi con i vari esponenti politici di tutti i partiti, in particolare con il Presidente della Camera, Roberto Fico, per vagliare attentamente tutte le ipotesi in campo.

L’indiscrezione sembra essere tacitamente avallata anche da un altro esponente di spicco del partito, l’ex Ministro dei trasporti, Graziano Delrio, che, in un’intervista al Mattino, ha ribadito la sua piena fiducia al Presidente della Repubblica Mattarella, consapevole che il Capo di Stato tenterà ogni possibile strada per evitare le elezioni anticipate.

Lo stesso discorso pare confermato anche dall’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che auspica la formazione di un governo che duri pochi mesi e che lavori alle poche, ma cruciali, sfide in materia economica che attendono l’Italia nei prossimi mesi.

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