Sotto all’Etna c’è grande fermento. E questa volta non c’entra nulla il celebre vulcano attivo che protegge e spaventa i catanesi. Tra la paura del Coronavirus ed una difficile ripresa economica, i tifosi rossoblu attendono con il fiato sospeso un altro verdetto: la cessione del Calcio Catania dell’ormai ex Antonino Pulvirenti. Tanti i punti interrogati legati agli etnei che potrebbero scrivere una nuova pagina, di una storia tristemente siciliana, che ha afflitto quasi tutti i club della vecchia Trinacria.

Calcio Catania sulle orme dei club regionali?

Tra limoni, arance, granite, cannoli e rosticceria, la Sicilia sembra essersi abbonata, purtroppo, ad una propensione terribile: il fallimento dei club calcistici. Quante società isolane hanno bevuto, nel tempo, dall’amaro calice della sparizione sportiva? È capitato praticamente a quasi tutti i club siciliani. Ricordate il Messina di Zampagna e Parisi? Dopo aver disputato la Serie A, i peloritani si sono ritrovati tra i dilettanti ed attualmente la città dispone di due squadre nel Girone I della Serie D.

Anche Siracusa Calcio e Akragas Calcio condividono lo stesso fato dei giallorossi: dopo diversi anni in Serie C, siracusani e girgentini sono miseramente falliti ritrovandosi a disputare, in questa stagione, il poco affascinante campionato d’Eccellenza. Il gradino sotto alla Serie D. Che smacco. Il fallimento più eclatante, però, riguarda il Palermo. Dopo anni ed anni tra Serie A e Serie B, i rosanero hanno conosciuto il fantasma della morte sportiva che ha catapultato la squadra del capoluogo tra i dilettanti della D.

Ma altri due club siciliani rischiano di percorrere la stessa via battuta da tutte queste società. Si tratta del Trapani Calcio, oggi in Serie B, e del Calcio Catania, attualmente in Serie C. Per entrambi i club è risuonato più volte il sinistro allarme che potrebbe preannunciare l’inizio dell’oblio calcistico.

Catania merita un palcoscenico (ed un futuro) migliore

Tanti anni in Serie A ed una buona militanza in Serie B potrebbero essere cancellati da un fallimento (quasi) annunciato. Ma cosa c’è di buono in questa situazione? Che non arriva, stile Palermo, come un fulmine a ciel sereno. Tutti i soggetti chiamati in causa, infatti, conoscono a menadito l’attuale situazione societaria del Calcio Catania ed i margini per salvare il salvabile esistono. Eccome se esistono. Semplicemente, deve esserci la coesione generale per permettere la salvezza, almeno della “matricola”, al club etneo.

Il calcio siciliano non può permettersi di perdere ulteriori pezzi: i sacrifici sull’altare del fallimento devono finire. Prima o poi. Che si cominci con il Calcio Catania e con il Trapani Calcio, visto che le loro illustri colleghe hanno pagato un dazio titanico in sede di tribunali. Al di là di qualsiasi rivalità sportiva, la Sicilia calcistica vive un periodo orribile che potrebbe decimare ulteriormente la propria influenza nel mondo del pallone. Ed è un peccato madornale, soprattutto perché potrebbe essere evitato. Il Calcio Catania, la sua militanza in Serie A, merita un finale quantomeno dignitoso: permanenza in Serie C e lenta ricostruzione con una nuova società. Perché la dignità appartiene ad ogni essere umano. Soprattutto in Sicilia…