In un periodo di profonda crisi come quello che il mondo sta affrontando da mesi, le indagini statistiche non potevano che riflettere un’Italia cupa e pessimista, in cui si ha paura di perdere il lavoro e i propri risparmi.
L’analisi della Ugl
In occasione del suo 70° anniversario, l’Unione Generale del Lavoro ha divulgato uno studio intitolato “Oltre l’emergenza COVID-19 per la rinascita dell’Italia” il cui scopo era mettere a fuoco le ripercussioni economiche e sociali dell’attuale crisi sanitaria. L’analisi, presentata ieri in occasione della Festa dei Lavoratori sul canale Youtube Ital Tv, ha evidenziato un generale pessimismo per il futuro: il 50% degli italiani ha paura di perdere il lavoro e il 61,4% teme di esaurire i propri risparmi. Timori non così infondati: secondo dati rilasciati dall’Istat, vi è stato un aumento del 35,7% di inattivi nella fascia d’età dai 15 ai 64 anni.
I più colpiti
La preoccupazione aumenta per i gig workers, per i giovani e i precari, a cui vanno aggiunti anche i lavoratori in nero, tutti travolti dalla crisi. Molti di loro non hanno ricevuto alcuna tutela né i 600 euro di sostegno, e attendono ancora il reddito di emergenza che arriverà con il prossimo decreto, slittando così a maggio. Come emerge dal rapporto Censis-Ugl, le microimprese sono senza ombra di dubbio le attività che più hanno risentito del lockdown: ferme oltre il 57% delle aziende con un solo addetto. Parliamo complessivamente di 7,1 milioni di lavoratori ancora bloccati, tra cui anche i lavoratori stagionali del turismo, non inclusi nelle categorie Ateco indicate dal decreto.
Non bisogna scoraggiarsi
Non bisogna però lasciarsi sopraffare dalla paura e arrendersi di fronte alle difficoltà. “Dal primo Rapporto realizzato insieme al Censis emerge un pessimismo per il futuro, e occorre essere consapevoli che per vincere questa guerra ognuno dovrà fare al meglio la propria parte, evitando la deriva della disuguaglianza sociale e lo spreco di risorse – spiega Paolo Capone, segretario generale del sindacato UGL, rinnovando l’impegno del sindacato a “dare ai cittadini un contributo concreto e propositivo“. Dello stesso avviso è anche il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, che aggiunge: “La ripresa certo avrà bisogno di interventi di tipo economico, auspicabilmente per riattivare l’azione delle imprese e dei lavoratori e non per creare nuove dipendenze, e tuttavia potrebbero non bastare se non verrà riconosciuto il ruolo decisivo della società e in essa dei tanti soggetti che ne compongono il paesaggio economico, sociale e territoriale“.
Sfiducia nella Ue
Un altro dato rilevante emerso dal Rapporto Censis-Ugl è una notevole sfiducia nella Ue che potrebbe portare ben 8 milioni di italiani a cambiare idea sulla partecipazione dell’Italia all’Unione Europea. Il 70% degli italiani si dichiara insoddisfatto e contrariato dalla scarsa cooperazione della Ue nella lotta contro il Coronavirus. Per quanto invece concerne le priorità che l’azione europea dovrebbe considerare, il 45% degli italiani chiede aiuti finanziari diretti, il 48% maggiore collaborazione e il 41% un allentamento delle regole europee di budget per consentire ai Paesi di sostenere l’economia interna.
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