“Non ha saputo indicare un suggerimento concreto per risolvere la crisi che sta attraversando il Paese. Troppo poco per un alleato che si ritiene centrale”. “A differenza di tutto il resto d’Europa che corre, noi non possiamo permetterci di avere una maggioranza che litiga su tutto”. Queste le rispettive dichiarazioni di Partito Democratico e Lega. In un mare di polemiche e critiche, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua a ricevere attacchi e ultimatum da ogni fronte.
Venerdì gli Stati generali per discutere la ripresa economica dopo l’emergenza coronavirus: l’esecutivo vacilla tra piano Colao e attacchi dell’opposizione.
La difficile condizione del Paese alle battute -si spera- finali dell’emergenza da coronavirus si tinge di toni tutt’altro che pacati. Al Governo il premier riceve attacchi da ogni dove: la maggioranza appare frammentata e l’opposizione non dà segnali d’arresto. Inoltre, è Conte stesso a mostrarsi deluso per una serie di problematiche legate alla gestione del problema, considerando l’inerzia di alcuni dicasteri e le resistenze dei partiti. Emblematica l’espressione che avrebbe utilizzato per commentare il fatto, poi smentita da Palazzo Chigi: “C’è un pezzo di Stato che rema contro le riforme e contro il governo”.
Nonostante sia evidente la difficoltà a trovare un accordo, il Premier afferma di non aver “mai pronunciato quella frase” (stando a quanto dichiarato sull’articolo di ieri del Corriere della Sera).
Polemiche e resistenza sul piano Colao
La situazione, quindi, è chiaramente sul filo del rasoio. Ma facciamo ordine. Le dichiarazioni contrastanti delle forze politiche sembrano essersi recentemente concentrate sul piano Colao. Trattasi di un documento redatto dalla task force di esperti e che propone una serie di punti da cui ripartire a seguito della drammatica situazione post- coronavirus.
Questa strategia, però, non ha trovato l’immediato consenso da parte del premier, dato che non sembra proporre soluzioni concrete e risulta essere una sorta di elenco di buoni propositi. Si aggiunge la disapprovazione di diversi ministri e conseguentemente un’ulteriore frammentazione.
La posizione di Salvini
Arriva puntuale la critica della Lega. Matteo Salvini ha infatti dichiarato che questo documento sembra presentare una serie di idee che il partito aveva già proposto al Governo e che, a quanto pare, non sono state adeguatamente considerate. “Se anche la task force certifica che le proposte della Lega sono quelle che servono al Paese speriamo che Conte, se non ascolta me, almeno ascolti loro”, tuona infatti il leader leghista, facendo riferimento al blocco delle tasse, alle soluzioni sui contratti a tempo determinato e sullo sblocco dei cantieri modello Genova.
Venerdì gli Stati Generali
Proposte effettive dovrebbero essere presentate venerdì durante gli Stati Generali. L’incontro dovrebbe tenersi -salvo imprevisti- a partire da venerdì pomeriggio fino a lunedì. Verranno discusse, insieme al piano Colao, le azioni prioritarie che il Governo intende adottare per la ripartenza del Paese. Si parla della conversione in legge della manovra economica straordinaria da 55 miliardi, ma lo schema definitivo sarà reso noto solo dopo la riunione del Consiglio di Ministri.
Invitati a Villa Doria Pamphili sono i partiti di maggioranza (e dell’opposizione), i sindacati e le imprese, ma il premier ha voluto anche il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del parlamento Ue, David Sassoli, premi Nobel ed economisti di gran fama.
L’attacco di FdI
Mentre la posizione del Pd appare quasi vacillante, nonostante lo stampo dichiaratamente europeista del partito, l’opposizione parla chiaro. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, si esprime contraria alla convocazione. “Un vero confronto parte da come si spendono questi 80 miliardi di euro, autorizzati con lo scostamento di bilancio. […] Ci piacciono poco le passerelle, gli Stati generali a casa nostra sono il Parlamento della Repubblica”.
In uno scenario del genere non si può commentare altrimenti: il premier appare come una figura solitaria. “Fare la vittima” non è nelle sue corde, e questo lo dimostra l’aver smentito le sue presunte dichiarazioni sulla frammentazione delle forze politiche.
Tuttavia, l’Italia sta uscendo da questa emergenza più scossa e divisa che mai. Tra l’isolamento del centrodestra al voto dei Recovery Fund e l’indecisione generale della sinistra, gestire un quadro governativo in queste condizioni diventa sempre più difficile.