A Matera, capitale della cultura 2019, Cary Fukunaga gira alcune scene del venticinquesimo film dell’iconica saga spionistica con protagonista James Bond: “No time to die”.
Pierre Bourdieau sostiene che da genitori e figli non venga trasmessa solamente l’eredità genetica, dunque caratteristiche evolute e innate al tempo stesso, ma ne viene trasmessa un’altra anch’essa naturale seppur non congenita: la cultura capitale. L’importanza di quest’ultima, evidenziata dall’aggettivo che la caratterizza, scaturisce dal suo essere base e fondamenta per lo sviluppo di un essere che sia umano e non disumano. Solamente con la consapevolezza di una totale dedizione allo sviluppo di tale virtù si può ambire ad accrescere se stessi.
Matera, seconda città della Basilicata e sedicesima in Italia per grandezza, ha raggiunto l’apice. “La città dei sassi”, che per un profano sarebbe non certo indizio di ingegno, è riuscita nel corso della sua preistorica crescita a far sbocciare dalla sua superficie granitica un enorme cultura capitale tanto da diventare capitale della cultura. L’ambientazione, inoltre, da racconto medievale sprona lo straniero italofilo a valorizzarne il territorio. Cary Fukunaga, regista americano di padre giapponese (si spiega il cognome nipponico) ha scelto i vetusti sassi per girare alcune scene del venticinquesimo James Bond, “No time to die”. L’iconico agente 007 dopo il lago di Garda in “Quantum of solace”, Roma in “Spectre”, Venezia in “Casino royale”, Cortina in “Solo per i tuoi occhi” si ritrova a dover fronteggiare il consueto nemico nell’entroterra Lucano. Invece di un vodka Martini si accontenterà di un buon Aglianico del Vulture.
Un riconoscimento che conferma la fascinosa attrattività del nostro paese e soprattutto, ad oggi, di Matera che si appresta ad ospitare la sua terza grande produzione cinematografica americana dopo “Ben-Hur” di Timur Bekmambetov nel 2016 e “Wonder Woman” di Patty Jenkins nel 2017. Certo il Tax Credit sui film stranieri partorito dal decreto legge cultura del 2016 ha anche i suoi meriti, ma questa è un’altra storia.