Discusso, amato, odiato, poi rimpianto, dimenticato, oggi riportato in vita da un grandissimo Pierfrancesco Favino in questo attesissimo “Hammamet“, per la regia del Gianni Amelio, con Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Giuseppe Cederna, Renato Carpentieri, Claudia Gerini, il rimpianto Omero Antonutti, Alberto Paradossi.
La trama
“Hammamet” riflette su uno spaccato scottante della nostra Storia recente. Sono passati vent’anni dalla morte di uno dei leader più discussi del Novecento italiano, e il suo nome, che una volta riempiva le cronache, è chiuso oggi in un silenzio assordante. Fa paura, scava dentro memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti “realmente accaduti” ma non la verità. La narrazione ha l’andamento di un thriller, si sviluppa su tre caratteri principali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall’interno.
Il trailer
La recensione di Hammamet
C’erano tanti modi per raccontare Bettino Craxi ma il regista Gianni Amelio ha scelto una strada poco chiara, quasi surrealista e incerta. “Hammamet” presenta anche tante lacune soprattutto a livello di sceneggiatura che risulta, in certi momenti, noiosa e prolissa. Il film non ha un ritmo ma insegue solo uno sguardo intimo, umano, ma che paradossalmente non emerge perché non stimolato, non pungolato dagli eventi o dai personaggi che gli si muovono attorno.
“Hammamet” lascia perplesso chiunque lo veda però ad emergere ancor di più si intuisce quanto il centro di tutto questo percorso sia Pierfrancesco Favino. Una bravura talmente sublime che sembra reale a partire dalla voce oltre che ai gesti, le espressioni e il respiro. Una mimesi clamorosa in cui l’attore romano si supera e va oltre persino a film come “ACAB” e “Il Traditore“. Favino, quindi, riesce ad andare oltre alla semplice rievocazione grazie, anche, al trucco di Andrea Leanza e Federica Castelli che è durato più di un anno di sperimentazione).
Nonostante l’incredibile interpretazione di Favino, “Hammamet” lascia troppo spazio a silenzi, al personaggio di Fausto e di Luca Filippi. Non convince neanche Livia Rossi che interpreta una figlia devota al padre. Nel film anche un’improbabile somiglianza fisica tra Alberto Paradossi e Bobo Craxi, il figlio schiacciato dal nome, dall’abilità del padre, dalla sua lungimiranza, di cui insegue l’eredità politica già dissolta.
Nel cast anche Claudia Gerini dove interpreta l’Amante fedelissima non riesce a capire che l’uomo che ha di fronte, piegato dal diabete, da un tumore, dalla sconfitta, non è più quel Leone da adorare a cui si era prostrata.
Tutte interpretazioni che non aggiungono nulla alla storia in se (forse utilizzati poco e male) tranne Renato Carpentieri che, quando duetta con Favino, ci regala un salto di qualità.
Insomma un film non riuscito e, nel suo non raccontare niente o quasi, da spazio pure a Olcese e Margiotta, al cabaret, alle velate critiche a D’Alema e Silvio. Il tutto però addolcito da una bella fotografia e dalla colonna sonora di Nicola Piovani. Un progetto che, infine, non fa capire chi era realmente Bettino Craxi.