Percorrendo la via Aurelia al grido di “Vai cavallina!”, la Lancia Aurelia Spider sfrecciava sull’asfalto deserto, al caldo di una Roma di ferragosto. Vittorio Gassman alla guida, in una scena scolpita nella mente di ogni amatore del cinema. Non si potrà mai essere esaustivi, completi, precisi, né abbastanza bravi, nel difficile compito di raccontare l’attore che fu. Mancheranno le parole, scritte solo in parte, per descrivere Gassman. Rassegnandoci davanti a quel pezzo mancante, di frasi introvabili, per parlare di un grande uomo.

Ma, in fondo, un attore è i personaggi che interpreta, che ne rivelano l’anima. Come lo sbruffone spavaldo de Il sorpasso, un film del ’62 di Dino Risi. Manifesto del miracolo economico e ritratto dell’Italia di allora. Costato molto poco, proiettato inizialmente in un solo cinema a Roma. Una pietra miliare della sceneggiatura, la scena del viaggio in auto. Il desiderio di ogni automobilista, sempre che non sia stato già emulato, di abbandonarsi a quei gesti liberatori al volante. Un linguaggio universale comprensibile a tutti i piloti su strada.

“Il sorpasso” dell’Italia che rinasce

"Il sorpasso" film - Foto web
“Il sorpasso” film – Foto web

La musica di Modugno in sottofondo, dalla decappottabile in viaggio, racconta un pezzo di vita quotidiana. “L’uomo in frakke mi fa impazzì…la sua solitudine, l’incomunicabilità…quella che va di moda oggi, l’alienazione”. Il dialogo tra lo spaccone e il timido compagno di sedile. Gassman fa di Bruno un monumento di comicità su quattro ruote. Interpreta la parlata romanesca e i modi che la contraddistinguono, con la spontaneità di un conducente come appena uscito dalla Tangenziale. Incarna le movenze di un ballo sfrenato, comico. Come un ultimo che resta a bordo pista a cui tolgono la musica, e che ballerà ancora con convinzione. “Famme ballà, sto creando”. Sembra una poesia!

Mattatore tra palcoscenico e cinema

Dalla lingua comica alle tragedie di Shakespeare, passando per la Divina Commedia. Gassman nasce con la passione per i testi teatrali, passando poi al cinema. Sotto la direzione di Mario Monicelli, interpreta Brancaleone. Uno dei maggiori successi del dopoguerra. Uno scapigliato Don Chisciotte, condottiero eroe, al comando di briganti. Tanto straccione quanto altisonante. Sembra l‘Italia medievale immaginata sotto l’idioma dialettale. Girato tra la Puglia e Viterbo. Unendo il latino alla pronuncia ciociara, in una congiunzione maccheronica che si farà ricordare.

Vittorio Gassman in "Brancaleone" film - Foto web
Vittorio Gassman in “Brancaleone” film – Foto web

Militari per forza, non per scelta

Ne La grande guerra di Monicelli, con Alberto Sordi, diventa un antieroe che si sacrifica per il proprio paese. Due soldati, uno milanese l’altro romano, che cercano di evitare il fronte imboscandosi ad ogni occasione. Sono solo umani, ma in fine, si scoprono coraggiosi e pronti al sacrificio. In coppia con Tognazzi è ne I mostri e ne In nome del popolo italiano. A Velletri, vicino Roma, i due attori, abitavano in case vicine. Così, il sodalizio cinematografico, fu rafforzato dall’amicizia.

Gassman e Tognazzi - Foto dal web
Gassman e Tognazzi – Foto dal web

Ammaliatore d’altri tempi

Affascinante seduttore, dal fisico sportivo, vincente e rampante nel film di Ettore Scola, La congiuntura. Memorabile quando canta Ritornerai per conquistare Joan Collins. Le più belle sequenze dei film affidate al sottofondo di una canzone, mettono le ali. Il testo di Bruno Lauzi, nelle luci soffuse del night club, arriva dritto al cuore. Una dichiarazione d’amore cantata ad un microfono, tanto da lasciarsi andare e sentirsela dedicata.

La congiuntura – Gassman canta Ritornerai – Video dal web

Vincerà l’amicizia o l’amore?

Con Scola, regista impegnato politicamente nelle trame dei film, girò C’eravamo tanto amati. Un avvocato arrivista che aveva condiviso la lotta partigiana, in un bilancio malinconico di ideali passati. Quando a distanza rincontra gli amici, Gianni, aveva mantenuto saldo e vivo, un vecchio amore. La dichiarazione arriva tardi, in una veglia notturna, tra un fuoco all’aperto e canti delle staffette partigiane tornati alla mente. “Io pensavo che un grande amore, fosse un grande amore”. Chi non si è mai sentito un po’ Gianni nella vita.

“C’eravamo tanto amati” – Video da YouTube

Gassman e Scola, uno sguardo sull’umanità

Con La famiglia di Scola, vince il leone d’oro a Venezia. Il cammino di un uomo dalla maturità alla vecchiaia, in una famiglia borghese. Vista dall’interno di un appartamento del rione Prati a Roma. E La terrazza, dello stesso regista, dove Gassman dipendente del PCI, si innamora di una ragazza più giovane. E immagina di parlare di questo suo sentimento al congresso del partito. Un momento privato reso pubblico. Una confessione davanti una platea immensa, che fa scendere un uomo dall’alto della sua importanza, alla tenerezza inaspettata. Come se arrivasse l’amore a rubargli il microfono. “È lecito essere felici?”. Gli interrogativi che restano spesso nel silenzio più profondo. Che non hanno mai altoparlanti.

La terrazza film, discorso sulla felicità – Video da YouTube

Conoscere un uomo è esplorare un abisso

Profumo di donna, indimenticabile con in sottofondo Champagne, di Peppino di Capri. L’ufficiale cieco ripreso anche da Al Pacino, che vinse l’oscar. La scena americana di un tango, non ballato, di più. La passione lascia il segno, graffia il pavimento. E a tenere il ritmo sono i battiti del cuore. Ti muovi anche se non sai danzare. Non si resta inermi spettatori.

Sarà indimenticabile la voce di Gassman. Quel tono posato, oltre ogni esercizio di dizione. Quella intonazione di severità, con cui non ti castiga. Ma che è carica di energia, che ti insegna la strada, come fosse un buon padre, un capofamiglia. A vent’anni dalla sua morte nessuno l’ha scordata. Quando ha doppiato il Re Leone, ci ha lasciato una frase profetica. Che non placa la sua mancanza, non cura la sua assenza. Ma ci consola che lui resterà in eterno, incancellabile mattatore. “Guarda le stelle, quando ti senti solo. Ricorda che quei Re saranno sempre lì per guidarti”.

Federica De Candia Seguici su MMI e Metropolitan cinema