L’intervista in Esclusiva per Metropolitan Magazine alla Criminologa Ursula Franco
Continua il giallo che vede coinvolto Antonio De Pace, il giovane infermiere che lo scorso Martedì mattina ha ucciso la sua fidanzata, Lorena Quaranta, nella villetta a Furci Siculo (Messina) nella quale i due convivevano da diverso tempo.
Abbiamo intervistato per voi la Dott.ssa Ursula Franco al fine di poter fare insieme il punto della situazione con gli elementi raccolti fino ad ora.
La Dott.ssa Franco, lo ricordiamo, è un medico criminologo ben conosciuto anche nel mondo della TV per aver seguito, in qualità di esperto, diversi fatti di cronaca nera che hanno segnato la storia di questo paese.
Con riguardo a De Pace il GIP ha parlato di
“Allarmante personalità dell’indagato essendosi questo rivelato del tutto incapace di porre un freno ai propri istinti criminali”.
Dagli elementi emersi fino ad ora sembra che nessuno abbia testimonianza di particolari comportamenti anomali da parte del ragazzo. Secondo lei è possibile che nessuno possa essersi accorto di nulla?
No, non è possibile, nulla accade all’improvviso. Con tutta probabilità però i segnali premonitori sono stati sottovalutati. Non mi è facile parlare del caso di specie perché sono poche e contraddittorie le informazioni filtrate.
Se fosse vero, e non lo escludo, che Antonio De Pace abbia ucciso Lorena Quaranta in preda all’ansia, provocata dal convincimento che la ragazza gli avesse trasmesso il Coronavirus, non ha rilevanza che i tamponi suo e della Quaranta siano risultati negativi. Il De Pace potrebbe aver sofferto da tempo di una fobia in forma lieve e l’entità della stessa può essersi aggravata in questo momento storico a causa del rischio di contagio da Coronavirus.
Se davvero Lorena aveva la tosse, è possibile che il De Pace le abbia rimproverato di non aver rispettato le regole per evitare il contagio e che temesse per la propria vita.
Secondo lei, l’intenzione del De Pace era davvero quella di uccidere la Quaranta e poi togliersi la vita?
Che la volontà del De Pace fosse quella di uccidere la sua compagna è stato lui a dircelo:
“Ho usato un coltello. Ho usato un piede. L’ho colpita alla testa con una lampada. L’ho colpita con un coltello all’addome e poi è morta. Con una lampada l’ho colpita alla faccia. La lampada era sul comodino. Le mani le ho messe al collo. L’ho affogata. Non ho altro da dire”.
Riguardo poi al suo cosiddetto tentativo di suicidio, Antonio De Pace sapeva che provocandosi quei tagli al collo e ai polsi non sarebbe morto. Se avesse davvero deciso di suicidarsi si sarebbe reciso l’arteria carotide.
Cosa può scattare nella mente di una persona apparentemente normale?
Lo ripeto, nulla accade all’improvviso. L’omicidio non è che l’atto finale di un percorso più o meno disseminato di segnali rivelatori.
E’ lecito dubitare di tutti coloro che quotidianamente ci circondano nella paura che possano compiere gesti simili?
No. Impariamo a dubitare di coloro che ci danno motivi per dubitare. Impariamo a dubitare dei mentitori abituali, dei soggetti immaturi, di chi è incapace di gestire le proprie frustrazioni, di chi manifesta esplosioni d’ira, gelosia immotivata, comportamenti ossessivi e aggressivi nei confronti di esseri umani e animali, di chi fa abuso di sostanze.
Che impatto può avere questa situazione di convivenza forzata sulle persone in generale e, in particolare, su questo genere di individui?
E’ chiaro che chi aveva difficoltà a convivere prima del Coronavirus si trova adesso in una situazione più difficile. Il fatto di non poter lavorare, le difficoltà economiche che ne conseguono, il timore per il futuro provocano in tutti noi uno stato d’ansia che in soggetti poco equilibrati potrebbe generare reazioni violente.
Quali sono i soggetti che hanno bisogno di un sostegno psicologico per affrontare il lockdown e che avranno bisogno di una sorta di riabilitazione per affrontare il dopo emergenza?
Coloro che soffrono di misofobia, claustrofobia, agorafobia ed enoclofobia.
Ritornando all’omicidio di Lorena Quaranta, come noto, il GIP ha dichiarato:
“Occorre rilevare che non risulta ancora del tutto chiaro il movente che ha animato l’azione delittuosa. Appare sostenibile, nei limiti propri di questa fase del procedimento e salvi gli ulteriori elementi che dovranno essere acquisiti, che la determinazione a compiere il reato sia sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità di quanto commesso, da potersi considerare, sulla base del comune sentire, del tutto insufficiente a determinare la commissione del delitto, costituendo quindi più che la causa dell’agire del reo un mero pretesto per dare sfogo al proprio “impulso criminale”.
Quali crede che potranno essere gli elementi determinati per le indagini?
Ritengo che una perizia psichiatrica sia necessaria. E’ importante indagare sul recente passato del De Pace, sulle sue abitudini e su un suo eventuale disturbo che il martellamento da parte dei Media, cui tutti noi siamo sottoposti durante questa emergenza, potrebbe aver esasperato. In pratica, seppure in vita, in primis andrebbe sottoposto ad una sorta di autopsia psicologica per escludere che stia falsificando un disturbo psicologico quale potrebbe essere una Sindrome di Pilato.
Può spiegarci cosa sia la sindrome di Pilato?
E’ una paura irrazionale per i germi che può indurre quadri fobici di entità variabile, da lievi a gravi e capaci di limitare profondamente la vita sociale e lavorativa di chi ne è affetto. Chi soffre della Sindrome di Pilato vive un continuo stato d’allerta e mette in atto strategie di evitamento e ripetuti rituali di pulizia quali il lavarsi continuamente le mani e/o il pulire in modo maniacale la propria casa e/o i propri mezzi di trasporto per evitare di cadere in un più o meno profondo stato d’ansia.
Se non trattata, questa sindrome può condurre a sviluppare idee di contaminazione al limite della paranoia, soprattutto in soggetti in cui si accompagna a particolari tratti di personalità.
Sappiamo che lei si occupa di analisi delle telefonate di soccorso, che può dirci riguardo il contenuto della telefonata tra De Pace ed il 112?
Antonio De Pace ha ammesso di aver commesso l’omicidio. Si è preso le proprie responsabilità, non ha mostrato di aver in mente alcuna linea difensiva né ha riversato eventuali colpe sulla povera Lorena.
Ringrazio pubblicamente la Dott.ssa Ursula Franco per aver accettato di rispondere alle mie domande e per la disarmante umiltà con la quale continua a lavorare in tutta la sua professionalità.