Elio Vittorini, nato il 23 luglio 1908 a Siracusa, possiamo considerarlo il primo dei freelance, un siciliano a Milano.
La vita di Elio Vittorini
Figlio di un ferroviere, trascorre l’infanzia «in piccole stazioni ferroviarie con reti metalliche alle finestre e il deserto intorno».
Dotato di animo inquieto e ribelle, nell’adolescenza abbandona la famiglia per andare alla scoperta del mondo, sfruttando quelli che sono i biglietti omaggio a cui i familiari dei ferrovieri hanno diritto.
A 17 anni va a vivere a Gorizia, dove trova un impiego come operaio. Ma a Elio piace scrivere. Studia, legge, ma soprattutto lavora.
Entra a far parte del mondo della letteratura nel 1927, pubblicando un articolo per Solaria, nell’ambiente fiorentino, e nel 1945-47 dirige la rivista Il Politecnico.
Nel suo curriculum non mancherà, certo, il mondo dell’editoria. Presso l’Einaudi editore, tiene la collezione letteraria I gettoni, e presso la casa editrice Mondadori, con la collezione Medusa.
Il 1938 è l’anno della svolta, si trasferisce a Milano dove non lavora per la Mondadori ma per Bompiani.
Per quanto riguarda la sua produzione letteraria, nei suoi primi racconti ritroviamo dei toni proustiani per raccontare la vita, ma in Conversazioni in Sicilia, il realismo crudo incontra il mito, attuando un via di mezzo tra memoria e fantasia, tra umorismo e tragico.
Tra le altre sue opere più rinomate ricordiamo Uomini e no, ispirato alla Resistenza italiana, e Il garofano rosso.
Sempre sperando qualcosa d’altro, di meglio, e sempre disperando di poterla avere… Sempre sconfortati. Abbattuti.
Come un freelance
Oltre questo, Elio Vittorini è stato è stato traduttore, correttore di bozze, recensore, editor…
Un emigrato precario che oggi definiremmo un freelance. In quegli anni, collaborare con due case editrice diverse era un po’ come tradirsi, alla base dei motivi per cui Cesare Pavese si trovava spesso in disaccordo con lui era proprio questo. Ma Vittorini aveva bisogno di questo, per vivere.
Nelle sue lettere, raccolte da Einaudi, si legge quanto questo lavoro frenetico lo entusiasmava, non lo sentiva come un sacrificio ma come una benedizione.
Perché Elio Vittorini è il precario siciliani, trasferito a Milano, che ce l’ha fatta.
Serena Votano