La prima volta non si scorda mai. E quella non è stata solo la prima volta di Nicola Pietrangeli ma di tutto il tennis italiano. Il 30 maggio del 1959 è un giorno che è entrato di diritto nella storia dello sport italiano. Pietrangeli trionfa la Roland Garros. E’ il primo italiano a sollevare al cielo un trofeo del Grande Slam. Sarà per lungo tempo anche l’unico. Almeno finché Panatta non lo eguaglierà nel 1976. Ancora allo stato attuale delle cose il club dei possessori di questo ambito riconoscimento in Italia è piuttosto ristretto. Oltre ai citati Pietrangeli e Panatta si sono iscritte recentemente Francesca Schiavone e Flavia Pennetta
I segni del destino e le avvisaglie di un futuro radioso
Ma la prima volta, appunto, è tutta un’altra cosa. Inoltre questo orgoglio nazionale l’Italia ha rischiato fortemente di doverlo cedere ad altri. Perché Pietrangeli, di nascita tunisina, avrebbe potuto scegliere il passaporto francese, essendo a quell’epoca la Tunisia protettorato di Parigi. Evidentemente questa città per lui ha rappresentato un crocevia strategico. Rifiutata in giovinezza, andò a conquistarla nella piena maturità. Ad onor del vero Pietrangeli sarebbe anche potuto finire male sotto i bombardamenti alleati in nord Africa durante il secondo conflitto mondiale.
E invece Pietrangeli, che le stimmate del campione ce le ha dalla nascita, aveva questo appuntamento irrinunciabile con la storia. Giunto a Roma al termine della guerra, si divide tra il calcio e il tennis ma fortunatamente fa la scelta giusta. Per uno strano scherzo del destino si allena al circolo Parioli dove lavora come custode Ascenzio Panatta, il padre di colui che sarà suo erede sul trono di Parigi. Nicola si presenta al Roland Garros da testa di serie numero tre e reduce da un inizio di stagione piuttosto brillante. Colleziona una serie di finali in tornei che oggi sono scomparsi dai radar. Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Catania, Palermo, Reggio Calabria all’epoca erano parte integrante della stagione tennistica. E poi la semifinale agli Internazionali d’Italia, la credenziale migliore.
Il cammino di Pietrangeli verso al finale di Parigi
Il percorso di Pietrangeli a Parigi è debordante. L’unica piccola incertezza nel cammino verso la finale il tennista azzurro la vive proprio nel secondo turno, match d’esordio per lui che insieme agli altri favoriti era graziato del primo match. Nicola si trova di fronte il messicano Llamas ed è costretto a cedere il secondo set prima di prendere il largo e superare il turno. E’ addirittura disarmante la facilità con la quale si sbarazza dello spagnolo Couder al terzo turno in tre rapidi set. Giunto agli ottavi di finale il tabellone lo mette di fronte al danese Torben Ulrich. Pietrangeli non si fa spaventare nemmeno da colui il quale pochi anni dopo contribuirà a dare alla luce il futuro batterista dei Metallica, Lars.
Ancora più sbalorditivo il 6-1, 6-2, 6-1 che Pietrangeli infligge al britannico Billy Knight ai quarti di finale. Ma il vero capolavoro il tennista italiano lo realizza in semifinale quando si impone sul forte australiano Neale Fraser. Parliamo di un signore che a fine carriera si ritroverà in bacheca 11 titoli degli slam nel doppio in tutte e quattro le competizioni, cinque nel doppio misto, un Wimbledon e uno Us Open in singolare e ben sette Coppe Davis. Pietrangeli, francamente, se ne infischia e senza lasciare nemmeno un set all’avversario, demolisce le sue velleità. Il giorno della finale parte da favorito. Ma il sudafricano Ian Vermaak ha appena battuto in semifinale la testa di serie numero uno del torneo, Luis Ayala.
Pietrangeli e l’Italia sul tetto del Roland Garros
Eppure il giorno di gloria di Pietrangeli era già stato preannunciato da un prestigioso indizio. Poche ore prima Nicola aveva già trionfato. In coppia con il fidato Sirola, Pietrangeli aveva vinto il torneo di doppio. Guarda caso avversario della finale assieme ad Emerson, era stato ancora Fraser che avrà avuto gli incubi quell’anno al solo sentire il nome dell’azzurro. Con queste premesse una sconfitta al cospetto di un avversario non irresistibile appare fuori discussione. Pietrangeli ci mette un po’ a carburare, cede addirittura il primo set. Giusto il tempo di recuperare le energie, riprendere la concentrazione, tirare di nuovo fuori il suo talento e la partita prende la sua china naturale. Pietrangeli non lascia scampo all’avversario e si aggiudica la finale 3-6, 6-3, 6-4, 6-1. La prima volta di un italiano a Parigi. Non sarà l’utlima. Perché l’anno successivo Pietrangeli concederà un inarrivabile bis.