Un’anima che ha abbracciato l’arte in vari modi e l’ha nutrita con idee, sperimentazioni, passione, immaginazione. Una scintilla che ha acceso i fuochi di più di un genere musicale, una carriera eclettica, una mente instancabile. Gli aggettivi per descrivere la genialità di Brian Eno si esauriscono e ancora non abbiamo espresso il concetto, allora lasciamo parlare la sua storia per noi.
Brian Eno – Gli inizi rock e l’affermazione
Che si voglia arrivare alle radici dell’ambient, della no wave, della new wave o del glam rock in ogni caso ci imbatteremo nel nome di Brian Eno, all’anagrafe Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno. Un nome altisonante almeno quanto lo è il suo contributo all’arte che comincia a dare durante gli anni dell’università.
Sono gli anni in cui si sente prepotentemente l’influenza che il rock’n’roll ha avuto nei suoi primi anni vita con tutto quel tempo passato ad ascoltarlo dalle frequenze delle emittenti radio militari vicino casa sua. L’esperienza più significativa è quella con i Roxy Music (1971-1973) lanciati da Robert Fripp dei King Crimson, nei quali Eno si occupa di synth e registratori a nastro senza nemmeno salire sul palco ai primi live, per poi conquistarlo a suon di carisma e costumi eccentrici tipici del glam rock.
Subito dopo inizia a lavorare come solista ed è qui che emergono personalità ed uno stile unico. Dalle prime collaborazioni con Fripp a più riprese al cambiamento totale di sonorità già con il quarto album, “Discreet Music” (1975), uno dei punti più alti della sua produzione e cardine dell’ambient music di cui Eno sarà considerato inventore.
Dagli Ultravox ai Coldplay passando per gli U2 ed i Talking Heads, svolge anche l’attività di produttore musicale. Influente per la successiva ondata new wave la collaborazione a tre album di David Bowie, (tra cui “Heroes“), la cosiddetta “Trilogia di Berlino” (1977-1979). L’antologia del 1978 “No New York” lo rende anche inventore della no wave, un movimento di breve durata (1978-1982) ma che ha avuto tra gli esponenti Suicide e Swans.
L’ambient e le strategie oblique
Quando dagli anno ’80 il concetto di ambient music si è ormai consolidato, la produzione di Brian Eno prolifera. L’artista studia creazioni sonore puramente strumentali pensate per essere parte, appunto, dell’ ambiente, una visione che si fa cardine della propria idea di arte anche quando la musica tocca i territori della videoarte, della pittura e della scultura (sono varie, negli anni, le installazioni a cui ha collaborato).
La sua visione diventa ancora più stimolante quando, dalla seconda metà degli anni ’80, sempre grazie a lui nasce il concetto di generative music. Qui la ricerca sonora è ancora più sfidante affinché la musica composta non suoni mai uguale in due punti; la creazione avviene quindi con l’ausilio di programmi informatici e con l’uso di qualsiasi oggetto che sappia produrre suoni differenti, che suoni senza essere melodia, che sfoci in una composizione eterea, labile.
L’incredibile prolificità di Brian Eno deriva da Strategie Oblique, uno strumento che lui stesso ha inventato (insieme a Peter Schmidt) nel 1975. Un semplice mazzo di carte su cui sono riportate frasi capaci di irrompere nella mente dell’artista sciogliendone i blocchi creativi. Uno strumento di cui Eno si serve spesso nella sua attività di produttore, una chiave per comprendere l’ecletticità del suo genio artistico che ha saputo contaminare altre forme d’arte, innovarle ed è oggi un punto di riferimento per i musicisti di elettronica, nonché amato da intere generazioni cresciute a dark rock anni ’70 e new wave.
Francesca Staropoli
Seguici su:
Pagina Facebook Metropolitan Music
Pagina Facebook Metropolitan Magazine