“Se c’è una pistola, prima o poi, deve sparare”, è uno dei più noti principi della drammaturgia, attribuito ad Anton Checov. Vale anche per gli oggetti di scena di Cena con delitto – Knives Out (come suggerisce già l’astuto gioco di parole nel titolo). Il giallo corale scritto e diretto da Rian Johnson, rivelatosi una delle sorprese del 2019, è da poco disponibile su Amazon Prime Video. Incredibilmente, anche a una seconda visione, sul piccolo schermo di casa, questo film non perde la sua forza, cerchiamo di capire perché. Gli evidenti punti di forza del film sono essenzialmente tre: il cast, la sceneggiatura e – attenzione – la scenografia.

Un cast d’eccezione per la cena con delitto

Protagonista è innanzitutto una grande famiglia, i Thrombey, improvvisamente sconvolta dalla morte dell’anziano capostipite Harlan (Christopher Plummer). All’indomani della festa per l’ottantacinquesimo compleanno Harlan viene ritrovato esanime, con la gola tagliata. Ogni prova conferma il suicidio quando tuttavia entra in scena il celebre detective Benoit Blanc (Daniel Craig) a rimescolare le carte in tavola.

Lakeith Stanfield e Daniel Craig in una scena di Kives Out - Photo Credit: web
Lakeith Stanfield e Daniel Craig in una scena di Kives Out – Photo Credit: web

Affiancandosi alle indagini del tenente Elliot (Lakeith Stanfield), Blanc ascolta nuovamente ogni membro della famiglia per trovare le prove, invece, di un omicidio. Fra questi vi è anche Marta (Ana de Armas), la giovane infermiera, oltre che amica fidata, del vecchio Thrombey. Marta è la chiave per scoprire i segreti di famiglia, l’unica confidente di Harlan, nonché l’unica non in grado, letteralmente, di mentire.

La scelta degli attori è molto interessante. Oltre ai già citati ritroviamo anche Jamie Lee Curtis, Chris Evans, Michael Shannon, Toni Collette. Un cast eccezionale, non semplici caratteristi per un film collettivo ma interpreti di primo piano, con diversi pubblici di riferimento. Una prima scommessa vinta da Johnson è stata quella di aver amalgamato bene questo incontro esplosivo di volti e personaggi. Al fine di riconoscerne tutto il potenziale, tuttavia, è consigliabile guardare il film in versione originale, per cogliere le differenza anche linguistiche e culturali di ognuno.

Ana de Armas in una scena di Knives Out - Photo Credit: web
Ana de Armas in una scena di Knives Out – Photo credit: web

Intrecci, segreti e bugie della famiglia Thrombey

Il secondo elemento è appunto la costruzione delle dinamiche, la sceneggiatura, valsa a Johnson una nomination all’Oscar. Senza entrare nel dettaglio della trama, oltre l’introduzione già fornita, il punto di forza di un giallo sta nelle sue connessioni nascoste. Johnson riesce a creare un intreccio al contempo nuovo e familiare. Si ispira a molti classici del genere ma inserisce caratterizzazioni, elementi, riferimenti all’attualità e tipologie di umorismo che ne fanno un prodotto unico.

Si tratta di un whodunnit (letteralmente, Chi è stato?), ossia un murder mistery (o semplicemente giallo) in cui progressivamente la trama si complica senza poter escludere nessun sospettato. Anziché sbrogliare la matassa, fino alla fine si aggiungono indizi che confondono o deviano le ipotesi dello spettatore. In questo modo la soluzione spiegata dal detective a ridosso del finale assume sempre un carattere eclatante, imprevedibile.

Il segreto sta nel trovare un equilibrio fra ciò viene rivelato e ciò che, anche se non ancora comprensibile, mantiene il pubblico sulle spine. Da questo punto di vista Cena con delitto riesce a non fallire pur interrompendo il climax molto prima del finale effettivo.

Il luogo perfetto per il delitto perfetto

Villa Thrombey in una scena di Knives Out- Photo Credit: web
Villa Thrombey in una scena di Knives Out- Photo Credit: web

Terzo e ultimo elemento, come accennato, è la magnifica scenografia, l’antica residenza Thrombey che tanto ricorda una partita di Cluedo. Le prime inquadrature sono dedicate interamente alla vita inanimata della casa, pezzi di vita che parlano da sé. Statue, libri, dipinti, animali impagliati, migliaia di oggetti che raccontano infinite storie, probabilmente già scritte dal vecchio Harlan, famoso autore. È come se la mente affollata di uno scrittore si incarnasse nell’apparente caos di una casa tanto grande quanto densa, fitta di cose.

Non è solo l’eccentrico arredamento, tuttavia a renderla speciale. Fondamentale allo sviluppo della trama è la sua stessa architettura: il vecchio legno scricchiolante delle scale, le finestre nascoste… La casa, così come è strutturata, è complice essenziale degli eventi narrati. Questo la rende un personaggio a sé, forse il più affascinante di tutti, impossibile da non notare.

Il bandolo della matassa

Nel susseguirsi della metodica e rigorosa indagine di Benoit Blanc, tutti questi elementi si fondono insieme, seminando indizi e false piste. Con ogni probabilità, lo spettatore individua il colpevole già a metà film, ma non conoscendo il movente né potendo escludere nessun altro, la sua scoperta è irrilevante. Il vero piacere non può prendere forma finché tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto. Solo allora Blanc è pronto a rivelare la trama del delitto perfetto, ribaltando ciò che pensavamo di sapere.

Articolo di Valeria Verbaro

Seguici su MMI e Metropolitan Cinema