L’11 Marzo 1544 a Sorrento nasceva Torquato Tasso, personalità inquieta, autore della Gerusalemme Liberata che tanta fortuna ha avuto nell’Arte del XVII secolo.
Torquato Tasso nell’Arte
Spesso le opere letterarie sono state di ispirazione dalle arti figurative. L’opera più famosa del Tasso, ovvero la “Gerusalemme Liberata” non ha fatto eccezione. Questa infatti è stata oggetto di raffigurazioni e rappresentazioni di grandi artisti, specialmente nel XVII secolo.
I versi e le scene che hanno goduto di maggior fortuna sono quelli che l’autore ha descritto con ispirazione più sincera: le tematiche pagane dei trattenimenti d’amore. Le tematiche, quindi, della libertà di costumi e di vita che erano stati la grande conquista del Rinascimento e che il Tasso non era mai riuscito a vivere.
Infatti Torquato Tasso, nella sua complessa personalità, soffrì tutta la vita di un irrisolto conflitto interiore tra due nature opposte. Da una parte quella moralista, oppressa dalla Chiesa della Controriforma e dall’altra quella umanistica e incline alla natura dei sensi. Ma quello che gli artisti hanno amato di più rappresentare del suo mondo sono i momenti che lasciano trasparire il mondo con fiducia e felicità, godendo delle gioie e ricercando l’amore e le passioni.
Possiamo quindi ritrovare in molti quadri il piacevole abbandono ai piaceri di Armida e Rinaldo, scena che è probabilmente la più rappresentata e che ci da la misura di quanto questa opera abbia influenzato l’immaginario collettivo nel corso dei secoli.
Torquato Tasso, la fortuna dell’opera
La Gerusalemme Liberata, la sua opera più famosa, racconta, tra il fantastico e il reale, gli scontri della Prima Crociata del 1099. La trama del poema è incredibilmente varia, adatta ad un moderno fantasy, ricca di eroici cavalieri, di amori, di magia bianca e nera, di repentini capovolgimenti, epico e lirico, drammatico ed elegiaco, mortuario e sensuale, religioso ed erotico.
Il Tasso ha una grandissima capacità di creare scenari naturali, improvvisamente sconvolti da tempeste e tuoni provocati da potenze infernali, ovvero idilliaci offrendo una ricca varietà di ambientazioni e ispirazioni.
Armida e Rinaldo nell’Arte
La scena di Armida e Rinaldo è stata ritratta magistralmente dal Annibale Carracci: la presenza di un giardino lussureggiante con l’inserimento nell’opera di piante e frutti esotici, di un’architettura sullo sfondo e l’immancabile figura del pappagallo; qui i personaggi sono ben vestiti e che essi vanno a delineare un unico blocco compositivo. Anche il Tiepolo i cimenta con questa scena, in due diverse occasioni ma qui la coppia passionale lascia spazio più agli elementi architettonici che quelli naturalistici.
Ma forse la versione più famosa è quella di Hayez dove i due amanti intenti a baciarsi incrociano i loro sguardi. La scena sembra quasi una foto scattata nell’attimo prima del bacio, nel momento di maggior tensione e tenerezza.
Il Guercino dipinge in un capolavoro “Erminia ritrova Tancredi ferito” oggi alla Galleria Doria Pamphili. Qui la principessa Erminia, segretamente innamorata di Tancredi, in un atmosfera fosca e teatrale, accorre in primo piano accanto al corpo ferito di Tancredi.
La vita come un film
Torquato Tasso nasce a Sorrento l’11 marzo del 1544, e all’età di otto anni seguirà il padre che per ragioni politiche dovrà lasciare il regno di Napoli. Inizierà da qui il suo peregrinare tra le corti Italiane: da Ferrara a Urbino, l’università a Padova e poi a Venezia.
Il Poeta ottiene un sempre più ampio riconoscimento delle sue qualità di letterato e intellettuale presso le Corti e viene nominato socio dell’ Accademia ferrarese. Nel 1573 compone la favola pastorale Aminta, il suo lavoro più riuscito.
L’Aminta
L’ Opera tassiana, L’ Aminta, fu considerato un vero prodigio della poesia con il trionfo finale dell’amore, sullo sfondo di un paesaggio agreste idealizzato e in una luce rarefatta come in una visione. Fu uno degli ultimi, se non l’ultimo capolavoro di quel secolo d’oro del Rinascimento che si avviava al tramonto.
Tasso comincia però a manifestare i primi sintomi dello squilibrio che lo tormenterà sino alla morte. A seguito di alcune manifestazioni di follia, tra cui quella per cui sentendosi spiato lancia, un coltello al servo, viene rinchiuso in un monastero. Ma dopo qualche tempo riprenderà la vita errabonda e avventurosa, recandosi a Ferrara, Mantova, Padova, Venezia, Urbino, Torino. L’ irrequieto girovagare per l’Italia è forse l’immagine esteriore della mente che erra disperata nel labirinto della follia.
Le contraddizioni della vita porteranno Torquato Tasso verso una frattura interiore insanabile. Da una parte la sua poetica afferma l’esigenza di una idealità superiore, attraverso eroi di grande coraggio e lealtà. Dall’altro riscontra l’impossibilità di realizzare questi ideali, in quanto l’amore e la felicità vengono avvertiti come un “peccato” secondo i dettami della controriforma. Ma la grandezza del Tasso è nella universalità dei temi trattati, nella perenne attualità delle emozioni e dei sentimenti.
di M. Cristina Cadolini