Il nostro lo sport più pericoloso? La giornata di ieri è stata dedicata al dibattito, pieno di perplessità, dedicato ai risultati del Report “Lo sport riparte in sicurezza”, consegnato dal CONI Ministro delle politiche giovanili e dello sport, Vincenzo Spadafora.

Nel corso della giornata sono stati chiariti diversi passaggi. I risultati sono il prodotto di un’autovalutazione operata da ciascuna disciplina, tramite un questionario prodotto su criteri scientifici. Inoltre il dossier è una base di riferimento per il Comitato tecnico-scientifico e non rappresenta una valutazione definitiva. Rimangono numerose le perplessità, per chi passa la propria vita in quel campo.

Inoltre, nonostante il lockdown, molti giocatori di serie A, maschile e femminile, per molte settimane hanno continuato ad andare in palestra ad allenarsi “in sicurezza” in quanto il decreto lo permetteva. Sanificazione degli spogliatoi, allenamenti individuali.

Le parole di Julio Velasco

Un monumento della pallavolo come Julio Velasco, ha rilasciato un’intervista infuocata alla Gazzetta dello Sport, definendosi indignato..

«Quando al mattino, come tutti i giorni, ho letto la Gazzetta dello Sport, sono sobbalzato sul divano trovando lo studio fatto dal Politecnico di Torino. Sono veramente stupito di come un’Università seria possa avere concepito un’analisi come questa. Ora, definire la pallavolo come lo sport più pericoloso fra tutti quelli considerati, in tema di contagio per il Covid-19, anche più di sport di contatto o addirittura di combattimento, mi ha lasciato letteralmente stupefatto proprio da un punto di vista sportivo. Anzi, il termine più appropriato è che sono letteralmente indignato. Mi chiedo se chi ha redatto il rapporto in questione ha mai visto una mischia di rugby, una partita di calcio, una di basket, un match di boxe o più semplicemente se ha mai assistito a un’edizione di un’Olimpiade».

«La mia indignazione è anche relativa a come un rapporto come questo non abbia suscitato alcuna reazione in ambiente sportivo dopo la sua pubblicazione. Mi aspettavo che vi fossero reazioni anche da altri settori dello sport italiano. Dal Coni in primis, ma a anche dai commentatori sportivi perché francamente non riesco a condividere le basi su cui questo lavoro è stato svolto. Io credo di avere qualche competenza in tema di ricerche universitarie e credo che la prima cosa (almeno questa è la mia conoscenza) per poter basare una ricerca è poter contare su dati omogenei. Se i numeri raccolti non lo sono, credo che risulti veramente difficile arrivare a un risultato di validità».

“Spero non venga considerato questo studio per prendere decisioni”

Secondo lo studio in questione il volley avrebbe l’indice di rischio più alto fra tutti gli sport presi in esame. «Sia molto chiaro, io non dico queste cose per fare aprire prima le palestre del volley. Credo che il Governo oggi abbia altre priorità a cui dedicarsi, ma mi auguro davvero che non venga considerato questo lavoro – con paragoni ridicoli e vergognosi – per prendere decisioni di questo tipo. Io mi rimetto alle decisioni che saranno prese dal governo e tornerò in palestra soltanto quando mi diranno che sarà possibile.

Non voglio avere favori o sconti. Ma non posso neanche accettare certe valutazioni: forse siamo talmente assuefatti dalle notizie che riguardano il virus che non ci stupiamo più di nulla. Siamo così bombardati che diciamo che va tutto bene quando ci sono “solo” 380 morti in una giornata. Ma per qualcuno che lavora da anni nello sport e che si confronta spesso anche con altre discipline, credo che non possa accettare questo tipo di analisi, anche se i dati di valutazione sono stati presi dalle singole federazioni».

Attendiamo l’evolversi di questa situazione. Non tanto per la speranza in una ripresa, ormai improbabile, di questa stagione indoor, ma per rispetto di tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport.

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