Il territorio dell’alto Lazio, come tanta parte dell’Italia, è ricco di borghi, di castelli e palazzi principeschi. Per la rubrica Hidden Place parliamo di Palazzo Altieri che custodisce i lasciti delle famiglie che lo hanno abitato: dagli Orsini, ai Santacroce agli Altieri.
Il Palazzo Altieri di Oriolo Romano
Solo in Italia infatti si hanno tante famiglie principesche quante sono state quelle che hanno dato alla Chiesa un Papa. Il territorio del Lazio è costellato di borghi dove le famiglie nobiliari hanno lasciato splendide dimore. La costruzione del Palazzo Altieri corrisponde infatti ai diversi periodi di presenza delle tre famiglie storicamente proprietarie del palazzo: i Santacroce dalla fondazione 1578 al 1604, gli Orsini dal 1604 al 1671, gli Altieri dal 1671 al 1971. Il Palazzo è attualmente affidato alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio mentre il Parco, di otto ettari, è stato donato al Comune ed è aperto al pubblico. Oggi il Palazzo è visitabile in quanto trasformato in Museo.
La Storia di Palazzo Altieri
Il Palazzo corrisponde alla tipica di dimora patrizia secondo i canoni di villa-fortezza, tipica delle ville laziali tra il ‘500 e il ‘600. Il portale d’ingresso, cui si accede dal ponte, porta lo stemma degli Altieri. Palazzo Altieri e del borgo di Oriolo sono il frutto di un unico disegno iniziato della famiglia Santacroce. Questi nel 1570 circa idearono un progetto complessivo che vedeva il Palazzo come elemento di vertice di un borgo. Alcuni studi ipotizzano che il Santacroce abbia concepito il progetto di Oriolo speculare agli assi che congiungono le stelle principali della Costellazione di Orione, ai quali le direttrici viarie della nuova città sarebbero perfettamente allineate. Il borgo, che si ergeva dentro le mura lungo l’antica Via Clodia, era destinato ai braccianti.
Con l’estinzione della famiglia Santacroce nel 1606 la proprietà di Oriolo tornò di diritto agli Orsini che però nel 1671 la vendettero agli Altieri. L’aspetto attuale del Palazzo è dovuto agli interventi dell’architetto Carlo Fontana chiamato dagli Altieri. In quella occasione si prolungò l’originaria struttura sui due lati, determinando l’attuale struttura ad U.
Dimora Principesca
L’interno è articolato in ampie sale decorate con stucchi, affreschi e pitture di buona fattura. Il Museo ha reso visitabili 14 sale, disposte a destra e sinistra del Salone degli Avi, fulcro del palazzo.
Il Salone d’ingresso ha nella volta affrescata Fetonte che guida i cavalli del Sole, a seguire c’è il Salone degli Avi con i ritratti degli Altieri con i loro stemmi e blasoni. Tra le altre sale da segnalalare c’è la Sala delle Belle, dove rimangono anche nove degli undici ritratti delle sorelle Mancini dipinti da Jacob Ferdinand Voet. Tra gli affreschi delle pareti c’è una preziosa immagine del palazzo prima degli interventi operati dagli Orsini e dagli Altieri. La Sala da pranzo, presenta dipinti tardo-settecenteschi che raffigurano i feudi circostanti. Una delle Sale risulta affrescata da Giovanni Baglione, il famoso nemico e rivale del Caravaggio.
La Galleria dei Papi
Il vanto del Palazzo è però la collezione dei ritratti dei Papi. Delle tante sale affrescate e decorate che custodiscono la storia delle famiglie che si sono susseguite nella gestione del palazzo, la più originale e di grande importanza storica è la Galleria dei Papi. La galleria comprende ritratti raffiguranti i papi che si sono succeduti durante tutta la storia della Chiesa. Ideatore della collezione fu il cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni, nipote adottivo del papa Clemente X. Fu lui che nella seconda metà del XVII commissionò ad alcuni artisti la realizzazione delle effigi papali. I ritratti sono tratti da antiche fonti e accompagnati da altre informazioni come lo stemma araldico della famiglia del papa, le qualità del pontefice, e eventuali eventi storici del suo pontificato.
La raccolta è particolarmente importante poiché è l’unica completa tra tutte quelle esistenti. Quando nel 1823 un incendio distrusse la Basilica di San Paolo fuori le mura con tutti i medaglioni con le effigi dei Papi, le loro copie ebbero come modello i ritratti della galleria di Oriolo. Ad oggi sono presenti 266 ritratti dei Pontefici, dal primo S. Pietro, fino a Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI e Papa Francesco. La maggior parte dei ritratti, circa 242, è stata eseguita prima della fine del seicento.
La lunga galleria si sviluppa per 70 metri con una sequenza di nove sale L’uniformità stilistica e di composizione fa pensare ad artisti della stessa scuola. Il ritratto di molti dei papi del cinquecento e del seicento è copiato da esemplari famosi. Infatti il ritratto di Giulio II è una copia di quello eseguito da Raffaello, quello Paolo III è copia dal Tiziano. La disposizione dei quadri è in ordine cronologico: San Pietro è posto sulla prima fila in alto a destra di chi entra dalla porta, mentre il più recente nella fila in basso a sinistra.
L’area museale si sviluppa sul piano nobile è uno dei gioielli tra i meno noti tra i palazzi nobiliari Italiani che vale certamente una visita a Oriolo Romano.