Sono tanti i dubbi e le perplessità sulla nuova e futura App Immuni. Il sistema di tracciamento dei contagi tanto sponsorizzato dal governo con la nuova App non è sicuro, anzi, i dati degli italiani sono a rischio.
I dubbu su Immuni
Bisogna assolutamente ricordare che la legge cinese sulla sicurezza nazionale obbliga cittadini e organizzazioni a fornire supporto e assistenza alle autorità militari di pubblica sicurezza e alle agenzie di Intelligence. Qui che nasce il primo problema, perché i cinesi potrebbero venire in possesso dei dati di milioni di italiani. Ne scaturisce quindi non solo una questione di privacy, ma di possibile spionaggio e di manipolazione dei dati a scopo politico, militare o commerciale. Il Copasir “non intende entrare nel merito della scelta del governo», ma nella relazione firmata dal presidente Raffaele Volpi, spiega che «l’unico dato da dover immettere nella App dovrebbe essere un codice anonimo risultante dall’effettuazione di un tampone”.
La norma peraltro sul punto “non chiarisce qual è il soggetto titolato ad inserire nella App tale codice e non definisce controlli e disposizioni in ordine a quale sia la conseguenza di un alert“. Inoltre, è necessario che l’attuazione della piattaforma avvenga con criteri univoci sul territorio nazionale, evitando la possibilità di interpretazioni differenziate da parte di Regioni ed Enti locali tali da introdurre ingiustificate limitazioni alla libera circolazione dei cittadini.
Il Comitato esprime poi preoccupazione per il fatto che la Bending Spoons, secondo quanto previsto dal contratto, continuerà la sua attività di aggiornamento dell’applicazione per sei mesi, determinando quindi una potenziale dipendenza del sistema, affidato anch’esso a una società privata.
Inoltre, la tecnologia Bluetooth risulta molto vulnerabile a intrusioni che potrebbero comportare “l’invio di messaggi falsi o fraintendibili, relativi allo stato di salute o al possibile contagio dei destinatari”.