Benvenuti a StoryLine, il nostro spazio dedicato ai racconti. In ogni puntata affronteremo una storia che richiama una ricorrenza o un tema importante. Oggi, in occasione dell’ avvicinarsi del 25 aprile, abbiamo deciso di realizzare un racconto dal titolo “Resistenza“. Questo in un momento importante come quello di oggi con la dura battaglia contro il coronavirus. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare il nostro racconto anche ai nostri nuovi soldati, ai nostri nuovi partigiani di oggi, ai medici al fronte che hanno combattuto e combattono strenuamente una lotta contro un nemico invisibile.
Resistenza, l’inizio
Era un giovane medico che da sempre si comportava come un idiota. Pensava che tutto fosse facile, che tutto, siccome il padre era un noto primario di ospedale, gli fosse debitamente regalato. Mal che andasse si era già prefissato un tranquillo studio da medico di famiglia. Poi un giorno accadde qualcosa che non si poteva immaginare. Un terribile virus avvolse il suo paese e i suoi abitanti trasformando semplici strade in frontiere e gli ospedali in un campo di battaglia, dove il nemico non distingueva tra civili e soldati che facevano una strenua resistenza. Lui aveva paura, al fronte non ci voleva andare, voleva restare a casa per essere sicuro di non ammalarsi. “Và”, disse il padre ma “Come farò?, Sono un semplice specializzando”, gli rispose. “Anche io ero come te quando ho cominciato”, riprese il padre inamovibile. Cosi qualche giorno dopo ecco il suo novilunio, il suo battesimo, li al fronte tra dolore e pianto. In ospedale aveva ricevuto un ruolo secondario dove controllare solo i ventilatori ed intervenire nei casi di problemi respiratori senza formulare terapie. Non si sentiva per nulla un eroe ma piuttosto vedeva tutto questo come una cosa che era costretto a subire.
Cosa cerchi?
Tutto intorno si lottava per la vita che in ogni modo si cercava di mantenere nei pazienti, anche semplicemente occupandogli il tempo con racconti di fantasiosi viaggi in autocaravan. Lui restava immobile non riuscendo a focalizzare i suoi obiettivi. “Cosa cerchi?”, gli disse una voce rauca alle sue spalle. Si trattava di un vecchio paziente attaccato ad un ventilatore che dilaniato dalla malattia faceva molta fatica a parlare. “Non vorrei essere qui”, gli rispose quasi piangendo. “Anche io “non avrei voluto essere qui” il mio primo giorno, 76 anni fa”, affermò il vecchio paziente. “Cosa successe?”, chiese il giovane medico. “Eravamo in montagna, la neve aveva colorato di bianco tutto ed un piccolo fuoco spezzava appena il grigiore dell’inverno. Un giorno portarono un compagno ferito dai proiettili nazisti. Il nostro medico aveva un braccio spezzatosi durante una pericolosa fuga perciò mi offrì per operare il ferito sotto la sua supervisione con i nostri mezzi di fortuna”.”Non avesti paura?”, continuò incuriosito il giovane medico. “No, ricordo semplicemente di aver detto “Mio padre è un sarto so cucire”, rispose il paziente ridendo. Rise anche lui e per un attimo si dimenticò della nube di dolore che lo circondava, ricordando quei momenti della Resistenza che fino ad oggi aveva appreso solo sui libri di scuola.
Ogni vita è una speranza
Poco dopo il vecchio combattente ebbe una crisi respiratoria. Il giovane medico pensò per una attimo di fuggire prima di constatare l’inevitabile decesso, ma la voce rauca del vecchio paziente continuava a sussurrargli nelle sue orecchie: “Io non ho avuto paura”. Qualcosa nel suo cuore luccicò mentre una scarica gli pervase la gola finchè, urlando con tutte le sue forze, disse “Infermiera”. Un’ora dopo si rese conto di aver salvato una vita e imparò che al fronte si poteva vincere lottando con tutte le proprie forze. Andò da quell’uomo per ringraziarlo. Il paziente gli sorrise e gli disse “Grazie per avermi salvato. Ricorda la cosa più importante: ogni respiro è una speranza, ogni speranza è un giorno in più . Ora va la guerra ti chiama”. “Sei un soldato lo so”, affermò sorridendo, “No”, rispose il vecchio paziente, “sono semplicemente un medico”.