Gorkij: dalla vita di stenti all’incontro con Stanislavskij. L’adesione al regime di Stalin e la morte sospetta
Aleksej Maksimovič Peškov, meglio conosciuto come Gorkij, nasce nel marzo 1868 a Nižnij Novgorod.
La morte prematura del padre lo costringe a farsi ospitare dai nonni e, dopo la morte della madre, il nonno lo caccia di casa con queste parole: “Io non ti posso appendere al collo come una medaglia, vai nel mondo”.
Aleksej non ha ancora 10 anni, ma è già costretto a girare per la Russia e a mantenersi accettando tutti i lavori che gli capitano.
È tipografo, calzolaio, fornaio e sguattero su un battello. Proprio mentre è in viaggio sul Volga, incontra un cuoco che gli insegna a leggere e lo indirizza verso i più grandi scrittori del tempo, invogliandolo alla lettura.
Non padroneggia ancora bene la lingua russa, ma verso i 20 anni inizia a scrivere racconti e dal 1892 si firma con il nome Gorkij, lo pseudonimo col quale è diventato celebre nella letteratura.
Gorkij significa “amaro” e non poteva trovare nome più indicato per il suo riscatto.
Fatica, miseria, delusioni e mancanza di considerazione (che lo porta a tentare il suicidio più di una volta), sono la costante della sua vita e dei tanti vagabondi che incrocia. È anche a loro che lo scrittore vuole dare voce, agli emarginati e diseredati che sono la parte la più numerosa e più debole della società russa.
Ecco allora i protagonisti del testo teatrale “I Bassifondi”, conosciuto anche come “L’albergo dei poveri”: uomini e donne ospitati in un dormitorio pubblico. Senzatetto, prostitute, ladri e alcoolizzati.
L’argomento è originale per il tempo, ma Stanislavkij lo accetta e lo propone al Teatro dell’Arte di Mosca nel 1902.
Il successo che riscuote il dramma è enorme. Il talento di Gorkij viene finalmente riconosciuto e la rivista Ogonëk lo acclama come “massimo scrittore proletario del mondo”.
Viene nominato Membro onorario dell’Accademia delle Scienze, ma lo zar Nicola II che non gradisce il suo impegno contro la povertà e le ingiustizie, annulla la procedura e lo confina in Crimea.
Arrivano intanto gli anni della rivoluzione e, riconoscendo l’influenza dello scrittore sul popolo russo, Lenin cerca di portarlo dalla sua parte.
Stalin, più tardi, fa lo stesso, convincendolo ad aderire al Regime.
Gorkij, forse costretto dalle minacce rivolte al figlio, accetta anche se non è convinto. Rifiuta però di scrivere un libro su Stalin come gli era stato richiesto e questo insinua nel dittatore dubbi sulla sua fedeltà.
Ed è proprio questo suo controverso rapporto con il potere a far nascere sospetti sulla sua morte, a Mosca, nel 1936, secondo molti non avvenuta per cause naturali.
Alessandra Casanova
Anna Cavallo