Mentre in Danimarca riparte la scuola (si comincia con la riapertura di asili e scuole elementari), la situazione in Italia rimane di stallo. E sembra mancare l’intenzione di provare a delineare il futuro dell’istruzione italiana.
Il modello Danimarca
La Danimarca è stata tra i primi paesi europei ad annunciare misure restrittive contro il diffondersi del Covid-19. Dall’inizio dell’emergenza, sono stati registrati oltre 6.700 casi e circa 300 decessi. Numeri certamente molto inferiori rispetto a quelli italiani; ma adesso si prepara alla fase 2.
Lo scenario più probabile che si prospetta in tutto il mondo è infatti quello della convivenza con il virus: la tattica danese potrebbe rivelarsi un valido spunto? E il modello danese è davvero il migliore? Vediamo com’è strutturato.
Rientro a scaglioni, classi poco affollate: la nuova scuola in Danimarca
Innanzitutto, c’è da dire che non tutte le scuole riapriranno: si ripartirà in modo graduale, a scaglioni, e le prime a cominciare saranno le strutture che garantiranno elevati standard di sicurezza e igiene.
Il primo step saranno le classi poco affollate. Deve essere infatti garantito uno spazio di 4-6 metri per bambino negli asili nido e nelle scuole materne: cosa che non è possibile in tutti gli istituti, che non potranno quindi accettare tutti i bambini.
Dovranno poi sedersi a due metri di distanza (anche sugli autobus), lavarsi le mani ogni due ore (immediatamente dopo aver tossito o starnutito), prima e dopo i pasti e non potranno condividere il cibo.
I bambini dovranno poi giocare in piccoli gruppi, di 4-5, e possibilmente all’aperto. La pulizia degli spazi due volte al giorno diventa obbligatoria, così come di rubinetti, tavoli, banchi, e anche dei giocattoli.
“Prima di aprire le porte delle scuole dobbiamo soddisfare tutti i requisiti delle autorità sanitarie,” precisa il presidente del comitato educativo per l’infanzia. “Ecco perché ci vuole del tempo. Spero che i cittadini comprendano e sostengano che ciò debba essere fatto nel modo giusto e che quindi sarà anche fatto diversamente tra comune e comune.”
La presenza di un soggetto a rischio nel nucleo familiare non preclude la possibilità di far rientrare il bambino a scuola: si raccomanda solo di porre particolare attenzione all’igiene nelle abitazioni. Ciò ha destato preoccupazione tra vari genitori: sono state lanciate varie petizioni per chiedere di annullare il rientro a scuola, molti hanno deciso di non mandare i figli a scuola.
E in Italia?
Molto diversa la situazione in Italia, dove non si ha un’idea chiara su quale sarà il futuro della scuola una volta iniziata la fase 2. Si propende per il rientro in presenza a settembre, ma senza certezze.
Se per il momento l’idea del ritorno a scuola è stata accantonata, a settembre si ripresenteranno tutti i problemi messi da parte. Per sempio quello delle classi pollaio, dove evitare il contagio non sarà così semplice.
Senza parlare poi delle difficoltà famigliari: se entrambi i genitori lavoreranno e i bambini non potranno stare con i nonni, come faranno? La didattica online (piena di pecche e che comunque non è accessibile a tutti) non potrà sostituire per sempre la didattica in presenza. E mentre si è alla ricerca non troppo convinta di un modo per farla ripartire, l’istruzione viene ancora una volta messa da parte.