Andrea Alongi condannato ai domiciliari per la detenzione di oltre 100 grammi di hashish, piante di marijuana e strumenti per la coltivazione di cannabis
Iconica la figura di Andrea Alongi che siede da testimone durante il processo del caso Bonsu: processo che vide il ragazzo ghanese vittima di un pestaggio a sfondo razziale da parte dei vigli urbani. Dieci anni dopo il 29enne torna sotto i riflettori, ma stavolta l’imputato è lui.
L’arresto
I carabinieri di Parma, dopo aver fermato il ragazzo per il possesso di quantità minime di hashish, hanno proseguito con la perquisizione del domicilio. Alongi già in passato, infatti, aveva avuto problemi con le Forze dell’Ordine, a causa della sua grave tossicodipendenza.
All’interno dell’abitazione sono state rinvenute piante di marijuana, hashish, una lampada alogena calorifera, un ventilatore, un termometro, e tutti gli strumenti necessari per la coltivazione di cannabis in serra.
Il 29enne è stato condannato ad un anno e sei mesi di domiciliari. È stato lui stesso a confermare ciò che è accaduto, pubblicando su Facebook i documenti relativi al sequestro.
Solo tre anni fa Andrea Alongi affermava: “Ora che ho più sale in zucca direi ai miei fratelli: fate tutto il contrario di ciò che ho fatto io”. Viene spontaneo chiedersi che fine abbiano fatto i suoi buoni propositi.
Il ragazzo aveva infatti iniziato un percorso di disintossicazione presso il Ser.T. di Parma. E dalle foto che negli ultimi mesi ha postato su facebook, in compagnia della sua ragazza, sembrava del tutto intenzionato a seguire con serietà tale strada.
Per rimanere aggiornato, leggi tutta l’attualità.