Michael Moore è uno degli uomini più discussi degli anni 2000. Con i suoi Best Seller e i suoi documentari è stato uno dei nemici più importanti del governo americano. Tanto da meritare un oscar e l’introduzione nella lista del 2005 delle 100 persone più influenti del mondo.
Michael Moore e l’anti patriottismo
Michael Francis Moore nasce a Flint il 23 aprile del 1954. Studia presso l’Università del Michigan ma abbandona presto gli studi per lavorare come giornalista presso il Flint Voice. Dopo dieci anni si fa assumere dalla rivista Mother Jones di San Francisco ma, meno di due anni dopo, abbandona per litigi con la redazione.
Dopo anni di sacrifici, l’azienda in cui il padre e il nonno lavorano, la General Motors, chiude licenziando ben trentacinquesima operai. Il dramma economico che ne risultò si riflette sull’intera comunità della città. Da qui venne l’idea a Moore di girare un documentario in cui avrei portato il presidente della General Motors, Roger Smith, nella città di Flint per mostrargli direttamente i danni che lui aveva provocato alla città.
Purtroppo il presidente non fu mai avvicinato dal regista che su questo si basò per girare la pellicola. Roger & Io fu distribuito nelle sale nel 1989 e riscosse grande successo tra il pubblico per il suo tono ironico, inoltre vince il premio per il miglior documentario del National Board of Review, e incassa circa 6 milioni di dollari.
In seguito ad un programma televisivo e ad un film satirico Moore pubblica un libro dal titolo Downsize This!. I libro tratta delle numerose aziende che spostano le proprie imprese all’estero per ridurre i costi licenziando gli operai.
Stupid White Men e l’Oscar a Michael Moore
Nel 2001 Moore, incredulo per l’assurda vittoria di Bush alle presidenziali dell’anno prima, scrive Stupid White Men: un libro di accuse dirette alla presidenza e alle persone ad essa vicine. Nello stesso periodo Moore presenta al Festival di Cannes il suo nuovo documentario: Bowling a Columbine.
Il documentario parla della pericolosa diffusione delle armi e della cultura della violenza negli Stati Uniti. Il documentario guadagnerà circa 50 milioni di dollari e guadagna la vittoria agli oscar del 2003, nel discorso Moore attaccherà direttamente il presidente in diretta mondiale:
“Viviamo in un’epoca di elezioni fittizie che fanno eleggere un presidente fittizio. Viviamo in un’epoca in cui un uomo ci manda in guerra per motivi fittizi. Noi siamo contro questa guerra, signor Bush. Si vergogni, signor Bush. Si vergogni.”
Fahrenheit 9/11
Dopo due anni gira un documentario che porterà di nuovo al festival di Cannes e gli varrà la Palma d’oro, per la seconda volta nella storia questo premio venne dato ad un documentario. Fahrenheit 9/11 analizza approfonditamente i legami tra la famiglia Bush, quella reale saudita e quella Bin Laden, collegandoli alla guerra al terrorismo.
il documentario incassa nel solo weekend iniziale eguaglia l’incasso di Bowling a Columbine, nel complesso supera la soglia dei 220 milioni di dollari, diventando così il documentario più redditizio della storia.
Trump e Fahrenheit 11/9
Michael Moore in Trumpland – Nella terra di Trump è il documentario in cui Moore affronta la campagna elettorale del 2016 di Trump. Il documentario mostra Moore che parla dei due candidati, Trump e la Clinton, su un palcoscenico, analizzando i punti di entrambi.
Due anni dopo Moore presenta il documentario Fahrenheit 11/9, con una palese allusione al documentario su Bush e alla data in cui Trump fu proclamato, 9 novembre 2016. Qui Moore analizza tutta l’amministrazione Trump fino a quel momento e pone domande sul perché la sua opponente avesse perso.
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