Ritratto della giovane in fiamme” regala agli spettatori una storia drammatica in costume in un ardente inno all’uguaglianza e all’amore dove l’elemento maschile è quasi assente. Per il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani l’ha definito “Un manifesto discreto e potente“.
La trama
1770. Marianne, pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.
La recensione
“Ritratto della giovane in fiamme“, premiato al Festival di Cannes per la migliore sceneggiatura e insignita sulla Croisette della Queer Palm, è un raffinato racconto sulla storia di un amore quasi proibito che mette in un angolo i canoni maschili per favorire la sensibilità femminile come non si vedeva da tempo al cinema.
Una sceneggiatura delicata che si trasforma in una riflessione, ancora attualissima, sul ruolo della donna nella società e nell’arte. Una riflessione nella quale l’elemento maschile è contemplato di sguincio, per gli effetti e le influenze esercitate sul femminile. Bellissime anche le inquadrature e la fotografia che si intrecciano perfettamente, quasi studiate, e che danno al film uno sguardo alto e poetico.
Ottimo il lavoro della regista Céline Sciamma sulle sequenze d’amore tra le protagoniste: mai pudiche, né gratuite. Romantiche e naturali. E lo spettatore finisce per bruciare di passione insieme a loro.