Ovidio, Amores: il nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente si propone di analizzare e discorrere sulla raccolta di elegie di Publio Ovidio Nasone; argomento principale? L’amore.
Ovidio, Amores: l’aspetto ludico dell’amore
Gli Amores sono una raccolta di elegie che hanno come tema preponderante l’amore. Tuttavia, Ovidio, introduce delle novità stilistiche e di contenuto, rispetto ai predecessori. La novità preminente è che non c’è una figura femminile a cui si riferisce il testo: i versi delle elegie composte, non sono dedicate a nessuna donna in particolare: non c’è una Cinzia, come per Properzio, né una Lesbia, come per Catullo, né una Delia come per Tibullo: manca, quindi, quella figura femminile che dona interezza all’opera e si riconosce come punto di riferimento per la vita dell’autore. L’unica immagine femminile citata da Ovidio negli Amores, è Corinna: tuttavia, le descrizioni della donna ricorrenti nel testo, appaiono vaghe e saltuarie.
Ovidio, Amores e la poetica moderna: quando è la poesia che crea la realtà
La poetica di Ovidio si differenzia dai predecessori compositori di elegie per il desiderio di sperimentare generi nuovi: se per Properzio e Tibullo il centro della loro poetica era il riflesso del sentimento amoroso, negli Amores, Ovidio fa confluire sì, la pratica amorosa, ma anche la sua autobiografia, la parte storica e quella mitologica. Ovidio non è un estremista: analizza porzioni di realtà, esaminandole di volta in volta.
”E’ un soldato ognuno che ama, e ha un campo suo Cupido;
Attico, credimi, è un soldato chiunque ama”.
Non fa scelte assolute: da giovane percorre forme alternative, novità. In età matura, invece, le sue opere sono un conciliarsi di elementi innovativi e tradizionali. Ma Ovidio è soprattutto un autore moderno: la poesia, infatti, non deve essere né un’imitazione della realtà né una sua mera descrizione. La pratica poetica deve innovare, avere il primato sulla realtà circostante perché è la poesia che crea la realtà, e non il contrario.
Il distacco, l’ironia ed il decadimento del servitium amoris
Anche il contenuto delle opere si ribalta: negli Amores non c’è alcune intensità sentimentale, nessun pathos, nessuno struggimento. Qui l’amore è inteso come un lusus, ovvero, un gioco: è sarcasmo, distacco ed ironia. Decade quindi il servitium amoris nei confronti della donna: nessuna dedizione nei confronti dell’amata, nessun servilismo. Gli argomenti dell’opera sono quelli già citati da autori precedenti: baruffe, amori non corrisposti, tradimenti, gelosie.
Ma in questo caso Ovidio, pur mettendo in scena argomentazioni trite e ritrite, le ricostruisce spiegando il perché si debba procedere in un dato modo. Amore come passatempo, ironia, aspetto ludico dell’esistenza e non come costante. L’assenza della figura femminile vivificante è sostituita da uno stuolo di immagini di donne fuggevoli: Ovidio afferma di preferire più donne ad una sola su cui confluire la sua attenzione, affermando di subire il fascino di qualsiasi essenza femminile proprio per il carattere ludico dell’amore.
Significatività del titolo dell’opera
In nomen omen: infatti, il titolo che Ovidio attribuisce all’opera, non è dato a caso. Amores non sta ad indicare la passione di un amore singolo, ma gli amori in generale. Tutte le esperienze e le sfumature che derivano da ogni sfaccettatura del sentimento, non sono altro che un lusus – gioco – e, un’esercitazione letteraria: l’eros non è sofferente, non è predominate nella sua accezione tragica; piuttosto, è descritto con distacco e reso al lettore come una parodia. Il messaggio dell’opera è chiaro: Ovidio aborre il servitium amoris poiché si ritiene servitore dell’amore in generale e non schiavo di una singola donna.