Lunedì il sito sudcoreano Daily NK, noto per raccogliere testimonianze provenienti dal Nord della Corea ha citato una fonte anonima secondo cui Kim Jong-un sarebbe in convalescenza dopo un intervento cardiovascolare a cui si sarebbe sottoposto il 12 aprile.
Qualche ora dopo la Cnn ha rivelato, citando un esponente anonimo dell’intelligence, che i servizi Usa starebbero “monitorando” resoconti secondo cui Kim Jong-un è in “grave pericolo” di vita. Un membro anonimo dell’amministrazione americana, citato da Bloomberg, ha riferito che la Casa Bianca ha ricevuto una relazione secondo cui Kim sarebbe peggiorato subito dopo l’operazione.
L’ultima uscita nota del dittatore risale all’11 aprile, quando ha presieduto una riunione del Partito dei lavoratori e assistito a delle esercitazioni militari e da allora non è apparso più in pubblico, né durante il recente test missilistico del 13 aprile, né mercoledì scorso durante le celebrazioni per l’anniversario della nascita del nonno, assenza molto inusuale.
Oggi Seul e Pechino smentiscono sulla salute di Kim Jong-un
A riportarlo all’attenzione dei governi e dei media globali sono indiscrezioni provenienti da Pyongyang, su cui sta indagando anche l’intelligence americana, secondo cui Kim sarebbe in condizioni gravi, forse dopo un intervento cardiovascolare fallito. Le voci sono avvalorate dal fatto che mercoledì scorso il dittatore non ha partecipato alla celebrazione per il compleanno del nonno Kim Il-sung, fondatore della patria, un evento importante per la propaganda di regime. Ma nel costante turbinio di indiscrezioni legate alla Corea del Nord, specie in periodi di elezioni nel Sud come questo, lo scetticismo è d’obbligo. Tanto più che sia le autorità di Seul che quelle di Pechino non sembrano, né con le parole né con le azioni, avvalorare l’ipotesi di una crisi del regime nucleare.