Al Teatro Rasi di Ravenna Toni Servillo in Elvira. Omaggio al regista, attore e teorico Louis Jouvet. Tratto dall’opera di Brigitte Jaques

Io penso che oggi, una parte dei giovani abbia un’idea dell’attore come di un camaleonte che amministra più o meno qualche dote in cui è particolarmente specializzato, come se recitare fosse un’acrobazia perenne e non invece un mettere a disposizione la propria complessità e la propria personalità nel confronto approfondito col testo

Parole di Toni Servillo, rilasciate nell’intervista di Massimo Marino su doppiozero.com che sintetizzano il messaggio dell’opera Elvira di Brigitte Jaques, in questi giorni sul palco del Teatro Rasi di Ravenna. Servillo è l’attore, regista e teorico del teatro Louis Jouvet che al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi dà lezioni a Claudia, aspirante attrice, ebrea, mentre fuori divampa il fuoco sterminatore del nazismo.

ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO
ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO

Lezioni che Jouvet ha tenuto realmente, tra febbraio e settembre del 1940, all’allieva Paula Dehelly, e che racchiudono la sua poetica sul teatro e sull’attore. Ad interpretare la parte della ragazza, alle prese con il monologo di Donna Elvira nel Don Giovanni di Molière, c’è Petra Valentini. Servillo /Jouvet la chiama a svuotare il personaggio dallo stereotipo della donna sedotta e abbandonata per trasformarla in un essere toccato dalla luce dell’amore che rigenera e trionfa sul risentimento.

L’ Elvira che lui cerca è investita da uno stato di grazia inaspettata che la spinge a cercare ancora l’uomo che l’ha tradita. Non per chiedere che ritorni, ma che cerchi di salvarsi da se stesso e dai suoi sciagurati comportamenti. Metamorfosi, illuminazione, pathos.

 ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO
ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO

Il cielo che si abbassa fino alla terra e l’attore chiamato ad essere ricettacolo. A farsi attraversare dal sentimento fino ad esprimerlo con la massima intensità, perché sul palco si compia quel rito di immedesimazione e purificazione per chi assiste alla rappresentazione. E’ il dono che il teatro deve fare per essere se stesso.

Ma lei non è ancora pronta. Le prove si susseguono, mentre di tanto in tanto rimbombano gli spari e i carri armati che solcano le strade. La dialettica allievo/maestro viaggia sui binari del dualismo ragione/abbandono totale di sé che ogni attore deve affrontare per essere credibile. Non si ragiona sul personaggio, dice ancora Jouvet, lo si abita rinunciando a intervenire con il proprio ego.

 ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO
ELVIRA (C) FABIO ESPOSITO

Tutto questo ha le sembianze di un’annunciazione che ci riporta a quella di Maria e all’arcangelo Gabriele, come se anche il teatro racchiudesse il mistero e la sacralità di cui l’attore deve essere messaggero. Altrimenti recitare è vuoto compiacimento di sé.


Insieme a Petra Valentini, Francesco Marino (Octave/Don Giovanni) e Davide Cirri (Lèon/Sganarello).
Lo spettacolo, una produzione Toni Servillo/Teatri Uniti, è in calendario al Teatro Rasi, nell’ambito della Stagione dei Teatri, fino a domenica 1 dicembre.
Sempre domenica 1 dicembre alle 17.30, al Rasi, Servillo dialoga con il saggista Massimo Marino e con il regista e drammaturgo Marco Martinelli.

Alle 19 e alle 21.15, invece, al Cinema Mariani di Ravenna, viene proiettato il film Il teatro al lavoro, del regista Massimo Pacifico, con Toni Servillo, documentario prodotto da Teatri Uniti, in collaborazione con RaiCinema. Info su ravennateatro.org

Anna Cavallo