L’attuale numero 1 del mondo Novak Djokovic è stato ospite di “Casa Sky sport”; qui il campione, attualmente in Spagna con la famiglia, ha parlato delle difficoltà di non poter giocare e non sapere quando effettivamente si potrà ripartire con i tornei. Inoltre, Djokovic ha confessato di aver seriamente pensato di smettere di giocare a tennis nel 2010, in seguito ad una soffertissima sconfitta al Roland Garros di quell’anno.
“Dopo il Roland Garros vedevo tutto nero”
Djokovic ha fatto una rivelazione importante ed inaspettata durante il suo collegamento. Prima, ha ricordato alcune delle sue partite più emozionanti in carriera; ha citato la finale di Wimbledon del 2019 contro Roger Federer e quella agli Australian Open del 2012 contro Rafael Nadal. Poi, si è espresso sugli incontri che, invece, hanno fatto vacillare tutte le sue sicurezze.
“Nel 2010 ho perso con Melzer ai quarti del Roland Garros, ho pianto dopo questo ko. Era un momento negativo, volevo lasciare il tennis perché vedevo tutto nero.”
Ma, come solo i grandi campioni sanno fare, Djokovic si è rialzato e ha trasformato una delle ragioni che lo spingevano a mollare in una spinta. Si è sentito liberato e ha iniziato a giocare in maniera più aggressiva, togliendo tutta quella pressione che sentiva a confrontarsi con i migliori del mondo. E da qui, quella che Djokovic nella chiacchierata con “Casa Sky Sport” definisce “la svolta”.
Djokovic: “All’inizio ero vuoto e in confusione”
Djokovic ha espresso anche tutti i dubbi che gli si sono presentati durante il periodo di quarantena in corso. Ha continuato ad allenarsi e a farsi seguire dal punto di vista fisico perché tiene molto ad una buona forma e a farsi trovare preparato in vista della ripresa. Tuttavia, non è sempre stato facile. All’inizio si è sentito vuoto, in confusione, gli mancava la routine fissata a inizio stagione per il suo calendario. Sulla possibilità di poter ricominciare nella data ufficiale stabilita, ovvero il 13 luglio, si sente possibilista, ma allo stesso tempo dimostra concretezza, esprimendo l’idea che bisognerà valutare la situazione negli Stati Uniti. Questa infatti, sarà la meta principale dei tennisti si recheranno lì da agosto.
“C’è l’opzione anche che cancellino tutti i tornei in America e si cominci con la terra battuta in autunno. Magari venire a Roma fra 2-3 mesi: speriamo si possa riprendere a giocare“.
E proprio l’Italia, sottolinea Djokovic, è un paese da lui amatissimo. Ma già lo aveva dimostrato, dato che, dopo aver donato alla sua patria un’ingente somma, aveva fatto lo stesso per l’emergenza Coronavirus a Bergamo.