Nasceva il 22 febbraio, precisamente all’inizio del secolo, Luis Buñuel, uno dei registi più importanti e rivoluzionari del cinema. Nelle sue opere surrealiste trattava i temi dell’inconscio e dell’irrazionale, che sfociavano poi nell’indagine della sessualità umana e muovevano una critica alla borghesia e al clericalismo.
Luis Buñuel: cinque film per conoscere meglio questo regista
Un cane andaluso (Un chien andalou, 1929)
Questo è il primo film della carriera di Luis Buñuel: un documentario surrealista diretto dal regista e sceneggiato con la collaborazione di Salvador Dalì. Il film si pone come una critica morale e mette in mostra la forte pulsione sessuale tra i due amanti protagonisti, ostacolata però dalle allucinazioni oniriche dell’uomo. Ciò vuole rappresentare le convenzioni sociali che ostacolano l’essere umano dal conseguimento del proprio successo personale.
La pellicola è intrisa di psicanalisi e si pone come una critica dei movimenti avanguardisti precedenti. Tra questi troviamo il dadaismo, a cui viene imputata la mancanza di un contenuto vero e proprio.
L’âge d’or (1930)
Questo film segna la seconda collaborazione tra Luis Buñuel e Salvador Dalì. Nuovamente, due amanti desiderano consumare la propria passione, ostacolata però dalla società circostante.
Il film segna l’ingresso in una nuova fase surrealista: Dalì e Buñuel firmano, nello stesso, il Secondo Manifesto del Surrealismo, distaccandone i temi principali da quello pittorico.
A causa della forte critica alla Chiesa (i Papi come scheletri, ancora vestiti dei propri abiti religiosi), il produttore del film rischiò la scomunica e la Francia ne impedì la proiezione fino al 1981.
L’angelo sterminatore (El ángel exterminador, 1962)
Il film è una feroce critica alla classe borghese, bloccata nella propria condizione umana e psicologica, da cui non riesce ad uscire. Proprio per questo il regista ha voluto, in questo film, rappresentarne dei membri intrappolati in una stanza, da cui non possono uscire e in cui nessun altro può entrare.
Rappresentandone il naufragio psicologico, Luis Buñuel si ispira all’Apocalisse di Giovanni e la rilegge in chiave surrealista e onirica.
Bella di giorno (Belle du jour, 1967)
Catherine Deneuve interpreta Séverine, moglie di un medico che si rifugia, ogni pomeriggio, in una casa d’appuntamenti. La donna infatti pensa che, prostituendosi, possa, in una sorta di psicanalisi autoimposta, riuscire a guarire da quelle fobie che la rendono frigida verso il consorte.
Fortemente intriso di sessualità, il film venne comunque considerato un oggetto di altissimo valore, tanto da aggiudicarsi il Leone d’Oro a Venezia nel 1962.
Il fascino discreto della borghesia (Le Charme discret de la bourgeoisie, 1974)
Questo film può essere considerato la degna chiosa della carriera di Luis Buñuel, presentando infatti tutti i temi cari al regista.
Strutturato ad episodi, l’opera si presenta come una presa in giro bonaria alla borghesia, di cui vengono mostrati la vita e i sogni. La prima mostra una facciata rispettabile, nascondendo però dettagli torbidi ed ipocriti; i secondi invece tendono ad intrecciarsi tra di loro, e mostrano le paure dei personaggi.
Chiara Cozzi
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