Gli innamorati sono avidi, smodatamente desiderosi di controllare il tempo trascorso con l’amato. Vi è quasi una baldanzosa pretesa di sostituirsi a Cronos per congelare quegli istanti in cui l’amore assolutizza gli esseri e li separa dallo spazio-tempo. Ma vi è stato un amore che non ha conosciuto la rivendicazione dell’unione o il piacere intimo concesso agli innamorati: Dante e Beatrice sono il sogno, l’ideale, l’irraggiungibile bellezza dell’amore che non teme la distanza, la separazione e finanche la morte.
Dante e Beatrice, il loro primo amore
I ritratti che ci sono giunti del Poeta mostrano uomo severo, dal naso aquilino, sempre in lotta col Papato ed in perenne esilio. Eppure anch’egli fu un giovane un po’ scapestrato, talentuoso si, ma ancora fresco di ideali. Sotto l’abito dello studente egli perde la testa per una giovane di nome Beatrice, avvolta da un drappo sanguigno.
Si tratta di Bice, figlia di Folco Portinari, già incontrata all’età di nove anni e rivista nove anni dopo quando la ragazza era già sposata. Gli incontri con la ragazza possono essere considerati assai sporadici ma non tanto da farla considerare una figura prettamente simbolica.
Beatrice muore prematuramente già nel 1290. Beatrice morì talmente giovane che mantenne i caratteri della purezza e della verginità; rimase nella letteratura dantesca sempre simile a un sogno, a una realtà celeste, a un angelo. Un amore intenso che non visse mai di passione accesa, ma non per questo meno sostanziale. Fu cantata in Vita nuova e nel Convivio dove l’amore si afferma finanche sulla morte. In Beatrice Dante concentra tutto il senso del suo valore e impegno morale, l’amata è per il poeta un valore supremo entro cui rispecchiare le proprie scelte di giustizia e verità.
Beatrice nella Divina Commedia
Nel Paradiso Terrestre, sulla sommità del Purgatorio la Commedia dantesca assume caratteri intimi, personali e drammatici. Da un lato troviamo Dante, Virgilio e Stazio, dall’altro Beatrice con gli angeli. Sono separati dal rio che li divide bipartito in due fiumi: Lete, l’oblio e l’Eunoè, la forza. Nel primo l’anima si abbandona dei peccati, nel secondo ci si rinnova per salire al cielo. A questo punto segue una processione su carro a cui segue (Purg. XXX, vv31-33) l’apparizione di Beatrice:
Sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.
La donna è vestita nei tre colori delle virtù teologali: il bianco per la fede, il mantello verde per la speranza, l’abito rosso per carità. Ma l’apparizione di Beatrice è lo scomparire di Virgilio, dolcissimo padre, che lascia Dante nel pianto.
Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non pianger ancora;
ché pianger ti conven per altra spada
Beatrice si palesa e richiama Dante. È il solo ed unico passaggio in tutta la Commedia in cui viene citato il nome dell’autore.
Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice!
Come degnasti d’accedere al monte?
non sapei tu che qui è l’uom felice.
L’avvio all’ultima parte del viaggio può iniziare
Dante e Beatrice, storia universale di un amore
La letteratura è quella galleria sconfinata di esempi di emozioni, stati d’animo, turbamenti. La storia di Dante e Beatrice non ha nulla nei fatti di eccezionale rispetto a molte altre storie coeve. Essa però è stata universalizzata dall’esperienza poetica dantesca e ha posto degli standard talmente stringerti rispetto ai quali tutti si sono dovuti confrontare. Leggere Dante, cioè di un amore francante molto diverso dalle esperienze odierne, serve a educare i nostri sentimenti.
Questi infatti non sono una dote naturale, la natura ci fornisce solo degli “impulsi”, che vanno canalizzati prima in emozioni e poi in sentimenti. In questo le gallerie dell’arte e della letteratura, con i loro numerosi esempi sono punti di vista privilegiati. Dopo settecento anni leggere ancora di un amore che si muove sul crinale del dolore e dell’assoluta dedizione come quello dantesco impedisce l’anestetizzazione al nichilismo e l’abbandono della convinzione che l’uomo possa essere un individuo atomizzato privato del suo tessuto sociale e amoroso. Anche quando sopraggiunge la morte. E questo Dante ce lo insegna magistralmente.