Continua oggi la nostra rubrica dedicata al basket liceale e collegiale a stelle e strisce. Dopo aver parlato della Silent Night della Taylor University, oggi ci concentriamo sulla March Madness, la fase finale del campionato cestistico di NCAA.
La follia della March Madness
“La follia di marzo”, così verrebbe tradotta la celebre March Madness, ormai famosa in tutto il mondo col suo nome originale. Ma cos’è la March Madness? In parole povere si tratta della fase finale del torneo collegiale nazionale, la cosiddetta NCAA. Nata nel 1939, alla Division I prendono parte più di 300 college, raggruppati in 32 conference. La fase finale, la nostra follia di marzo, si svolge a cavallo tra marzo e aprile e vi prendono parte 68 squadre, le 32 vincitrici della propria conference e 32 selezionate da un comitato per meriti sportivi. L’intera fase finale si svolge su campo neutro, in un’unica città, e si tratta di sfide ad eliminazione diretta. Il torneo è suddiviso in tre weekend, le squadre che superano il primo sono definite “Sweet Sixteen”, quelle che arrivano in semifinale le “Elight Eight”, mentre il weekend conclusivo è dedicato alla Final Four. Capirete da voi che la definizione “Madness” è piuttosto appropriata per un torneo con 67 partite giocate in tre settimane!
Le squadre “più folli”
Arrivati all’edizione 2019 (quella del 2020 non si è disputata a causa del Covid-19), l’albo d’oro della March Madness vede UCLA al comando con 11 titoli vinti, l’ultimo però arrivato solo nel 1995, seguita da Kentucky con 8 e North Carolina con 6. Gli ultimi di questa top 3 a vincere il titolo sono stati proprio i Tar Heels di North Carolina, col titolo vinto nel 2017.
Molte però sono le squadre ad aver vinto un solo titolo NCAA, gli esempi più lampanti sono gli Oregon Ducks, con l’unica vittoria nel 1939 nella prima March Madness, e i Virginia Cavaliers, gli ultimi a vincere il titolo in quel di Minneapolis.
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