Se c’è un’arte nella quale gli italiani sono decisamente bravi è quella del sapersi reinventare. A darne l’ennesima prova dal bel paese arriva il noto marchio Calzedonia il quale ha deciso di cambiare momentaneamente rotta alla propria produzione.

Ecco come Calzedonia risponde al coronavirus

La crescente crisi legata all’emergenza COVID-19 aveva già portato, nei giorni scorsi, Sandro Veronesi (presidente di Calzedonia Group) ad annunciare la chiusura momentanea di tutti i punti vendita sul territorio italiano per garantire sicurezza e tutela di clienti e collaboratori.

Negli ultimi giorni, però, è arrivata la sorprendente decisione: riconvertire diversi stabilimenti per la produzione di presidi medici. A tal fine sono stati così acquistati da parte del Gruppo diversi macchinari speciali per la creazione di una linea semi-automatica.

Sandro Veronesi – Photo Credits: www.pambianconews.com

Gli stabilimenti interessati alla riconversione nel territorio italiano sono quelli di Avio (Trento) e di Gissi (Chieti) in aggiunta agli stabilimenti croati di proprietà del Gruppo. In una prima fase iniziale la produzione giornaliera stimata ammonta a 10.000 mascherine con un incremento previsto nelle prossime settimane.

Lunedì 23 marzo ha così preso ufficialmente il via questa nuova avventura ed i primi frutti, ben 5.000 mascherine, sono stati già donati al Comune di Verona, dove il Gruppo ha il suo quartier generale.

Nei giorni passati diverse sono state le aziende che, come Calzedonia, hanno positivamente risposto all’appello rivolto al mondo della moda da Erika Andreetta (responsabile del settore luxury goods) per conto del presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, lo scorso 15 marzo.

Tra le prime aziende a mobilitarsi per la produzione di dispositivi di protezione medica destinati alle strutture sanitarie ricordiamo alcuni nomi noti nel campo della moda come Miroglio, Gucci, Prada e molti altri.