Nel 1999 Sofia Coppola debutta scrivendo e dirigendo Il Giardino delle Vergini Suicide. Una trasposizione cinematografica del best seller di Jeffrey Eugenides, scrittore del successivo premio Pulitzer Middlesex. Il Giardino delle Vergini Suicide ha una fotografia superba. La pellicola sarà l’inizio del marchio di fabbrica targato Coppola, ma al femminile. Coppola fissa le regole del gusto estetico per le pellicole più indipendenti di fine anni ’90. Tra gli attori e attrici protagoniste: Kirsten Dunst, Danny De Vito, Kathleen Turner, Josh Hartnett, Jonathan Moss Tucker, Antonino Giovanni Ribisi.

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Gli attori Kirsten Dunst e Josh Hartnett in una scena del film-photo credits: web

Il Giardino delle Vergini Suicide: filosofia della pubertà

Il Giardino delle Vergini Suicide parte da una constatazione tematica scottante che alla fine degli anni novanta aleggiava in gran parte delle produzioni a basso budget per il pubblico giovane. Gli adolescenti subivano troppe pressioni, frustrazioni, limitazioni da parte di adulti che avevano dimenticato cosa significasse avere 13 anni.
Paletti sociali e culturali che limitavano le esperienze e che si tramutavano spesso in rabbia. Queste mancanze sfociavano in atti di violenza perchè gli adolescenti, a detta degli adulti, non riuscivano a distinguere la realtà dalla drammaticità immaginaria.
Le conseguenze erano un numero statistico elevato dei suicidi in età scolare.
Questo è il filo narrativo, un gomitolo di lana in gola pieno zeppo di nodi che si sciolgono scena dopo scena liberandosi tra i viali alberati del quartiere, nel mistero, nel dubbio più assoluto. L’unica certezza trapela dagli sguardi assenti delle protagoniste, dalle cose non dette se non attraverso i loro diari segreti.

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Kirsten Dunst in una scena del film-photo credits:web

La storia sulle sorelle Lisbon

La famiglia Lisbon vive in un bellissimo quartiere alberato da splendidi olmi con 5 splendide figlie. Sono una famiglia fin troppo fedele alla religione cristiana da risultare spesso quasi ortodossa per il resto del vicinato. Le ragazze crescono represse e sognano la libertà sfogliando riviste di moda patinate e di viaggi tropicali.
Le sorelle Lisbon sebbene rinchiuse nelle loro camerette tutte unicorni rossetti e dischi di musica rock, fanno letteralmente girare la testa a tutti. Lux Lisbon in particolare viene corteggiata da molti ragazzi tra cui il donnaiolo Trip Fontaine. Le loro tragiche vicende, hanno inizio dal suicidio della piccola Cecilia Lisbon. Vengono raccontate attraverso gli occhi ingenui di un gruppo di ragazzi che vivono un amore platonico che mai potrà concretizzarsi. Parallelamente si sviluppano degli eventi piuttosto strambi che sembrano collegarsi metaforicamente alle vicende delle giovani, tra cui la morte degli alberi nei loro giardini residenziali e il successivo abbattimento.

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Le attrici in una scena del film Il Giardino delle Vergini Suicide, Sofia Coppola, 1999-phot credits: web

Le pellicole di Sofia Coppola: just like her life

La pellicola di Sofia Coppola, nel 1999 segnò la carriera della regista che a detta di molti rumors e interviste da lei stessa rilasciate, le fu consigliata per alcune analogie con la sua famiglia e l’educazione impartita. Sofia nel 2001 presso gli Mtv Movie Awards fu premiata come Miglior Nuovo Film-Maker. Nel 2004 è stata la prima donna americana e la terza in assoluto a ricevere una candidatura all’Oscar come miglior regia per il cult Lost in Translation-L’amore tradotto (Scarlett Johansson e Bill Murray). Nel 2006 continua imperterrita a tracciare le regole del suo marchio di fabbrica e si presenta al Festival di Cannes con Marie Antoinette candidato alla Palma D’Oro.

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L’attrice feticcio di Sofia Coppola, Kirsten Dunt in una scena del cult Marie Antoniette-phot credits: web

Sofia Coppola: icona di stile nella settima arte

Un montaggio ricco di dissolvenze trasognanti mixa magistralmente gli sguardi languidi dell’allora giovanissima Kirsten Dunst con riprese di quegli olmi cosi rigogliosi ma malati.
Il giardino delle vergini suicide divenne un cult alla stregua di pellicole come Donnie Darko (cult diretto da Richard Kelly nel 2001). C’è un evidente filone per questo gusto registico e visivo. Molti rimpiangono quell’atmosfera vagamente malinconica e di rassegnazione nelle nuove lavorazioni. Sofia Coppola dimostra un certo bisogno di raccontare un età esistenzialista ma affascinante. Un’età che sembra ricordare ancora bene.
La musica si fonde nella fotografia e nei primi piani dei personaggi, divenendo la protagonista. Anche nelle nostre stanze Air dei Playground è diventata la colonna sonora della nostra malinconia.

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Le attrici nei panni delle rispettive sorelle Lisbon-photo credits: web
Il trailer originale del film

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Silvia Pompi