La bella storia di Donato Grieco che dalla piccola provincia lucana è arrivato alla Serie D. L’anno prossimo, infatti, vestirà la maglia dello Scandicci, squadra toscana militante nel girone E.
Avremmo voluto iniziare questo pezzo con qualche frase ad effetto che avrebbe sicuramente conferito un tocco aulico alla breve storia che stiamo per raccontarvi, ma la verità è che non siamo bravi in questo, quindi ci limiteremo a raccontare il tutto così com’è.
La storia che vi raccontiamo oggi è quella di un ragazzo di 18 anni che, come tanti altri, ha iniziato a tirare calci ad un pallone non appena ha imparato a camminare. Stiamo parlando di Donato Grieco, fresco 18 enne che vive a Rapone (PZ), un piccolo centro di provincia situato nel nord-ovest della Basilicata, ai confini con la Campania. Donato vive nel piccolo borgo della provincia lucana con papà Aldo, mamma Monica e la sorella maggiore, Vita.
Come ogni piccolo centro che si rispetti, Rapone non offre molto dal punto di vista delle strutture sportive, ma ha il campo da calcio che Donato, fin dalla tenera età, inizia a “frequentare”. Nel paesino si sta bene, c’è la famiglia, ci sono gli amici, c’è tutto insomma. Manca però la possibilità di mettersi in mostra con il pallone tra i piedi.
Ecco quindi la costrizione a trasferirsi nei settori giovanili del Barile prima e dell’Hellas Vulture poi. Donato cresce, le qualità tecniche iniziano a farsi vedere. Nel mezzo anche la rottura del crociato che però non smorza il suo entusiasmo. Nell’estate del 2019 la squadra raponese lo cerca perché servono under per disputare il primo storico campionato di Promozione. Il più piccolo di casa Grieco ci pensa, vorrebbe accettare, ma la chiamata della gloriosa Vultur del patron Grande e del Mister Pasquale D’Urso lo convincono, alla fine, ad accettare la proposta di uno dei più antichi sodalizi lucani.
A Rionero, in Eccellenza, il talentuoso terzino indossa praticamente sempre la maglia numero 3. La squadra fa grande affidamento su di lui e Donato ripaga appieno la fiducia disputando una stagione oltre le aspettative che lo vede trionfare, insieme ai suoi compagni, anche in Coppa Italia contro il forte Lavello. La notizia del suo trasferimento allo Scandicci, in Serie D, è poi storia di pochi giorni fa, il resto si vedrà. Donato che vive nel Paese delle Fiabe (così è chiamato Rapone) si appresta a vivere, e noi glielo auguriamo, la sua fiaba, o come si suol dire in questi casi, la sua “favola”. Magari un giorno leggeremo da qualche parte “La favola di Grieco: dalla Serie D alla Serie….“. Siamo scaramantici, non lo diciamo. Ci limitiamo ad augurare a Donato, buona fortuna e buon lavoro. Ad Maiora Semper.
L’intervento del giovane Donato Grieco ai nostri microfoni
Donato, di te sappiamo che hai giocato nei settori giovanili di Barile ed Hellas Vulture prima di approdare alla prima squadra della Vultur, volevamo chiederti quindi: come hai vissuto il passaggio dal calcio coi tuoi coetanei al cosiddetto calcio dei grandi?
Guardate, a dire il vero è successo tutto all’improvviso. Avevo ricevuto la chiamata dell’Atletico Rapone che cercava under da inserire nella rosa della squadra che avrebbe disputato il campionato di Promozione. Il mio allenatore all’Hellas Vulture mi disse però di provare anche per la Vultur. Andai così allo stage della squadra bianconera e Mister D’Urso, vedendomi (l’allenatore della Vultur Rionero ndr), mi disse che dal 1° agosto avrebbe voluto vedermi in ritiro. All’inizio ero un po’ spaventato perché comunque avevo sempre giocato coi miei coetanei e mai con ragazzi più grandi, poi però allenandomi con dedizione e serietà sono riuscito ad integrarmi bene. Quindi, seppur col senno di poi, posso dirvi che non ho risentito particolarmente del passaggio dal calcio dei piccoli al calcio dei grandi.
Nella Vultur hai avuto subito grande fiducia; com’è stato giocare con gente come Petagine, Di Senso, Montenegro, Della Luna che ha avuto grandi esperienze anche e soprattutto in categorie superiori?
Giocare, ma soprattutto allenarsi con gente che col pallone sa farci è un qualcosa di particolarmente bello oltre che istruttivo. Ho imparato tanto da loro. Sono persone che danno sempre il massimo sia in partita che in allenamento. Si arrabbiano quando ti vedono svogliato o quando, ad esempio, cerchi la giocata difficile, sbagliandola, anziché fare la cosa facile. Ti spronano sempre a fare bene. Mi hanno aiutato parecchio e sono stato fortunato perché come mia prima esperienza tra i grandi non potevo trovare gruppo migliore. Eravamo uniti e ci aiutavamo sempre l’un l’altro. Infatti l’unione ha fatto la forza visto che eravamo terzi in classifica a 5 punti dal Lavello capolista che, voglio aggiungere, non c’ha mai battuti durante la stagione.
Sei giovanissimo, hai da poco compiuto 18 anni, ma volendotelo chiedere: qual è la partita che ricordi con più piacere?
Sicuramente la finale di Coppa Italia vinta a Potenza contro il Lavello. È stato il mio primo trofeo tra i grandi. Fu una giornata bellissima passata tutti insieme. Fu una bella soddisfazione perché partivamo sfavoriti contro una squadra che si era rinforzata parecchio e fu ancora più soddisfacente perché in Coppa Italia non vigeva la regola degli under, ma noi giocammo comunque con tre under, tra cui io, e appunto vincemmo la partita nonostante questo. Davvero una splendida soddisfazione.
A gennaio sei stato convocato da Mister Giannichedda per il ritiro della rappresentativa di Serie D: cosa puoi raccontarci di quell’esperienza?
Anche quella fu un’esperienza bellissima. Andai a Tirrenia, nel centro CONI dove, tra l’altro, si allena il Livorno. Ho avuto modo di vedere Plizzari, Viviani, Morganella e Bebe Vio. I campi poi, mai visti così; da Serie A. Esperienza bellissima.
E durante il ritiro hai avuto modo di vedere eventuali differenze tecniche tra te e gli altri ragazzi?
Onestamente no, eravamo tutti allo stesso livello. Anche io mi aspettavo qualcosa di più perché comunque, a parte me e altri pochi che venivano dall’Eccellenza, il resto giocava in Serie D. Invece devo dire che non ho visto alcuna differenza. Fu ancora più soddisfacente perché fui l’unico rappresentante della Basilicata che, per giunta, non giocava in Serie D, ma in Eccellenza.
Lasci una piazza calda come Rionero per andare in una piazza altrettanto calda, ma molto più grande come Scandicci: qual è il messaggio che vuoi mandare alla tua nuova società?
Ho avuto modo di parlare sia con l’allenatore che con il direttore sportivo dello Scandicci ai quali ho subito manifestato la mia speranza di toglierci tante soddisfazioni insieme. So di andare in un club ambizioso che già quest’anno ha fatto bene. Non vedo l’ora di iniziare.
Simone Zaza, Francesco Colonnese, Gianluca Sansone, Rocco Sabato, sono alcuni dei pochi calciatori lucani di nascita che sono riusciti ad arrivare in Serie A: tu Donato Grieco sogni di arrivarci un giorno?
Sarebbe davvero un sogno. Ho 18 anni, sono giovane, quindi è chiaro che ci penso, chi non lo farebbe. Però, allo stesso tempo, penso a fare le cose con calma, passo dopo passo. L’ambizione c’è; d’altronde se uno non ha ambizioni a 18 anni quando deve averle. Purtroppo, credo che al sud ci sia meno visibilità che al nord, quindi per un ragazzo che vuole sfondare nel mondo del calcio è davvero difficile farlo vivendo qui nelle nostre zone. Io vi ripeto, penso a fare le cose con calma, serietà e dedizione, se poi dovessi avere anche un po’ di fortuna, allora ben venga.