Dall’ esaltazione alle critiche il passo è breve. Ad un Wimbledon concluso nel solco della tradizione è seguita un’ estate nel segno del ringiovanimento. I dominatori dell’erba inglese, dopo un luglio da protagonisti, hanno dovuto cedere in quel di Cincinnati il passo ai giovani. E con gli U.S. Open alle porte, il meglio deve ancora venire
“Non c’è nulla da fare. Tra i migliori di sempre e la nuova guardia c’è ancora un abisso incolmabile”. Dichiarazioni che risuonavano come laudatio funebris appena un mese tra i forum ed i social tennistici ed evaporate all’ improvviso sotto il caldo sole di agosto. Il vento del cambiamento potrebbe essere in arrivo come un uragano capace di scardinare nuove e vecchie certezze. A Cincinnati il trend è cambiato.
I re del tennis hanno parzialmente abdicato, quasi tutti nello stesso momento a favore di astri nascenti stufi di essere considerati mai veramente all’ altezza. Il primo passo è stato fatto; bisognerà ora attendere gli U.S. Open per capire se siamo in presenza di un vero cambiamento o semplicemente di un colpo di sole estivo.
K.O. tecnico
La cosa peggiore non è cadere, bensì non rialzarsi e giacere nella polvere. Una breve considerazione di Paulo Coelho idonea a descrivere alla perfezione il 2019 di Roger Federer dalla debacle di Wimbledon in avanti. Lo svizzero, nel giro di poche decine di minuti, è passato dalla possibilità di firmare il nono sigillo ai Championships al crollo verticale. Una sconfitta pesante soprattutto per la maniera in cui è maturata con due match point sul proprio servizio buttati al vento.
Il tempo cura le ferite. A volte forse però non abbastanza. Dopo un mese di pausa per ricaricare le pile, il numero 3 del mondo è tornato in campo a Cincinnati deciso a ripartire più forte di prima. Ma le scorie della sconfitta con Djokovic erano ancora lì e si sono ripresentata alla prima occasione buona. Superato senza problemi il primo turno, l’ elvetico si è trovato opposto l’odierno numero 47 del ranking Andrey Rublev in un’ evidente giornata di grazia.
Un match dal copione anomalo con il russo a comandare e Roger costretto ad inseguire. Un primo set perso malamente con due turni di servizio concessi all’ avversario ed una seconda partita decisa al fatidico settimo game nel corso del quale a fare la differenza è stata la solidità mentale dei due giocatori. Federer ha provato a forzare risposte e seconde di servizio, ma Rublev è rimasto freddo riuscendo a segnare la prima rivincita della nuova generazione tennistica.
Un colpo basso per King Roger il quale, però, con gli U.S. Open alle porte non dovrà attendere molto per poter dimostrare, ancora una volta, di essere il più forte di sempre.
Non va meglio a Nole
Trionfare negli slam non garantisce una rendita futura. Lo sa bene Novak Djokovic che ha potuto avere la prova diretta di ciò sul cemento americano. Mettere in bacheca il quinto successo a Wimbledon e domare in finale una leggenda come Federer non è stato sufficiente per avere la meglio di un giovane emergente voglioso di farsi largo tra le sabbie mobili della classifica ATP.
In quel di Cincinnati, in realtà, Nole parte al meglio e nelle prime tre uscite non perde neanche un set giungendo una sola volta al tie break ai quarti di finale contro Lucas Pouille. Un percorso lineare, senza intoppi. Poi arriva la semifinale con Daniil Medvedev bravo ad eliminare nel turno precedente Rublev, il giustiziere di Federer. Il serbo archivia il primo set con un secco 6-3, ma poi, punto dopo punto, viene abbattuto dai colpi del russo bravissimo a non scomporsi sino alla fine.
Un’ eliminazione frutto, come ammesso dallo stesso Djokovic in conferenza stampa, non di errori propri ma di una superiorità evidente dell’avversario. Uno stop improvviso ed inaspettato che forse capita però nel miglior momento possibile per Nole il quale, per arrivare concentrato al massimo all’ ultimo slam stagionale, aveva probabilmente bisogno di una doccia fredda.
Cincinnati: fuoco di paglia o inversione di tendenza?
Può essere mai possibile che tutti o quasi i re del tennis abbiano abdicato contemporaneamente? Eppure, a ben vedere, sembrerebbe essere proprio questo il verdetto dell’ ATP di Cincinnati. Un responso però solamente parziale che, per dotarsi di minima veridicità, dovrà attendere prima l’esito degli U.S. Open e poi il termine della stagione.
Secondo alcuni saremmo in presenza di una semplice sbandata estiva. Sembrerebbe pensarla in tal senso un diretto interessato come Roger Federer, il quale pochi giorni fa ha dichiarato:
“Penso che nessuno avrebbe mai immaginato che io, Novak Djokovic e Rafael Nadal potessimo dominare il circuito per tutti questi anni. Tutti e tre siamo stati molto costanti e solidi nel tempo. Abbiamo fermato l’ascesa di molti giovani giocatori promettenti. Non sono sicuro che gli altri ragazzi posseggano il nostro talento. Entrare in top 8 è molto difficile, restarci ancora di più. Figuriamoci essere sempre tra i primi tre giocatori del mondo”. Fonte: www.tennisworlditalia.com.
Considerazioni importanti basate sui numeri e statistiche che però, dopo l’ultimo torneo americano, avranno bisogno di nuova linfa per apparire ancora realistiche ed evitare inoltre che l’ ATP di Cincinnati divenga la causa scatenante del passaggio di consegne tra ciò che era e ciò che sarà.