Nel parco delle Sabine a Roma sono stati trovati dei bocconcini letali

Ritrovati bocconcini mortali per cani dai volontari in zona Porta di Roma

Nel parco delle Sabine, un abitante della zona ha recuperato nascosti tra i fili d’erba dei bocconcini mortali. Precisamente nella zona di Porta di Roma, nell’area dei picnic, la donna ha ritrovato dei pezzi di spugna fritta che se ingeriti portano al soffocamento dell’animale.

Una denuncia importantissima, quella fatta da una ragazza che portando abitualmente il suo cane a passeggio, ha notato le “polpette mortali“. La ragazza ha infatti avvertito l’Associazione Volontari Parco delle Sabine lanciando per prima l’allarme.

L’Associazione si è quindi mossa per verificare la reale presenza degli oggetti incriminati, comunicando l’effettiva presenza dei bocconcini mortali.

Che cos’è questa spugna fritta?

“Ricordiamo che la spugna fritta risulta essere un boccone molto goloso per i cani ma al tempo stesso letale per l’animale che lo ingoia”, esordiscono così i volontari dell’associazione avvertendo le persone che abitualmente si recano nel parco con il proprio “fido”.

Questo bocconcino non è altro che una vera e propria spugna che viene fritta nell’olio per risultare appetibile all’animale.

Il meccanismo che si cela dietro questi bocconcini mortali è abominevole. L’odore del fritto è in grado di richiamare l’animale che scambia la spugna per un cibo commestibile. Al momento della digestione, la spugna, intrisa dei succhi gastrici, si gonfia sempre più, occludendo lo stomaco dell’animale.

Un vero e proprio crimine a tutti gli effetti, quello perpetrato da queste persone senza scrupoli. Un reato per cui esiste giustamente la reclusione.

Numeri da capogiro

Raccapriccianti sono i numeri a testimonianza di questa riprovevole attività. L’AIDAA nel 2018 denunciava oltre 40.000 animali avvelenati da inizio anno, tuonando nel 2019 con una media di 42 animali avvelenati al giorno.

Un fenomeno che si sparge a macchia d’olio, che va dalle isole al sud Italia soprattutto. Alcuni abitanti convinti di apportare benessere al loro paese spargono senza scrupoli del veleno per combattere il randagismo. Servirebbe solo un po’ di civiltà ed amor verso l’altro.

Cosa fare

L’AIDAA in risposta a questi eventi ha pubblicato un decalogo da attuare nel caso in cui venissero ritrovati questi bocconcini mortali:

  1. Chiamare le forze dell’ordine, delimitare l’area in cui è stato ritrovato il bocconcino, avvisare il Servizio Anti Veleni della propria Ats ed il Servizio Veterinariodella propria ATS.

2. Prelevare l’esca non toccandola con le mani aiutandosi con un involucro anche di plastica.Chiuderla in un contenitore per poi consegnarla al servizio veterinario, oppure all’istituto di zooprolifassi o alle forze dell’ordine in modo che si possa procedere alla sua analisi.

3. Non annusare il bocconcino per nessuna ragione.

4. Tenere i cani a guinzaglio corto ed a debita distanza.

5. Ricorrere senza indugi al veterinario nel caso in cui si sospetti che il proprio animale possa aver ingerito o annusato l’alimento.

Doveri esistenti anche per il Sindaco e per la polizia locale. Nel caso in cui vi fossero ritrovamenti, il Comune deve procedere entro 48 ore alla bonifica e alla segnalazione dell’area in questione. La Polizia Locale dovrà agire in tempi rapidi allertando il servizio anti veleni Ats ed il servizio veterinario dell’Asl.

Le guardie zoofile invece dovranno circoscrivere l’area, conservare in maniera adeguata l’esca ed avvertire i servizi pubblici anti-veleno.

Ricordando nel 2010 un atto brutale: la tortura di gatti che vennero addirittura incollati tra di loro. A poco riescono le campagne di sensibilizzazione che vengono ascoltate da chi ha già di per se un amore o un attitudine al rispetto per gli animali. Un problema sociale difficile da risolvere e che fa capire quanto gli uomini siano i veri animali.

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