Occhiali a cuore rossi, lecca lecca in bocca e lo sguardo di una donna adulta. Muore il 26 dicembre, a 73 anni, Sue Lyon, la Lolita che, nei suoi freschissimi 14 anni, fece innamorare il professore di liceo Humbert Humbert e milioni di spettatori e cultori dell’omonimo film.
Voluta fortemente da Stanley Kubrick, dopo una selezione di quasi 800 ragazze, con la sua interpretazione Sue Lyon si conquistò una nomination agli Oscar e un Golde Globe come migliore attrice emergente.
“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta.
Era Lo, null’altro che Lo, al mattino, diritta nella sua statura di un metro e cinquantotto, con un calzino soltanto. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita.“
Definita da Nabokov ‘una ninfetta perfetta’, negli anni successivi al film di Kubrick recitò per il piccolo schermo e ottenne piccole parti in serie tv. In parte a causa del destino travagliato del film. All’epoca della sua uscita, film fu in parte tagliato e vennero modificate delle sequenze, la Chiesa cattolica, in un primo momento, aveva condannato il film tentando di dissacrarne la circolazione e la conseguente notorietà: chi vedeva il film sarebbe caduto in peccato, secondo i periodici di stampo cattolico. Dopo le modifiche realizzate da Kubrick, il film ottenne l’approvazione clericale a condizione che sul materiale pubblicitario del film fosse ben evidenziato il divieto per i minori di 18 anni.
Ormai da tempo scomparsa dalla luce dei riflettori, avevo detto a parenti ed amici di essere malata da tempo. Il suo ultimo ruolo è del 1980, l’horror Alligator di Lewis Teague.
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